VIAREGGIO. “Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”. Nel giorno della quarta salvezza consecutiva del Viareggio, Stefano Dinelli veste i panni di Lorenzo de’ Medici. Traduzione in prosa calcistica: intanto è meglio festeggiare per il traguardo ottenuto, poi, di ciò che accadrà in futuro, si vedrà.

Tuoni che squarciano un cielo altrimenti sereno e senza nuvole. Si parte, comunque, dal raggiungimento di un obiettivo che dopo la disfatta di Barletta sembra un puntino lontanissimo: “È il risultato più giusto, perché abbiamo dimostrato nel corso della stagione di non meritare i play-out. Il calcio ti ridà quel che ti ha preso. Abbiamo conquistato la salvezza grazie all’impegno, alla dedizione e alla lealtà dei ragazzi”.

Eccole, poi, le cose che non vanno. E non sono certo poche: “Premesso che questo è il momento più alto da quando sono presidente, non nascondo che ci sarà da riflettere. Anche se adesso voglio godermi questo trionfo da dedicare agli sportivi che ci hanno seguito e che hanno sofferto con noi, senza lasciarci soli”.

Riflettere su cosa? “Il calcio, così com’è fatto, non mi piace. Credo che i sacrifici che una società compie debbano essere riconosciuti e non calpestati. Per questo motivo non posso garantire al 100% che sarò ancora il presidente del Viareggio. È una decisione che sto maturando da un po’ di tempo, ma devo valutare ancora molti aspetti. Non è il caso di parlarne adesso”.

Eppure l’impressione, piuttosto diffusa, è che in città non ci sia una figura in grado di prendere il posto di Dinelli: “Se tutto dipende da me – spiega il presidente – vuol dire che Viareggio non merita la Prima Divisione”.

Tornando alla giornata perfetta, ecco la pioggia. Di complimenti verso Cuoghi e Gemignani: “Col mister c’è un rapporto straordinario. Lui è un grande uomo di calcio, ma non lo scopriamo certo noi. Daniel, invece, ha disputato un’ottima straordinaria. Gli elogi più grandi sono per lui, perché vedere un ragazzo del settore giovanile che gioca così, è una soddisfazione immensa”.

 

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