PIETRASANTA. Falascaia è una località nel comune di Pietrasanta a confine con il comune di Camaiore, dove si sono avvicendati due impianti di incenerimento: il primo, alimentato con rifiuti solidi urbani, ha funzionato dal 1974 al 1988, il secondo, alimentato con CDR (combustibile derivato da rifiuti) ha funzionato dal 2003 al 2010.

L’indagine è stata approvata dalla Giunta Regionale Toscana con la delibera n. 792 del 14/09/2009 e prevede uno studio articolato in due direttrici:

1. Indagine epidemiologica sulla popolazione residente, che si prefigge di indagare:

a) gli effetti sulla salute a breve termine sulla popolazione residente associabili al nuovo impianto, che si identificano con l’analisi degli esiti della gravidanza: basso peso alla nascita, prematurità, rapporto tra sessi alla nascita, gemellarità, malformazioni congenite;
b) gli effetti sulla salute a lungo termine sulla popolazione residente associabili al vecchio impianto indagati attraverso:
– i ricoveri ospedalieri per i tumori che in letteratura sono stati associati all’esposizione agli inquinanti prodotti dagli inceneritori.
– la mortalità per tutti i tumori e per sede specifica, in particolare per quelli posti in correlazione con l’esposizione agli inquinanti prodotti dagli inceneritori.

2. Indagine sulla contaminazione da PCDD, PCDF e sostanze diossina simili attraverso l’uso di indicatori biologici valutando la contaminazione di popolazioni animali esposte alle emissioni.

L’obiettivo è di:
a) verificare la presenza o meno delle diossine e di altri prodotti della combustione di combustibili da rifiuti (CDR) nella catena alimentare, negli alimenti e in altre matrici di origine animale prodotti nell’area interessata;
b) individuare eventuali aree a rischio contaminazione.

E’ stata garantita la collaborazione di ISPO e di ARPAT con specifiche convenzioni ed istituito un Comitato scientifico di garanzia con compiti di validazione del progetto e supervisione delle varie fasi dell’indagine, e di cui fanno parte esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, il CNR, l’Università di Siena ed un rappresentante dei medici di medicina generale della zona.

Attività concluse

1. Convenzione con ISPO per progettare il protocollo di indagini, elaborare i dati, valutare la potenza dello studio, effettuare l’analisi dati elaborati e la valutazione e diffusione dei risultati.

2. Convenzione con ARPAT per l’elaborazione di modelli diffusionali delle emissioni dei due impianti, l’individuazione delle aree di ricaduta e delle concentrazioni e deposizioni dei vari inquinanti e per orientare e definire l’area territoriale su cui sviluppare l’indagine epidemiologica.

3. Produzione da parte di ARPAT in data 6 marzo 2012 dello studio diffusionale, presentato e sottoposto al vaglio del Comitato Scientifico di Garanzia in un incontro avvenuto il 3 aprile 2012, poi consegnato in versione definitiva il 5 maggio 2012.
Lo studio diffusionale, utilizzando la metodica dell’US-EPA, ha stimato, in una vasta area comprendente l’intero territorio dei due comuni di Pietrasanta e Camaiore, le ricadute attese dei vari inquinanti di interesse sanitario emessi dall’impianto attuale e dal precedente attivo nello stesso sito sulla base dei dati di emissione disponibili (relativamente al nuovo impianto) o stimati (nel caso del vecchio impianto) alla luce della specifica tipologia di impianto e camino di emissione.

Lo studio effettuato ha permesso inoltre di produrre una serie di stime di concentrazioni medie annue di dispersione in aria e di deposizione associate alle emissioni dell’impianto attuale e di quello precedente, con elevata risoluzione spaziale, per tutti gli inquinanti di maggior interesse sanitario: particolato, PCDD/F, Metalli pesanti, IPA e PCB.

In sintesi emergono i seguenti risultati.

Per l’impianto attuale si osserva che la dispersione e la deposizione dei vari inquinanti risultano sempre e comunque di ordini di grandezza inferiori ai valori limite esistenti o alle soglie di valutazione considerate.

Diversi appaiono i risultati ottenuti per il vecchio impianto. Non avendo a disposizione dati relativi ad analisi delle emissioni, sono state fatte approfondite ricerche sulla letteratura nazionale ed internazionale disponibile relativa ad impianti analoghi. Al di là delle incertezze dovute alla ricostruzione delle emissioni fondata sui dati di letteratura, le concentrazioni e le deposizioni stimate risultano, per quasi tutti gli inquinanti considerati, sicuramente significative su ampie zone del territorio. Le aree di maggior impatto risultanti dalle simulazioni coincidono sostanzialmente per i vari inquinanti e di conseguenza su queste aree il carico prodotto dal vecchio impianto nel corso della sua attività diviene complessivamente più rilevante.

