VIAREGGIO. “Sono troppe le piccole attività che, a causa del proliferarsi dei punti vendita della grande distribuzione, voluta dalle passate amministrazioni, sono state costrette a chiudere. Ma al peggio non c’è mai fine, così la giunta Betti ha pensato di concedere alla “Margherita spa” di subaffittare il cinema Eolo e negozi adiacenti alla famosa ditta Zara, aprendo così un megastore in Passeggiata, contrariamente a tutte le politiche economiche del passato”.

Così scrive il Movimento 5 Stelle viareggino  sulla prossima apertura della grande catena Zara in Passeggiata.

“I 40 nuovi posti di lavoro sono niente rispetto a quelli che verranno perduti nelle molteplici attività destinate, da una scorretta concorrenza, alla chiusura. Così la maggioranza potrà accontentare l’unico soggetto Margherita spa (che ricordiamo già possessore di 7 concessioni tutte sub-affittate a cifre assai maggiori del canone pagato al Comune) con le classiche rendite di posizione del cui contrasto si è fatto novello paladino persino il governatore Rossi. Pensavamo che le politiche del centro sinistra fossero dalla parte dei cittadini e non di poche decine di persone. Con queste rendite di posizione in Passeggiata, al mercato, in pineta, al porto o al vialone si mantengono chiuse molte attività per più di tre mesi (cosa mai vista a Viareggio) in spregio al regolamento del capitolato delle concessioni. Il sindaco Betti dovrebbe chiarire la sua volontà nel voler continuare a “difendere” queste rendite di posizione che sappiamo essere, a fronte di un piccolo beneficio economico alle casse comunali (rispetto a quanto viene incassato dai concessionari) un grande danno all’immagine della città di Viareggio.

Due parole poi è doveroso spenderle sul futuro ruolo che, nel panorama dell’abbigliamento, offrirà un negozio come Zara. Non è cosa da poco che la multinazionale spagnola – di proprietà di Amancio Ortega, uno degli uomini più ricchi del mondo – venga regolarmente “denunciata” da varie ONG internazionali, insieme all’azienda spagnola INDITEX (che esporta i capi con il marchio Zara) per lo sfruttamento dei lavoratori; dubbio anche l’utilizzo di sostanze chimiche pericolose, alle quali altri big del tessile hanno rinunciato da tempo. Cosa vogliamo fare di Viareggio? Realizzare il principio del “fast fashion” simile al cibo spazzatura del fast food e all’arredamento tutto uguale di Ikea? Ciò che ci manca è il libero arbitrio, capacità che può darci solo la conoscenza, la consapevolezza di un nuovo modo di pensare, di agire e, quindi, di osare. Usiamo spesso la formula “rompere gli schemi”… Facciamolo! Ne abbiamo la possibilità. Smettiamola con il “tanto a poco” e ridiamo espressione allo stile locale, allo stile italiano, magari riproponendo l’esposizione di arte proprio in quei piccoli negozi abbandonati a se stessi”.

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