PIETRASANTA. “Il Coordinamento delle Imprese Lapidee del Parco delle Apuane minacciate di chiusura dal Piano Paesaggistico della Regione Toscana volto, in maniera ingiustificata, a cancellare migliaia di posti di lavoro, e l’Associazione degli Industriali Provincia di Lucca si rivolgono alle Istituzioni affinché sia definitivamente ascoltata la loro voce.” Lo scrive il Coordinamento stesso in una lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al presidente del consiglio Matteo Renzi, al ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, ai segretari nazionali delle confederazioni e dei sindacati dei lavoratori Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Ui) e ai sindaci dei Comuni interessati dal Piano Paesaggistico della Regione Toscana.

“L’appello per un dialogo diretto lanciato dalle stesse imprese alla Regione Toscana il 28 di febbraio non è stato ascoltato. La Regione prosegue nelle sue decisioni e nel suo Piano senza confronto alcuno con le realtà imprenditoriali e lavorative intercluse nel Parco delle Apuane e direttamente interessate dal Piano Paesaggistico.

“Le recenti dichiarazioni del Ministro Padoan a Cernobbio, circa “la debolezza del Paese”, “le condizioni del mercato del lavoro che continuano a essere problematiche”, il “riguadagnare competitività e creare buona occupazione” ma, soprattutto, la preoccupazione per l’altissima percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale, confermano che in Italia non ci si può permettere di perdere neanche un solo posto di lavoro, né tantomeno si possono danneggiare le imprese salde e attive.

“Se l’indirizzo del Governo è quello di trovare rimedi alle tragiche difficoltà del paese, al problema dell’occupazione, alle emergenze sociali dovute alla chiusura delle imprese e alla conseguente perdita inarrestabile dei posti di lavoro, ciò che sta accadendo in Toscana è quanto di più assurdo cui si possa assistere.
Imprese solide, storiche, messaggere del più ricercato made in Italy in tutto il mondo, si ritrovano a dover difendere l’occupazione, il proprio mercato e la propria competitività su piano internazionale.

“Laddove dovrebbe essere la politica a difendere gli interessi dei cittadini e il mercato, si verifica esattamente l’opposto: la politica che mette a serio repentaglio il benessere di un’intera comunità salda e lavoratrice.
Il marmo è stato e continua ad essere il pane quotidiano di queste società del Tirreno, non vi è alcun ragionevole motivo affinché non continui ad esserlo. Le giustificazioni ambientali addotte per l’applicazione del nuovo Piano paesaggistico non trovano riscontro nella realtà, le vere problematiche ambientali in Italia sono di ben altra natura.

“Gli imprenditori comunicano ancora un secco no alla chiusura delle cave di marmo e preannunciano proteste e azioni di difesa contro la Regione Toscana.

“I non ben definiti progetti di investimento sul turismo ecosostenibile, cui la Regione fa riferimento quale soluzione alla chiusura delle cave, quali che siano non sono la soluzione. Nessun investimento potrebbe riconvertire nell’immediato e nel futuro un indotto di oltre 300 milioni di euro all’anno. La Regione ha a sua disposizione oltre il 96% del territorio del Parco per effettuare nuovi investimenti, investimenti che semmai debbono essere volti a coprire quella parte dell’economia locale bloccata che non viaggia e prospera attraverso l’estrazione e la lavorazione del marmo.

“Non si permetterà di toccare i posti di lavoro, la Regione Toscana non può pensare di riconvertire un comparto altamente specializzato, con competenze tramandate da generazioni, in pastorizia, come paventato.

“Nell’attuale e drammatico panorama nazionale, la Toscana non è esente dai problemi che premono sull’intera nazione, né tantomeno i dati percentuali di disoccupazione e disagio sociale in Toscana sono più confortanti rispetto ai nazionali.

“Gli imprenditori, per queste ragioni, comunicano come l’urgenza della Regione non dovrebbe essere quella di cancellare i posti di lavoro esistenti, ma di creare quelli che mancano”.

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“Nonostante le segnalazioni la giunta Betti non ha fatto nulla per il campo rom di Via Cimarosa”