VIAREGGIO. L’ennesimo fiume in piena. Stefano Cuoghi, allenatore di un Viareggio che ancora una volta getta il cuore oltre l’ostacolo e vince una partita che a un quarto d’ora dalla conclusione sembrava ormai compromessa, ne ha per tutti: tifosi, arbitri, allenatori avversari. Anche se non manca un po’ di sana autocritica.

“Non bisogna aver paura di dire che non abbiamo giocato bene. Però questa squadra ha dimostrato di avere un cuore infinito, voglia di ribaltare situazioni difficili e tanta, tanta determinazione, merce rara per un gruppo così giovane. Questi ragazzi devono solamente essere lodati: hanno fatto buonissime cose, perché finora son sempre stati fuori dalla zona playout e sono arrivati in finale di Coppa Italia di Lega Pro.”

Il messaggio, non certo subliminale, è per quei tifosi – pochi, in verità – che si sono lamentati della prestazione della squadra. “No, non accetto queste critiche. Questa squadra ha certamente i suoi difetti, ma non molla mai e dopo aver sentito volare certi paroloni ha prima pareggiato e poi segnato il gol della vittoria. 29 punti in campionato non sono poca cosa: i miei ragazzi meritano rispetto.”

E poi arriva il momento di giudicare la direzione di gara dell’arbitro D’Angelo che ha allontanato Cuoghi dalla panchina per proteste: “In realtà basta chiedere a chi si trovava vicino a me: io non ho detto nulla, si vede che l’arbitro non aspettava altro. Io ho provato a parlargli, ma non me l’ha consentito.

“Sono stanco di questa situazione, ora voglio un confronto con gli arbitri ma anche con la federazione. Mi porto sulle spalle un cognome pesante, ma non è colpa mia se ho giocato tanti anni in Serie A. Molti miei colleghi vestono in giacca e cravatta, sono educati e sanno tenere le pubbliche relazioni: per questo fanno carriera.

“Di fare carriera, invece, non me ne frega nulla: io penso solo a far vincere il Viareggio, mi preoccupo che la squadra dia sempre il massimo. Ora basta, anche io devo essere rispettato come gli altri allenatori.”

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