Foto Andrea Zani
VIAREGGIO. Non è riuscito a buttare il pallone in fondo alla rete, proprio nella giornata perfetta per il Viareggio, quella della salvezza diretta, e forse gli rimarrà un po’ di rammarico. Non per questo si può dire che Simone Magnaghi non abbia dato una mano ai compagni di squadra: pressing asfissiante su difensori e centrocampisti, scambi veloci con Giovinco e soprattutto quella che in Uruguay chiamerebbero garra charrúa, sorta di capacità di non arrendersi mai.

“Sulle qualità tecniche della squadra non c’erano dubbi. La preoccupazione grossa, semmai, era l’atteggiamento giusto, quello che ci era mancato a Barletta e che invece avevamo mostrato a Latina e contro il Perugia. Non so quanti avrebbero scommesso alla vigilia sulla salvezza diretta: la nostra partita è stata da incorniciare per cattiveria agonistica ed aggressività.”

Con la vittoria sul Frosinone, e la permanenza in Prima Divisione, per il Viareggio “si chiude una stagione storica, ricca di record, con tanto di finale di Coppa Italia di Lega Pro. Per me è stato un buon trampolino verso non si sa dove, al momento.” Non necessariamente lontano da Viareggio: “Io rimarrei qua, ma al momento penso a festeggiare: saranno gli addetti ai lavori a pensare dove mandarmi.

“Ovunque andrò, che sia una squadra importante o una di seconda fascia, lo dovrò al Viareggio e alle persone che mi hanno preso quel famoso 1° agosto e che hanno avuto la pazienza di insegnarmi e farmi crescere come giocatore e anche come uomo.”

@GorskiPark

Ascolta l’intervista a Simone Magnaghi

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