TORRE DEL LAGO. “Caro sindaco, sei anche il mio sindaco, sei colui che, in quanto cittadina del Comune di Viareggio, mi rappresenti nel mondo istituzionale e non: oggi ho voglia di parlarti e spero tu abbia la capacità di ascoltare”. Inizia così un’email scritta da Cinzia Cinquini, una nostra lettrice di Torre del Lago, all’indirizzo del sindaco Leonardo Betti.

“Da torrelaghese che storicamente si è sdraiata in strada alle due di notte fermando il traffico verso la Marina e costringendo solo così le forze dell’ordine a chiudere le strade – ripeto, le due di notte -, sempre più capisco che chi non vive o non ha vissuto la realtà delle notti torrelaghesi in paese, e non sulla Marina, proprio non può capire.

“Sarebbe davvero interessante avere un confronto vis a vis con te affrontando seriamente il problema che la movida notturna sulla Marina crea ai cittadini torrelaghesi che, credimi, sono tanti: si va dai danni ai beni – auto, portoncini, cancelli – allo spaccio diffuso e sfacciatamente offerto lungo le vie principali del paese, a scene di sesso indescrivibili. Personalmente ho avuto due volte l’auto danneggiata e due volte danni alla porta d’ingresso, senza contare tutte quelle volte che ho dovuto ripulire il passo davanti casa da escrementi e urine lasciati da esseri umani e non certo dai cani.

“Nessuno, dall’amministrazione alle forze dell’ordine, ha mai voluto vedere ed affrontare questi aspetti. Tieni conto che quando l’affluenza è ben maggiore rispetto alla capacità ricettiva si forma di conseguenza una fila di auto che si blocca, auto ferme con radio a tutto volume, i ragazzi che scendono dalle auto e hanno alcolici e supercolici con loro che mandano giù a garganella. Per farti capire ciò che intendo dire ti sfido ad una piccola prova: cerca di travasare l’acqua contenuta in una bottiglia da un litro e mezzo dentro una bottiglia da litro. Ma ce la devi mettere tutta e ti accorgerai che ad un certo punto l’acqua va di fuori. Negli anni ci sono stati, nelle notti brave, cinque morti e tredici stupri. Eppure tutti questi fatti non sono bastati.

foto Giulio Maggi
foto Giulio Maggi

“Non sono bastate fin qui neanche le considerazioni su tante illecità che i locali della Marina e dei campeggi compiono de facto, perché quando uno ha la licenza di bar non è che ha la licenza di discoteca all’aperto, mi pare. Non voglio poi entrare nel tema del Parco, altro capitolo assai doloroso.

“Noi cittadini torrelaghesi residenti nel comune di Viareggio, quando ebbero inizio le notti brave, capimmo immediatamente che quanto andava a crearsi con la movida si sarebbe inevitabilmente scontrato con un altro tipo di turismo: purtroppo avevamo ragione. Questo, unito alla successiva crisi economica generalizzata, ha portato e sta portando sempre più il nostro territorio all’abbandono, con la conseguente invasione di ‘altro’, quell’altro cioè prevalentemente composto da personaggi che della microcriminalità ne fanno un mestiere.

“Lo capimmo proprio perché noi vivevamo in paese e non sulla marina, noi tanti che i nostri danni ce li siamo dovuti pagare di tasca nostra per far sì che pochi incassassero a fronte degli investimenti fatti – eh sì, perché ufficiosamente era proprio questo che ci veniva detto, e cioè che dovevamo un pochino ‘sopportare’ perché qualcuno aveva investito soldi là, sulla Marina -, noi tanti portatori di notti insonni e senza riposo, noi tanti inascoltati che da anni sosteniamo che un altro tipo di turismo è possibile.

MARINA DI TORRE DEL LAGO“Noi cittadini torrelaghesi residenti nel Comune di Viareggio abbiamo sempre chiesto che il paese e la Marina accogliessero quanto possono ma non uno di più, che non si superi cioè la capacità ricettiva. Ma se proprio proprio l’amministrazione gradisce che sulla Marina ci vadano molte più persone di quanto essa stessa ne possa ricevere, altrettanto gradisca chiudere il paese al traffico dei non residenti almeno nelle notti dei fine settimana adesso che c’è una viabilità alternativa, cosa che non c’era all’inizio degli anni Duemila. Non basta averla costruita la strada alternativa, bisogna ‘obbligare’ a percorrerla chi viene, altrimenti passa dal centro del paese. Testimonianza ne sono le notti in bianco che mi porto dietro dai sabato e domenica della passata stagione.

“Non mi sembra di chiedere la luna quando chiedo di poter riposare in casa mia nelle ore notturne quando il silenzio è d’obbligo, e di poterlo fare con tranquillità senza pensare a quali danni troverò domattina sotto casa. Forse sono stata un po’ lunga, spero almeno di essere stata chiara”.

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