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“Qualche settimana fa ho visitato l’archivio parrocchiale di Retignano. Nella piccola sacrestia è conservata la memoria della parrocchia ordinata recentemente da Diego Bertagna e Alice Barsanti, due giovani universitari del paese.

I documenti più antichi risalgono al Cinquecento:  bolle papali, terrilogi e libri delle anime ricordano in parte la storia della Rettoria duecentesca. Sfogliando le pagine di alcuni volumi si nota come sia stata utilizzata della carta adoperata in precedenza e raschiata per eliminarne la scrittura e scriverci nuovamente sopra. Un libro così trattato è chiamato “palinsesto”.

La chiesa, antecedente all’ VIII sec., venne ingrandita più volte nel corso degli anni (1200 e 1530) e  nel 1588 si ripararono il tetto, la canonica e la tomba dei Parroci  e dei fedeli di cui si è purtroppo persa traccia.

L’edificio, intitolato ai Santi Pietro e Paolo, venne affiancato a quello di Stazzema nel 1730 smembrandolo dalla Pieve di Valdicastello. Nel 1789 entrò a far parte della Diocesi di Pisa.

La chiesa presenta una sola navata e gli arredi liturgici sono stati realizzati in marmo locale: il battistero è opera del seravezzino Vincenzo Tedeschi e il fonte battesimale è di Giovanni da Sarzana, detto Picchio.

Pare che i tabernacoli posti nel 1680 sugli altari laterali provengano da S. Martino di Pietrasanta.

Il paramento murario esterno presenta bozze con iscrizioni. La data M.SXXVI compare sul fianco di levante e lo stipite in marmo della porta principale reca la scritta ALT.D.P.I.B.R. Uno stemma fiorito decora la facciata restaurata a metà Ottocento.

Insolito è il campanile; venne  costruito in diciassette anni (1599-1616) e la sua modesta altezza ricorda antiche torri.

Una curiosità riguarda il diacono Bonagiunta o Bonaguida, rettore della parrocchia per dodici anni che venne inviato a Retignano nel 1220 a condizione che si ordinasse sacerdote. Richiamato più volte dai canonici di Pisa e non avendo dato i sacramenti ad alcuni morenti venne deposto e scomunicato.

Nel 2008 la chiesa è stata vittima di un furto: una piccola tela raffigurante l’Annunciazione è infatti sparita in pieno giorno. Grazie all’articolo pubblicato su Il Tirreno dal Dottor Maurizio Bertellotti, storico locale, sappiamo che il paese venerava l’immagine da anni:  la tela, realizzata nel Settecento dallo stazzemese Giovanni Tommasi, si crede, infatti, abbia salvato il paese dalla distruzione durante l’ultima guerra.

Purtroppo il caso di Retignano non è isolato: in questi ultimi tempi, infatti,  diverse chiese sono state vittime di furti. Alcuni parroci hanno deciso di aprire gli edifici sacri solo per celebrare i riti religiosi limitando così la vita dei fedeli e dei turisti che visitano la Versilia. Un vero peccato”

Stefania Neri di Galatea Versilia

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