(foto Andrea Zani)

VIAREGGIO. La metamorfosi da giovane di belle speranze a giocatore simbolo è ad uno stadio intermedio, ancora lontana dall’essere completa. Il matrimonio tra Matteo Calamai ed il Viareggio è cominciato ormai quattro anni fa, quando l’allora attaccante esterno era poco più che diciottenne.

Sulla panchina delle zebre sedeva Giuseppe Scienza, che a Calamai diede parecchio spazio in Coppa Italia, ricevendo in cambio due gol (contro Savona e Virtus Entella). Poi, durante il campionato, lo spazio è diminuito. Il motivo è presto detto: c’era un signor giocatore, di nome Alessio Cristiani, che era padrone della fascia destra nel 4-4-2 impostato dal tecnico. Lo spazio Calamai se lo ritagliò nel finale di stagione, segnando a Cosenza alla terzultima di campionato.

Ma evidentemente non fu abbastanza per rimanere: se ne andò a Carpi, Calamai. Un’esperienza poco esaltante, con un infortunio che lo tenne fermo per diversi mesi. Poi, nel gennaio 2012 il ritorno in bianconero. Anche Stefano Cuoghi, arrivato a fine febbraio, spesso e volentieri gli preferì Cristiani nel suo 3-5-2. Ma lo volle fortemente per l’annata successiva.

Una scommessa vinta, perché Calamai è stato un titolare inamovibile, capace di fare sfracelli nel girone d’andata (con tanto di 4 reti), anche se nei primi mesi nel 2013, il calo che ha investito tutta la squadra, non ha risparmiato nemmeno lui. Tutto è finito bene, però. “La salvezza ce la siamo meritata – dice – e se ci mettiamo pure la finale di Coppa Italia, possiamo dire di aver compiuto qualcosa di straordinario, mai accaduto prima. Certo, qualche rimpianto per la gara d’andata col Latina ce l’abbiamo, ma possiamo comunque ritenerci contenti”.

(foto Paolo Mazzei)

Partiamo dalla fine, ovvero dal disastro di Barletta e dal trionfo col Frosinone: “Onestamente faccio ancora fatica a darmi una spiegazione della sconfitta di Barletta. Eravamo mosci ed invece dovevamo aggredire di più, lottare su ogni pallone. Davvero una brutta sconfitta. I giorni successivi eravamo ancora molto arrabbiati, ma credevamo ancora nella salvezza diretta, perché la matematica ce lo consentiva. Ci è andata bene, per fortuna”.

Una salvezza arrivata all’ultima giornata. Eppure il Viareggio visto fino a dicembre era tanta roba: “Le ultime gare del girone d’andata sono state il punto più alto della nostra stagione, quello dove anche io mi sono espresso meglio”. E poi che è successo? “C’è stata una flessione. Qualche sconfitta di troppo ci ha fatto perdere le nostre certezze. Bisogna considerare che in trasferta, specie al sud, non è semplice giocare. Un gruppo giovane come il nostro pecca di inesperienza”.

E se Calamai ha vissuto la sua prima, vera annata da protagonista, il merito, a suo dire, è soprattutto di Stefano Cuoghi: “Gli devo tanto. Mi ha voluto fortemente l’estate scorsa, mi ha schierato in una posizione per me totalmente nuova, mi ha responsabilizzato, facendomi sentire importante”.

Vestirà ancora la maglia del Viareggio, visto che il contratto che lo lega alle zebre durerà sino al giugno 2014: “Io qui sto benissimo, ho un ottimo rapporto con tutti e la città è fantastica. Ormai per me questa maglia è un po’ come una seconda pelle, anche se a 22 anni spero ancora, un giorno, di approdare in una grande squadra”.

 

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ultimo aggiornamento: 19-05-2013


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