(foto Marco Pomella)
(foto Marco Pomella)

VIAREGGIO. “Sventola sul pennone più alto di piazza Mazzini il vessillo del buonumore per ricordare a tutti che oggi a Viareggio è Carnevale”. Sembra ancora di sentirla riecheggiare nelle proprie orecchie, la voce rassicurante e familiare di Brunello Romani, storico speaker dei corsi mascherati. Eppure, prima di poter dare davvero inizio ai festeggiamenti, il popolo di Burlamacco dovrà aspettare ancora qualche ora: il maltempo che ha funestato la mattinata di ieri sabato 2 febbraio ha spinto la Fondazione Carnevale a posticipare a pochi minuti prima dell’inizio del corso mascherato di apertura il tradizionale alzabandiera della Burlamacca.

Nell’attesa che il vessillo ufficiale del Carnevale venga issato, Viareggio si appresta a vivere una delle edizioni più tormentate in 140 anni di storia della manifestazione: poche volte come negli ultimi dodici mesi le cronache sono state perennemente occupate da interminabili polemiche e liti a distanza tra i soggetti in causa – carristi, Fondazione Carnevale, comitati rionali. Sarà un Carnevale, de facto, ridotto quasi esclusivamente alle sfilate dei giganti in cartapesta e a poche iniziative collaterali, alcune delle quali nel segno dello sport. Mancheranno, come noto, le feste rionali – unica eccezione il redivivo Campo d’Aviazione -, soppiantate dall’esperimento delle Carneval Night che ha già suscitato malumori tra molti carnevalari ancor prima di iniziare.

Quello che inizia oggi e terminerà tra un mese esatto sarà una sorte di crocevia del Carnevale. In primo luogo, sarà con ogni probabilità l’ultimo sotto la presidenza di Alessandro Santini: a fine maggio si terranno le elezioni amministrative e difficilmente l’ex capogruppo consiliare del Pdl otterrà la riconferma. Soprattutto, i mesi che verranno dovrebbero essere impiegati per riflettere attentamente, una volta per tutte, sul Carnevale.

Partiamo dall’ente preposto alla gestione di quello che è rimasto l’unico, vero evento di richiamo in città, la Fondazione Carnevale. Nata negli anni Ottanta con l’intento di svincolare il Comune dagli onerosi contributi per finanziarne l’organizzazione e sfruttare i fondi a pioggia della Lotteria del Carnevale, la Fondazione assomiglia oggi ad un macchinoso carrozzone troppo legato agli equilibri politici. Per anni sono stati sperperati denari pubblici – incremento del numero delle costruzioni, in particolar modo di prima categoria; aumento dei compensi per la realizzazione delle stesse; compensi da 26mila euro per il presidente; incarichi esterni a figure estranee alla realtà del Carnevale – e, adesso, la città ne sta pagando le conseguenze. Tra un mese – e solo tra un mese – ci si dovrà domandare se la Fondazione sia realmente la migliore possibile tra le forme di gestione della manifestazione o se invece, come proposto da più parti, sia più saggio tornare ad una sorta di comitato gestito dall’assessorato alla cultura o lanciare addirittura l’azionariato popolare.

Intanto la città, sempre più stritolata da una crisi e da una decadenza che appaiono senza via d’uscita, non sembra ancora pienamente entrata in clima carnevalesco: basta fare un giro per i vari quartieri per notare, con tristezza, la mancanza di terrazzi e abitazioni addobbate a festa. Forse molti viareggini non si sentono parte integrante della manifestazione. O forse molti di loro sono come i tifosi di calcio italiani descritti da Umberto Eco: preferiscono le chiacchiere sul Carnevale al Carnevale vero e proprio. Parafrasando ancora Eco: molti viareggini consumano il Carnevale più parlandone che praticandolo. Troppo spesso si legge e si sente parlare di smisurato amore per la città e il suo Carnevale che, nei fatti, non va oltre la pubblicazione della canonica foto del molo su Facebook o dell’ostentata partecipazione a tutte le feste rionali, senza magari conoscerne le origini e la storia.

Ecco, allora, che la crisi può diventare un punto di partenza per una nuova era del Carnevale. Il movimento dei Carnevalari, tra il serio e il faceto, il suo messaggio alla città lo ha trasmesso: è l’ora di una rivoluzione, di una rivoluzione culturale, in cui la passione venga ancor prima del vil denaro. La chiave di volta può essere il tentativo di riavvicinarsi quanto più possibile allo spirito delle origini. Attenzione: riavvicinarsi, non ripristinarlo. Tornare ai fasti del Carnevaldarsena degli anni Settanta, tanto per fare un esempio, è impossibile.

Basterebbe poco, probabilmente. Noi di Versiliatoday non abbiamo soluzioni infallibili a portata di mano, ma proviamo a suggerire delle strade da percorrere. La prima: coinvolgere maggiormente la città e incentivare i viareggini a “fare il Carnevale”. Per un rione che si è fermato per ritrovare l’identità perduta – il Carnevaldarsena -, ve n’è un altro che, senza contributi pubblici ma animato da sana passione, nel suo piccolo ha riportato la partecipazione popolare al centro di tutto – il Campo d’Aviazione: un esempio da seguire. La seconda, questa sì una rivoluzione culturale: andare oltre gli steccati delle ideologie e delle appartenenze politiche e provare a pensare alla riuscita del Carnevale come bene comune, indipendentemente dall’orientamento di chi si trova in quel momento a Palazzo delle Muse. Perché se il Carnevale riscuote successi è Viareggio a beneficiarne.

La terza, infine: chi vi scrive appartiene ad una fortunata generazione che, ai tempi delle scuole elementari, si è visto insegnare la storia di Viareggio. Sì: la nascita della città, la sua evoluzione, la storia della Torre Matilde, un passo del racconto di Mario Tobino della celebre partita di calcio che anticipò le tre giornate rosse. Viareggio dovrebbe riappropriarsi delle sue radici, e questo non solo nell’ambito carnevalesco.

Intanto, proviamo a goderci il mese che verrà con “l’illusion che tutto il mondo è fatto di un carton”. Buon Carnevale, Viareggio.

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2013 carnevale di viareggio corsi mascherati Fondazione Carnevale

ultimo aggiornamento: 03-02-2013


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