FORTE DEI MARMI. Nuovo appuntamento con A Spasso con Galatea, la rubrica dedicata all’arte, alla cultura, alla storia e alle tradizioni della nostra Versilia, realizzata grazie a Stefania e Tessa del blog Galatea Versilia. In questa puntata ci tuffiamo nel mondo del lapideo.

Henraux e Borrini alle origini di una fiorente industria marmifera

Sul sagrato del Duomo di Seravezza è ben visibile la pietra tombale di Giovanni Battista Alessandro Henraux, e all’interno della cappella Henraux compare un busto di questo personaggio illustre. Il cognome Henraux subito ci fa venire in mente la grande industria di marmo, ma chi è Henraux e perchè il suo nome è legato al marmo e a Seravezza?

Nato a Sedan nel 1775 e arrivato in Italia al seguito delle truppe napoleoniche, si stabilisce a Carrara dove si occupa della confisca dei marmi locali a favore degli invasori francesi. Nel 1801 diventa il delegato del governo francese per l’acquisto di quel materiale e  nel frattempo apre una ditta insieme al fratello attiva nel commercio di marmo. Alla caduta di Napoleone nel 1814 Henraux  continuerà a portare avanti con profitto sia i suoi affari che la carica di agente del governo francese.

In seguito il lungimirante Henraux decide di allargare i suoi affari nella zona di Seravezza, in quanto l’escavazione del marmo era ancora in via di sviluppo e, rispetto a Carrara dove l’industria era ben avviata, c’erano maggiori possibilità di raggiungere una posizione di egemonia. Sappiamo che dal 1831 risiede stabilmente a Seravezza dove muore nel 1843.

foto Galatea Versilia
foto Galatea Versilia

Fondamentale sarà l’incontro con Marco Borrini, membro di una illustre famiglia seravezzina, il quale fin da giovane ricopre incarichi  pubblici importanti e si lancia in iniziative imprenditoriali di successo. Lui ha l’idea di riaprire le vecchie cave di Cosimo I sul Monte Altissimo, che si trovavano in stato di abbandono, e nel febbraio 1820 acquista dalla comunità di Seravezza  275 staia di terreno dell’Altissimo. Scelta coraggiosa se si pensa che da Malbacco in su la strada costruita da Michelangelo era andata distrutta dopo l’abbandono della cava.

Compagno di avventura di Borrini sarà Henraux: i due nel gennaio 1821, alla presenza del notaio Tommaso Maria Frullano di Pietrasanta, costituiscono una società con lo scopo di escavare il marmo dall’Altissimo.

Il granduca Ferdinando III  concede alla società un contributo di 24.000 lire: 10.000 a titolo gratuito e 14.000 da restituire in dodici anni, prestito che poteva essere estinto anche con la fornitura di marmi.

Nel giro di un anno si ricostruisce la strada e nel 1822 le cave sono già attive. Il marmo statuario dell’Altissimo è talmente bello da fare concorrenza a Carrara e riceve apprezzamenti da importanti scultori italiani e stranieri. La società in breve tempo raggiunge la tanto sperata posizione egemonica, e tale è il lustro che arreca alla comunità di Seravezza e al Granducato che Leopoldo II nel 1833 decide di condonare il debito.

Tessa Nardini

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