VIAREGGIO. “In Italia ogni anno più di 100 donne vengono uccise da un uomo, nel 38% dei casi dal proprio uomo. Il numero è molto più alto se si pensa a quelle che vengono maltrattate, ferite o offese. Senza contare le donne che, purtroppo, ancora non denunciano gli atti di violenza subita. Lunedì 25 novembre 2013, nella giornata internazionale contro la violenza alle donne, noi tutte, consigliere comunali di Viareggio, all’unisono e senza distinzioni di colore politico, vogliamo far sentire la nostra voce e unirci ai numerosi cori, prevalentemente al femminile, che affrontano il tema del femminicidio, perché riteniamo che sia una strage che si possa fermare e che sia possibile fare qualcosa perché non accada mai più.” Lo scrivono in una nota le consigliere comunali Chiara Bozzoli (Sel), Isaliana Lazzerini (Federazione della Sinistra), Sandra Mei, Elisa Montaresi, Beatrice Pieraccini, Elena Tozzi (Pd), Rossella Martina (Viareggio tornerà bellissima) e Sara Romagnoli (Movimento 5 Stelle).

“Noi che sediamo in un posto un tempo tradizionalmente riservato all’uomo, noi che allattiamo su queste sedie, che vi arriviamo compresse tra i nostri impegni lavorativi, familiari e domestici, noi abbiamo tuttavia il privilegio e la possibilità di cambiare qualcosa e di far cambiare le cose. O almeno di provarci e di lottare per questo.

“Il nostro impegno e la nostra voce vuole andare in direzione, principalmente, degli uomini, perché riteniamo essenziale condividere anche questo problema, riteniamo essenziale risolverlo insieme. Ormai tutti sappiamo che la soppressione fisica di una donna ha a che fare con la sua identità di genere e che tutte le società patriarcali se ne macchiano come una forma di punizione per una trasgressione del ruolo che la cultura impone alle donne.

“Questo è un dramma che non deve più essere confinato in un universo al femminile: ne parlano le donne, ne scrivono le donne, si parla sempre delle vittime e poco dei carnefici, ma, così facendo, il discorso sulla donna la confina, esso stesso, nel ruolo di soggetto debole, perché sola, isolata e priva dell’interlocutore principale. E allora bisogna educare: educare i maschi e le femmine al rispetto dell’altro, alla non violenza e alla lotta alla sopraffazione.

“Bisogna sollevare la questione della debolezza dell’uomo che alza la mano e che arma la mano, per “curarlo”, farlo capire, renderlo consapevole. Bisogna avere il coraggio di smantellare i pregiudizi e i luoghi comuni, e di distinguere l’amore, che presuppone la libertà, dalla gelosia e dal possesso, che implicano il dominio. Bisogna che tutti si assumano la responsabilità di indignarsi per quanto accade alle donne, a partire dai nostri colleghi, che vorremmo accanto in questa battaglia.

“Il femminicidio cessa se gli uomini cessano di perpetrarlo, non se gli uomini che lo hanno commesso vengono puniti.
Perché noi donne non siamo migliori o peggiori degli uomini: siamo solo diverse.

“Siamo figlie, madri, nonne, cittadine, amiche, sorelle, lavoratrici, amanti, immigrate e badanti. E lo siamo sempre con un profondo senso di responsabilità, sempre costrette a decidere fra famiglia e lavoro e carriera e affetti.
Siamo convinte che il nostro sarebbe un paese migliore se le donne potessero sentirsi libere di esercitare la loro professione e d’incidere politicamente, senza rinunciare ai loro affetti e al desiderio di formarsi una famiglia.

“Per tutto questo, noi tutte consigliere comunali, abbiamo deciso di aderire allo sciopero in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne del 25 novembre 2013.”

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