VIAREGGIO. Qualcosa all’orizzonte si sta muovendo dopo le sollecitazioni e le richieste di aiuto per difendere il vero pescato locale: il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo ha firmato il 1 agosto il decreto che dà la possibilità per i soggetti che effettuano la vendita al dettaglio e la somministrazione di prodotti della pesca di inserire la dicitura “prodotto italiano” – o altra indicazione relativa all’origine italiana – nelle informazioni fornite per iscritto al consumatore. Una buona notizia per le imprese ittiche viareggine che da tempo andavano chiedendo “provvedimenti” a tutela del pescato locale e italiano anche se la firma di questi giorni non sarà sufficiente per “contrastare” le crescenti importazioni di pesce straniero congelato. Secondo Coldiretti Impresa Pesca infatti, l’identità del 72% di prodotto ittico consumato in Italia e proveniente dall’estero è dubbia o difficile rintracciabilità. La cosa si complica quando si va al ristorante. Il rischio di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero è tanto più forte nella ristorazione, dove spesso vengono spacciati per tricolori prodotti che arrivano in realtàdall’estero. “Le vongole – spiega Maurizio Del Chiaro, Coordinatore Regionale Coldiretti Impresa Pesca – possono anche provenire dalla Turchia, mentre i gamberetti, che rappresentano quasi la metà del pesce importato in Italia, sono spesso targati Cina, Argentina o Vietnam, ma anche il pangasio dal fiume Mekong venduto come cernia, l’halibut atlantico al posto delle sogliole o lo squalo smeriglio venduto come pesce spada.  In questi ultimi casi siamo nel vero e proprio campo delle truffe di rilevanza penale”.

Parte da qui, dal rischio di essere convinti di mangiare pesce italiano quando così nei fatti non è, la richiesta di Coldiretti Impresa Pesca (info su www.lucca.coldiretti.it) di estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine, già vigente per il prodotto che si acquista nelle pescherie o direttamente dagli imprenditori, anche ai menu della ristorazione. Il rischio di ritrovarsi nel piatto grigliate e fritture che non parlano italiano sarà ancora maggiore con l’avvio del fermo pesca che nel Mar Tirreno partirà il 1 ottobre per 30 giorni complessivi. I pescherecci viareggini non potranno uscire a pescare e il pesce che consumeremo dovrà essere importato per rispondere alla domanda. “Il fermo pesca  aumenta però anche il rischio – sottolinea Del Chiaro – di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta allebarche delle piccola pesca che possono ugualmente operare”. Il tutto in una situazione che, secondo un’analisi Coldiretti Impresa Pesca su dati Ismea, ha visto aumentare del 6,3% le famiglie italiane che hanno rinunciato ad acquistare pesce fresco nonostante i prezzi al consumo siano rimasti pressoché stabili. Per valorizzare il pesce pescato e allevato nel nostro Paese mediante la creazione di una filiera ittica tutta italiana che tuteli la qualità e l’identità nazionale del prodotto Coldiretti Impresa Pesca ha avviato iniziative per la vendita diretta del pesce presso la rete di Campagna Amica toscana tra cui la festa del “Pesce povero viareggino ma ricco di sapori” in programma questo weekend, da venerdì 16 a domenica 18 agosto all’ex Campo di Aviazione aViareggio in Via Filzi. Alla festa si potranno apprezzare alcuni dei piatti tradizionali della cucina viareggina che esaltano il “pesce povero” come la frittura di paranza, il risotto alla pescatora, il cefalo gratinato, la zuppa di polpo fino all’orientaleggiante variazione del cous-cous e agli gnocchetti con il pescato del giorno. A cucina per turisti, appassionati e mangiatori sono proprio i capitani delle navi della flotta viareggina.

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ultimo aggiornamento: 13-08-2013


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