PIETRASANTA. Il campanile del Duomo può ricondursi a Michelangelo? Un’ipotesi suggestiva su cui sono tornati ad interrogarsi, dopo il convegno del febbraio 2010, tre esperti: Gabriele Morolli, ordinario di Storia dell’Architettura dell’Università di Firenze; Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci; e Carlo Pedretti, direttore dell’Armand Hammer Center for Leonardo Studies dell’Università della California a Los Angeles. E proprio da quest’ultimo è giunta l’affermazione più importante.

“Sono disponibile a far conoscere questo campanile in tutto il mondo – ha detto – è un dovere, considerato l’interesse che una simile opera può suscitare a livello di studi e ricerche”. In una sala dell’Annunziata gremita per l’occasione, l’incontro, promosso giovedì pomeriggio nell’ambito del progetto artistico LUX di Marco Nereo Rotelli, ha riportato prepotentemente all’attenzione il campanile e un tema di ampia discussione: a chi appartenga la geniale ideazione della torre campanaria che i documenti attribuiscono a Donato Benti, procuratore del Buonarroti negli anni del suo soggiorno apuano. I tre studiosi hanno ricostruito il contesto storico-artistico e personale di Michelangelo e i possibili agganci con l’imponente vite gigante formata da migliaia di mattoni. Non sono mancate le curiosità. Vezzosi ha presentato, infatti, un intreccio di segnalazioni e riscoperte sino agli studi di Leonardo sul territorio di Pietrasanta, in particolare sul Salto della Cervia e sul Pietrapana, e al sogno di Michelangelo di scolpire direttamente sul monte che guarda il mare un gigante “che da lungi apparisse a’ naviganti”.

“Tra il 1517-1518 e il 1520-1521 – ha spiegato Morolli – il Buonarroti aveva soggiornato a più riprese, per lunghi mesi, nell’area ricchissima di marmi intorno a Seravezza, incaricato da papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, di avviare le cave del prezioso materiale sino ad allora poco sfruttate. Pietrasanta, col suo territorio, era divenuta parte dello Stato Fiorentino grazie ad un apposito “lodo” del 1513, ratificato dallo stesso pontefice mediceo, il quale voleva che la sua città divenisse il massimo centro esportatore dell’oro bianco delle Apuane, sottraendo alla Carrara dei Malaspina l’egemonia del prezioso materiale, specialmente allora che, con la costruzione della Basilica di San Pietro in Vaticano, sarebbero state necessarie quantità infinite di marmi. L’uomo giusto per avviare le cave ed estrarne i materiali migliori era proprio Michelangelo, che da un decennio stava, invece, operando a Carrara per approvvigionarsi dei grandi blocchi necessari alla quarantina di statue della progettata tomba monumentale di papa Giulio II della Rovere per San Pietro. Leone X promise a Michelangelo, per portarlo dalla propria parte, la commissione della facciata della basilica fiorentina di San Lorenzo, da realizzarsi in marmo delle nuove cave, con colonne gigantesche alte più di otto metri e statue colossali di dimensioni doppie del naturale.

Nonostante una prima resistenza, il Buonarroti alla fine si trovò a cedere, sedotto sia dalla straordinaria scommessa artistica, sia dalla promessa di un guadagno stratosferico grazie alla concessione papale del “coctimo” dell’intera fornitura dei marmi per San Lorenzo. Appena aperte le cave, tuttavia, nel 1520 il papa rinunziò alla facciata, liquidò l’artista, e lo fece sostituire dall’organo gestionale statale delle cose architettoniche fiorentine, la potente Opera di Santa Maria del Fiore, i cui maestri di fatto estromisero il Buonarroti dall’impresa sino ad allora da esso diretta in esclusiva”.

“Il campanile, nato in questo drammatico contesto storico-artistico, potrebbe essere una sorta di esperimento – ha detto ancora Morolli – di divertissement di un Michelangelo che, nell’esilio apuano, rifletteva sul progetto delle grandi torri campanarie di San Lorenzo o, addirittura, del nuovo San Pietro, facendo realizzare in gran segreto dalle maestranze locali una sorta di maquette a scala gigante, ove la chiocciola rappresentava il nucleo segreto e rivoluzionario di una struttura all’esterno eguale a quella di tanti altri campanili a pianta quadrata”. Illustrati anche i richiami alla Colonna Traiana che il campanile citerebbe in negativo.

Intanto il 2 febbraio sarà presentato a Firenze, presso la Biblioteca Laurenziana, il volume, curato da Petrartedizioni, con foto di Giorgio Cespa, dedicato alle ricerche sistematiche condotte, in sede di tesi, da Enrico Venturini, che ha esaminato la torre campanaria per 4 anni con esiti sorprendenti.

 

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ultimo aggiornamento: 04-01-2013


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