VIAREGGIO. Per fortuna non tutti condividono le opinioni denigratorie nei confronti del Premio Viareggio, un premio che ha saputo, nel frenetico mutare dei gusti letterari e delle mode, cogliere in ogni edizione quegli autori e quei testi destinati a segnare indelebilmente la cultura italiana e non solo.

proponiamo quindi, con piacere, questa dichiarazione che ci ė stata inviata da uno dei finalisti del premio che ha avuto l’opportunità, grazie agli incontri con il pubblico, di confrontarsi oltre che con la giuria anche con la città ricevendone una più che positiva emozione.

A scriverlo è Maurizio De Giovanni, finalista dell’84esima edizione del Premio Viareggio-Rèpaci con il romanzo Vipera (Enaudi Editore) che vuole sottolinearel’importanza di salvaguardare e valorizzare questo prezioso appuntamento di Viareggio con la cultura nazionale e internazionale.

“Francamente pensavo che alcuni concetti si potessero dare per sottintesi, ma evidentemente non è così; quindi vale la pena di ribadirli.

Difficile esprimere cosa voglia dire per un autore, che è prima di tutto un lettore, ritrovarsi inserito nella terna prescelta per concorrere al Superpremio Viareggio. Si tratta di una rassegna che ha fatto la storia della letteratura italiana, e non perché sia il premio più antico e prestigioso, almeno non solo per questo motivo: la lettura dell’albo d’oro conduce infatti attraverso una linea ideale che racconta la massima produzione letteraria del nostro Paese, il suo processo di crescita, la formazione della sua stessa coscienza attraverso poesia, saggistica e soprattutto narrativa. Una giuria non manovrabile né manovrata dalle logiche commerciali dell’editoria, formata da critici, docenti universitari, funzionari dello Stato, che non ha mai messo in discussione la libertà del proprio giudizio e la profondità degli strumenti d’analisi di cui si è servita nella propia attività di selezione, è portatrice di valori antichi e di assoluta competenza. Personalità di elevata statura professionale e morale, che hanno dimostrato l’onestà intellettuale di non farsi influenzare da pregiudizi di genere e che non hanno altro metro che il piacere a volte infantile dell’entusiasmo della lettura.

Chi come il sottoscritto si è ritrovato a ricevere la comunicazione di essere inserito tra i vincitori ha provato un forte sentimento di orgoglio e gioia, e anche un po’ di sgomento per il pensiero di non essere all’altezza di un tale immenso riconoscimento. E non riesce proprio a comprendere come si possa fare altrimenti.

Sento perciò l’esigenza di ringraziare in primis la giuria e poi l’organizzazione del Premio stesso, per avermi consentito di giungere a quello che è sicuramente un punto d’arrivo per uno che racconta storie. E anche di assicurare a tutti che il Premio Viareggio è e rimane un costante riferimento culturale per chi, da lettore, aspetta di ricevere un autorevole consiglio su quali testi andarsi a cercare per rinnovare l’incomparabile emozione di incontrare un bel libro”.

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