PIETRASANTA. Folla in Sant’Agostino per l’apertura della mostra sul muro di Berlino.  Tanti giovani, appassionati d’arte contemporanea, hanno prima seguito la brillante presentazione di Philippe Daverio, più volte interrotta da applausi, poi hanno animato chiostro e sale per conoscere la collezione recentemente acquisita dalla famiglia Guttman: 48 frammenti del Muro di Berlino trasformati da altrettanti artisti internazionali in opere pittoriche, scultura o installazioni. Da Sol Lewitt a Richard Long, da Mimmo Paladino ad Arman, da Tennis Oppenheim a Ilya Kabakov.

“L’arte deve testimoniare – ha detto Daverio – e questi artisti per la libertà

(Foto: Emma Leonardi)
(Foto: Emma Leonardi)

l’hanno fatto; ciascuno con il proprio linguaggio, hanno testimoniato cosa accadde in quel 1989 a Berlino”. Tra i presenti anche numerosi artigiani e artisti tra i quali Giuliano Vangi, Alfredo Sasso, Gian Paolo Giovannetti. Nel suo saluto, il sindaco Domenico Lombardi ha espresso la soddisfazione nell’ospitare questa collezione, esposta per la prima volta in Italia; collezione che resterà a Pietrasanta custodita e restaurata dagli artigiani locali per i quali il maestro Guttman non ha mai nascosto di provare grande ammirazione. Non soltanto. Il sindaco ha annunciato la prossima conclusione dell’iter che porterà al conferimento della cittadinanza onoraria di Pietrasanta a Michael Guttman, un vero ambasciatore della città e della sua realtà d’arte.

(Foto: Emma Leonardi)
(Foto: Emma Leonardi)

Un gesto accolto con emozione dal maestro Guttman, dalla moglie Emanuelle, curatrice della mostra, e dalla figlia Audrey, entrambe al suo fianco: “Sono molto legato a Pietrasanta, quando ho acquisito la collezione ho subito pensato a questo chiostro come il luogo ideale in cui esporla; in questo chiostro dove da sette anni vivo indimenticabili esperienze musicali”.

A conclusione della presentazione, Guttman ha

(Foto; Emma Leonardi)
(Foto; Emma Leonardi)

voluto omaggiare il pubblico con una esibizione, proprio al centro del chiostro, riproponendo un brano del concerto tenuto dal grande violoncellista Rostropovich nell’89 davanti al Muro e ripreso dalle telecamere di tutto il mondo, diventando una delle immagini simbolo della caduta. Davvero un suggestivo dialogo tra arti visive e musica in una domenica di grigio febbraio che ha lasciato tutti incantati.

 

 

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