VIAREGGIO. La crisi dei consumi interni, combinata ad un incremento record dell’imposizione fiscale sui carburanti e sulle imprese, sta spazzando via i gestori degli impianti distribuzione: secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, nei primi 10 mesi dell’anno, nelle Province di Pisa, Lucca e Massa Carrara hanno cessato l’attività 25 impianti di carburanti, il 6% del totale degli impianti, il saldo negativo fra aperture e chiusure, nella stessa area, è di 11 impianti. I dati purtroppo sono in linea con quelli nazionali poiché, nello stesso periodo di riferimento, in Italia hanno cessato l’attività 1009 impianti.

Adriano Rapaioli, coordinatore della Faib Toscana Nord, lancia l’allarme: l’aumento del peso del fisco sui carburanti e sulle imprese di distribuzione ha ridotto i consumi e annullato i margini, spingendo molti impianti storici alla chiusura e aumentando l’esposizione debitoria del 50% della categoria. “Nelle province di Pisa, Lucca e Massa Carrara ci sono circa 200 gestori – spiega sempre Rapaioli – che hanno accumulato debiti oltre dieci milioni di euro, rischiando di mettere a repentaglio il loro patrimonio immobiliare ed anche quello delle loro famiglie. Il fisco tartassa il settore – continua Rapaioli – a partire dagli incrementi record della accise: in nemmeno tre anni l’accisa è aumentata già 5 volte, con un incremento complessivo di quasi il 46% sul gasolio, del 29% sulla benzina e del 17% sul gpl. Oltretutto, pesa sulla categoria la spada di Damocle della clausola di salvaguardia: se non si dovessero trovare risorse per la copertura della prima rata dell’Imu – saltate per la mancata sanatoria sui giochi – si aumenteranno di nuovo le accise. Non siamo il Bancomat d’Italia: è una vergogna che si faccia sempre cassa su questo settore. Il fisco pesa già troppo sui gestori, in modo a volte incomprensibile: ad esempio, oltre a pagare i costi delle autorizzazioni per lo scarico delle acque piovane e i costi di depurazione paghiamo anche una tassa sulle piogge presunte: in sostanza, più piove più si paga”.

“Il risultato – conclude la Faib Confesercenti – è tragico: vendite in picchiata (-20% su 2012) e azzeramento dei margini di guadagno (sotto il 2% del prezzo finale). Faib Confesercenti ha sempre chiesto una razionalizzazione ‘governata’ della rete di distribuzione: così, però, la razionalizzazione la sta facendo la crisi, in modo selvaggio e senza una logica di governo della rete, mentre le compagnie petrolifere si sottraggono da anni all’obbligo di rinnovare i contratti di gestione”.

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