4. Relativamente all’indagine sulla contaminazione da PCDD, PCDF e sostanze diossina simili è stato effettuato:
– il censimento e georeferenziazione degli allevamenti presenti nell’area interessata dallo studio;
– l’individuazione delle specie animali (domestici e selvatici) e delle tipologie di allevamento a rischio contaminazione;
– la stesura di un piano di campionamento di matrici animali da effettuarsi sulle specie e sugli allevamenti individuati;
– il biomonitoraggio su matrici di origine animale e di origine vegetale destinate all’alimentazione degli animali;
– la categorizzazione della esposizione degli insediamenti zootecnici in relazione ai risultati delle analisi dei campionamenti.
Lo studio di biomonitoraggio, basandosi su dati di riferimento indicati come giudizio di commestibilità di alimenti per l’uomo, ha solo un valore indicativo sullo stato di contaminazione dell’ambiente, essendo questo trattato da normative ad hoc, che prevedono specifiche metodiche di indagine. E’ comunque possibile dichiarare che la catena trofica nell’area di pertinenza delle aziende esaminate presenta livelli di contaminanti riconducibili a fenomeni naturali.
Tali livelli di contaminazione, riscontrati in alcune matrici per alcune voci analitiche, sono riferibili a quello che viene definito “Fondo naturale o antropico”, cioè la concentrazione di un elemento riferito ad un tipo di suolo, localizzato in un area o regione definita, che scaturisce dalla sommatoria di concentrazioni apportate da fonti naturali e diffuse non naturali, quali ad esempio la concentrazione atmosferica o le pratiche agronomiche . (Rif.: “Studio per la stima di valori di fondo di PCDD e PCDF nei suoli della Toscana (DDG n. 79 del 9/5/2012) ARPAT marzo 2013”).

La normativa di riferimento in materia (Reg. UE 1259/2011 e il Reg. UE 277/2012) si propone di ridurre progressivamente i livelli di esposizione alimentare a tali composti tossici; e mette a punto una strategia che si basa principalmente su tre pilastri:
o livelli massimi – livelli massimi ammissibili per le diossine negli alimenti di origine animale e nei mangimi
o livelli d’azione – inferiori ai livelli massimi, fungono da soglia di “attenzione” e segnalano situazioni di contaminazione che non sono riconducibili ai livelli naturali basali, per le quali si rendono necessarie ulteriori indagini
o livelli obiettivo – livello che ci si propone di raggiungere nel corso degli anni al fine di portare l’esposizione della maggioranza della popolazione europea a livelli inferiori al Tolerable Weekly Intake.

La fissazione di tali livelli è comunque soggetta a periodiche revisioni e in principio ha tenuto conto del parere elaborato dal Comitato Scientifico per l’Alimentazione Umana della Commissione Europea (EC SCF).

Relativamente ai dati analitici del piano di biomonitoraggio, tutti i valori riscontrati sono stati inferiori non solo ai livelli massimi residui ma anche ai livelli di azione e in molti casi inferiori al LOQ , limite di quantificazione relativo al metodo analitico.

In ogni caso tutti i dati analitici non evidenziano superamenti dei valori fissati dalla vigente normativa in materia di sicurezza alimentare, basata sul principio di precauzione.

5. Relativamente all’indagine epidemiologica sulla popolazione residente, ISPO ha proceduto alla revisione del protocollo di studio in base ai risultati dello studio diffusionale di ARPAT. Infatti, la popolazione esposta alle emissioni del vecchio impianto, identificata sulla base dei risultati dello studio diffusionale, non è più solo quella residente nel raggio di 1 Km, come ipotizzato inizialmente riferendosi ad una prima valutazione ARPAT basata sul modello di massima ricaduta degli inquinanti, ma comprende tutti i residenti nei due comuni di Camaiore e Pietrasanta nel periodo 1974-88; inoltre la priorità dello studio diviene la ricerca degli impatti del vecchio impianto. In particolare, le seguenti fasi operative sono già state espletate:
a) riguardo agli effetti del vecchio impianto:
– la selezione, sulla base del protocollo di studio, dal flusso SDO (Scheda di Dimissione Ospedaliera) di tutti i ricoveri ovunque effettuati da residenti nei due comuni, per le patologie oncologiche correlabili all’esposizione. Sono state esaminate 9260 SDO;
– l’individuazione dei casi di interesse (n.1760) e per questi sono stati recuperati i dati anagrafici e di residenzialità, lo stato in vita o decesso e il medico curante;
– la verifica di accuratezza dati SDO sia attraverso la consultazione delle cartelle cliniche sia con incontri con i singoli medici di medicina generale e confronto con le informazioni presenti nei loro data base;
– la ricostruzione della storia residenziale dei casi identificati dal flusso SDO in collaborazione con uffici di Stato Civile dei comuni di Camaiore e di Pietrasanta;
– l’estrazione dall’archivio RMR di tutti i decessi nei residenti nei due comuni, per le patologie oncologiche correlabili all’esposizione;
– il record linkage tra i casi RMR ed i casi identificati dalle SDO ha permesso di individuare ulteriori 1017 casi, per un totale di n. 2777 casi di interesse.

b) riguardo agli effetti del nuovo impianto:
– l’acquisizione presso i competenti uffici della ASL 12 dei dataset delle nascite di residenti nei comuni di Camaiore e Pietrasanta nel periodo 2004 – 2010, ed elaborazione dati di interesse del flusso CAP (354 casi).

Attività da completare ed effettuare:

– ricostruzione della storia residenziale dei casi identificati dal flusso RMR in collaborazione con uffici di Stato Civile dei comuni di Camaiore e di Pietrasanta;
– mappatura territoriale dei casi tramite georeferenziamento;
– invio di tutti i dati ad ISPO per le analisi di cluster;.
– analisi statistica dei dati da parte di ISPO.

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asl 12 versilia diossina falascaia indagine epidemiologica pietrasanta

ultimo aggiornamento: 02-10-2013


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