Foto Simone Pierotti

VIAREGGIO. “L’azione di venerdì pomeriggio (28 giugno) di presidiare l’ex caserma dei carabinieri di Viareggio, esclusivamente a carattere simbolico, aveva come scopo quello di aprire le porte di un posto in abbandono, chiuso alla vita e aperto al degrado urbano”.

Lo scrive Michelangelo Di Beo, segretario viareggino dell’Unione Inquilini.

“Per noi attivisti aprire quel portone blindato, sarebbe stato sinonimo di libertà e di denuncia. Un edificio di proprietà pubblica in abbandono da anni e lasciato chiuso è un’offesa a quelle persone che vivono ogni giorno il disagio sociale dello sfratto e di chi è senza un tetto, è uno smacco alla dignità umana e un atto illegale di fronte all’emergenza abitativa che regna in città. La riapertura simbolica di quel portone sarebbe stato il diritto di ogni persona a non dormire nelle stazioni o nei dormitori per poveri a far capire all’amministrazione comunale e alle istituzioni che i posti non si chiudono, ma si aprono e si rendono vivi, che una città deve essere vissuta soprattutto nel tessuto sociale del disagio e solo così si potrà creare una collettività preparata alla collaborazione e alla solidarietà verso chi ha meno”.

“La protesta è stata scaturita dalla vicenda mattutina – conclude -, quando una intera famiglia è stata buttata in mezzo ad una strada ed essendo costretta a dormire sotto un ponte,  ha avuto il coraggio e il senso di sopravvivenza, di andare al Collegio Colombo occupato per garantirsi un letto e un tetto dignitoso per la notte. A questa loro azione hanno trovato la piena solidarietà e approvazione dell’Unione Inquilini e della Brigata Sociale Anti Sfratto, che non sarà più disposta a tollerare atti di inumana violenza come quello di cacciare nelle strade le famiglie della propria città. Se lo Stato e l’amministrazione comunale continueranno a tenere questa linea, noi ci riapproprieremo dei diritti che ci vengono negati”.

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