VIAREGGIO. Inno alla vita di un’ultra nonagenaria dei “Poveri vecchi” di Viareggio.
Pubblichiamo la poesia “La vecchiaia dell’ ottimista” scritta da Wanda Francesconi, ospite dell’ Istituto Sacro Cuore di Viareggio con un commento del professor Guido Brunetti.
La vecchiaia dell’ ottimista
Non vedere la vecchiaia
in termini di morte
tanto è Dio che ha il filo della tua sorte
Lasciati cullare come l’ onda quando batte sulla riva
ti sentirai più viva.
La vecchiaia ti porta a ricordare
il passato quello è tuo, nessuno lo può levare.
Ma avanti devi andare.
Prova a scrivere, a maglia lavorare
camminare e andare a prendere un caffè
ti viene la soddisfazione
che quasi pensi di essere un campione.
Poi ascolta sempre il tuo dentro, il tuo io
In un angolino sentirai, c’è Dio
che ti suggerisce forza,luce e pace.
Forza per andare avanti,
luce per vedere più chiaro,
pace perché la vecchiaia fa parte della vita.
Ma aspetta a dire che è finita.
Wanda Francesconi
A dispetto della vecchiezza che porta spesso con sé gli insulti delle amarezze e delle inquietudini, la solitudine degli affetti e il malessere esistenziale, la poesia di Wanda Francesconi è un inno alla vita e alla serenità dell’ animo sull’ esempio di Seneca.
Vivere a lungo e trascorrere gli anni della vecchiezza con le persone e nei luoghi che
Amiamo è la speranza di ogni essere umano. Non sempre è così. Di frequente siamo costretti a vivere lontani dalle nostre radici emotive e sentimentali.
Come colmare il vuoto interiore? La riflessione, percepire la propria interiorità: è questa- ci insegna la Francesconi- la via per raggiungere la tranquillità interiore. Quella condizione di serenità in cui si è “governati- dice Seneca- dal “buon Dio”. Una condizione dello spirito che ha il vigore di dominare la sofferenza e di esaltare il valore della forza d’animo. Saper invecchiare infatti è il “capolavoro” (Amiel) della saggezza e una delle cose più disagevoli nell’ arte difficilissima della vita. I versi sono un inno alla vita, ma contengono anche una straordinaria valenza pedagogica e morale. Sono pochi coloro che sanno invecchiare con grazia. E’ nei vecchi- dice la Bibbia- la sapienza e la conoscenza.
In realtà, una concezione tradizionale negativa della vecchiezza percorre tutta la letteratura. Per Gogol’, “minacciosa e orrenda è la vecchiaia… e nulla restituisce, mentre per Virgilio essa è “triste” non perché cessano le gioie, ma perché finiscono le speranze. Da parte sua, Petrarca sostiene che essa ci segna più rughe nello spirito che sul volto.
E tuttavia la vecchiezza – dice Francesconi con Seneca- ha le sue gioie. Com’ è bella, com’è meravigliosa- precisa Tolstoj- la vecchiaia! Non ci sono desideri, né passioni, né agitazione, né vanità. Il senso di serenità e di tranquillità è presente in tutte le età così come è presente il sommo bene, cioè la virtù. Pur nel declino del corpo e nelle avversità della vita, il principio è la saldezza dell’ animo.
Ciò che è bene dunque non è il vivere, ma il “vivere bene”, la qualità della vita sempre scandita dalla serenità.
E’ un essere davvero felice colui che aspetta il domani senza trepidazione. Sono versi che non cedono alla disperazione ma esprimono una delicatezza psicologica e una visione della vita intesa come “forza, luce, pace”. Un affresco poetico che ha i colori della dolcezza e dello stupore verso il creato. La vecchiezza è pur un evento drammatico e traumatico, ma – è il messaggio della Francesconi – è rischiarata dallo spirito di pietas cristiana.