Nuovo appuntamento con FeliceMente, la rubrica di VersiliaToday dedicata alla mente e alla sua conoscenza, curata dalla dottoressa Valentina Aletti.

“Mammoni” per scelta o per necessità?

Reduce da un’interessate giornata trascorsa con un gruppo di terapeuti familiari norvegesi dell’università di Oslo, ho avuto modo di riflettere su alcuni aspetti peculiari della nostra cultura.

Il popolo italiano famoso in tutto il mondo per la pasta, la pizza, la moda e le opere d’arte è un popolo di grandissimi “mammoni”.

È con questo simpatico termine, che fa quasi tenerezza, che definiamo la nostra incapacità di uscire di casa prima dei 30 anni…se tutto va bene!

Ma che cosa ci rende così unici al mondo anche in questo? Come mai negli altri paesi al compimento della maggiore età o al più tardi alla fine delle scuole superiori (un annetto dopo) i giovani escono di casa e iniziano a percorrere la loro strada, mentre in Italia ciò avviene dieci anni dopo?

La crisi, il poco lavoro, l’università sono termini comunemente associati alle nostre spiegazioni del come mai a 30 anni suonati viviamo ancora attaccati alle gonnelle di nostra madre. Tutto vero, i giovani soprattutto se mossi dalla voglia di  arricchirsi culturalmente, incontrano notevoli difficoltà economiche che ostacolano l’abbandono della famiglia.

Ma siamo proprio così sicuri che per un giovane norvegese, australiano o tedesco non sia ugualmente difficile studiare ed essere allo tempo economicamente indipendente?

Ritengo che la nostra cultura, che per generazioni ha protetto la famiglia a tutti i costi ( generando poi una schiera di matrimoni andati in frantumi) sia ancora molto influente sulla Voglia di lasciar casa. Per certi aspetti il calore, la vicinanza che si respira nel nostro paese, soprattutto al sud, è invidiabile, è fonte di protezione e risorse per una persona…ma l’altra faccia della medaglia è che a volte soffoca, impantana, immobilizza.

Per una famiglia il momento in cui un figlio lascia casa è un passaggio del “ciclo vitale” della stessa. Se da una parte  “la separazione” riguarda il figlio dai genitori, dall’altra riguarda i genitori stessi dal figlio, spesso poco disposti ad abbandonare il loro prevalente ruolo genitoriale per reinvestire su quello coniugale, che  con gli anni potrebbe esser diventato quasi inesistente.

Detto in semplici parole, quando i figli se ne vanno i genitori sono costretti a chiedersi: “ e ora noi due che facciamo?”.

L’incapacità o impossibilità di recuperare uno spazio per la coppia può determinare un eccessivo investimento sulla relazione genitoriale , quasi come se si trattasse di un risarcimento affettivo per le delusioni derivanti dalla relazione di coppia.

Queste situazioni, non generalizzabili ma comuni, possono portare il giovane a “stare tra i genitori” perché inconsapevolmente investito del ruolo di perno della famiglia senza il quale essa potrebbe crollare, cercando così di frenare la naturale spinta alla propria indipendenza.

Talvolta l’incontro di un partner, una proposta di lavoro possono portare a superare questa triangolazione anche se con sensi di colpa, mentre nei casi più resistenti si possono sviluppare dei sintomi a testimonianza del disagio vissuto.

Quindi da una lato la famiglia si pone come  contesto di riferimento per la crescita dell’identità personale dei figli, ma dall’altro può diventare essa stessa fonte di disagio.

Questo disagio intra-familiare è in crescente aumento con la conseguente crescita di patologie relazionali, crisi d’identità, disordini psicosomatici, disturbi d’ansia ecc. fino al suicidio.

L’iper -investimento affettivo e le aspettative di realizzazione sono il terreno sul quale l’adolescente coltiva il proprio disagio, ma è possibile agire su di esso.

Il fenomeno dei “mammoni” non è di certo interamente racchiudibile in quanto spiegato sopra, ogni caso ha le sue peculiarità, tuttavia in presenza di sintomi o situazioni simili è utile avere un parere esterno in grado di aiutare la famiglia in un passaggio fondamentale del proprio ciclo vitale, dal quale non necessariamente si esce tristi o sconfitti ma che può divenire fonte di serenità e crescita per tutti i componenti.

FeliceMente è curata da Valentina Aletti, psicologa clinica, laureata presso l’Università degli Studi di Firenze. Specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale ha conseguito master di perfezionamento in PNL , diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare e obesità , consulenza tecnica e peritale e disturbi dell’apprendimento e comportamento in età evolutiva. Per informazioni o richieste scrivere a:  [email protected]

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni fornite hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

 

 

 

 

(Visitato 144 volte, 1 visite oggi)
TAG:
FeliceMente mammoni psicologia rubrica top news Valentina Aletti

ultimo aggiornamento: 06-04-2014


Rigori fatali per l’Alimac: niente finale di Coppa Cers sulla pista di casa. Vince il Noia

Viareggio dal paradiso all’inferno in due minuti. Ma a Perugia la terna ci mette del suo