CAMAIORE. “Immaginaria Commedia – come gli Italiani inventarono Molière” approda sul palco del Teatro dell’Olivo di Camaiore sabato 12 gennaio, per il secondo appuntamento della stagione di prosa promossa dal Comune di Camaiore Assessorato alla Cultura e organizzata con la collaborazione della Fondazione la Versiliana per il cartellone “Teatri della Versilia”.

Dopo il tutto esaurito di “A piedi nudi nel Parco”, commedia brillante che ha inaugurato la stagione di prosa, il sipario del Teatro dell’Olivo torna di nuovo ad alzarsi per “Immaginaria Commedia”, spettacolo scritto e interpretato da Duccio Camerini e Alfonso Sessa per la regia dello stesso Camerini, in scena sabato 12 gennaio 2013 (ore 21.15), con le musiche di Alchimusika e le luci di  Mauro Buoninfante.

Lo spettacolo,  (biglietti da 18 a 24 euro) è un’emozionante ballata sull’emigrazione e sull’arte, che parte da una suggestione per poi precipitare in un racconto appassionato. Un testo, quello scritto da Duccio Camerini, che prende per mano il pubblico senza mai lasciarlo, nemmeno per un istante, in cui la suggestione iniziale è l’appartenenza di attori ed emigranti alla stessa pasta d’uomini, gente che è ovunque e in nessun luogo, accomunati da fame di tornare e speranza di mangiare.

L’attore e l’emigrante, due figure accomunate, oggi come ieri, da una condizione esistenziale molto simile: la ricerca di una possibilità di realizzazione, di un ruolo come di un lavoro con cui sfamarsi ed affermarsi, la ricerca di una identità da rivendicare…

Dalla situazione presente, il testo e lo spettacolo dei due autori-attori si sposta indietro nel tempo e narra le avventure di una compagnia di comici italiani con le loro maschere e le loro toppe, che partono da Napoli, poi salgono a Roma, Bologna, Venezia e, infine, arrivano a Parigi, al tempo di Luigi XIV, il “Re Sole”. Un bambino francese che non parla una parola di italiano si trova coinvolto nell’allestimento dello spettacolo, rimanendone conquistato, li aiuta nell’impresa e decide  di voler essere un attore. Si intrecciano quindi le storie del maestro, Tiberio Fiorilli, e del suo allievo, Jean Baptiste Poquelin –  in arte Molière –  figlio di un tappezziere che tenta di ostacolare il suo sogno costringendolo a laurearsi, ma che abbandona tutto e gira la Francia come commediante, morendo molti anni dopo proprio sul palcoscenico, recitando il suo malato immaginario.

La scenografia è costituita da semplici quinte nere, da un sedia e da pochi altri oggetti tra cui, ovviamente, dalle maschere. Le vicissitudini e gli episodi della dinamica vita di Molière prendono corpo sulla scena attraverso una narrazione frizzante e accattivante, grazie al testo, ottimamente strutturato e intriso di dettagli e particolari calzanti, e alla bravura degli interpreti, che riescono a catturare l’attenzione del pubblico con appropriati movimenti e toni affabulatori.

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