CAMAIORE. Difendere il patrimonio immobiliare destinato alla ricettività e, se possibile, incentivare la creazione di nuove strutture per aumentare l’offerta di posti letto e “far esplodere il turismo a Camaiore”: parte da questi presupposti la proposta di variante urbanistica – anzi, “variantina” come la chiama il sindaco Alessandro Del Dotto – al Piano Regolatore in materia di svincoli alberghieri, presentata stamani in municipio. Una proposta, questa, che mira a concretizzarsi per l’estate (“Ci confronteremo con le forze politiche e con le categorie economiche per eventuali migliorie”) e ad arginare la costruzione di nuovi appartamenti al posto di alberghi.

Battaglia politica. “Con la giunta di centrodestra bastava che i privati pagassero gli oneri di urbanizzazione, più altri ‘super oneri’, per ottenere lo svincolo alberghiero”, dice Del Dotto. “Però, in questo modo, si perdevano molti immobili destinati alla ricettività: non è così che si fa turismo. Per noi questa è una battaglia politica: vogliamo rovesciare gli errori fatti dal centrodestra, vogliamo fare una scommessa sul territorio e dimostrare che una città come Camaiore deve basarsi sui servizi ma anche sull’accoglienza turistica”. Ecco, allora, arrivare la “variantina”.

Prima… Con la vecchia norma, come spiega l’assessore ai lavori pubblici Simone Leo, bastava che un albergo di Lido di Camaiore avesse meno di 20 o 30 camere per ottenere automaticamente lo svincolo e spianare la strada alla costruzione di nuovi appartamenti. “Questo non consentiva di difendere strutture piccole ma di qualità”, dichiara Leo. “La normativa e i cosiddetti ‘super oneri’, peraltro, sono stati dichiarati illegittimi dal Tar Toscana, secondo cui il Comune non può stabilire cambi di destinazione d’uso basandosi su parametri quali il numero di camere”.

del dotto leo …e dopo. La “variantina” parte dunque da un nuovo limite di carattere numerico, fissato non più sulle camere bensì sui posti letto. Se un albergo ne conta più di 60 non sarà possibile alcun cambio di destinazione d’uso, per quelli che hanno un numero di posti letto compreso tra 50 e 60 il cambio sarà consentito solo in favore di strutture direzionali, commerciali o sanitarie. Diverso, invece, il caso per gli alberghi al di sotto dei 50 posti letto: si potrà fare qualsiasi cambio di destinazione, anche per la creazione di appartamenti. La conditio sine qua non è che per varie ragioni non sia possibile adeguare la struttura ai requisiti di qualità richiesti oggi per aprire un albergo della stessa classificazione. Ad esempio, se è impossibile adeguare un hotel a tre stelle costruito 20-30 anni fa agli standard richiesti oggi per quella categoria, verrà meno il vincolo su quell’immobile.

Turismo e sociale. La previsione della giunta Del Dotto è che pochissime strutture potranno beneficiare del cambio di destinazione d’uso. Per chi convertirà gli alberghi in appartamenti, poi, ci sarà una clausola – cedere al Comune il 10% degli alloggi realizzati o, in alternativa, corrispondere il valore degli alloggi non ceduti. “Non è una tassa, ma un corrispettivo”, conclude Leo. “Non verrà indicata una cifra fissa: gli appartamenti saranno ceduti al valore di mercato che avranno in quel momento. Gli alloggi che passeranno al Comune verranno poi utilizzati per far fronte all’emergenza abitativa.

“Questa nuova normativa si applicherà a tutte le strutture alberghiere, anche quelle dismesse e non ancora convertite: l’obiettivo è renderle nuovamente funzionali ed economiche, strizzando così l’occhio a chi vuole investire nel settore e creare nuovi posti di lavoro, ma senza svalutare al tempo stesso la rendita immobiliare”.

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