VERSILIA. Appuntamento domenicale con FeliceMente, la rubrica di VersiliaToday dedicata alla mente e alla sua conoscenza, curata dalla dottoressa Valentina Aletti.

Figli omossessuali e genitori: svelare il proprio orientamento sessuale alla famiglia.

Per i giovani omosessuali è considerato molto benefico, dal punto di vista psicologico, rivelare il proprio orientamento sessuale e viverlo alla luce del sole.

I genitori spesso tendono a reagire con emozioni violente, delusione e vergogna quando il proprio figlio dichiara la sua identità sessuale. La rivelazione spesso provoca una dolorosa crisi familiare che può generare l’allontanamento di alcuni membri della famiglia.

In questi casi è opportuno iniziare una terapia familiare che può guidare la famiglia a superare le fasi iniziali della crisi. Il terapeuta familiare ha il delicato compito di individuare e distinguere i bisogni emotivi del figlio omosessuale, gli eventuali fratelli e dei genitori.

Alla famiglia devono essere fornite informazioni accurate sugli stili di vita degli omosessuali, mentre ai ragazzi deve essere offerto appoggio per affrontare le eventuali reazioni negative dei genitori o dell’ambiente che li circonda. I membri della famiglia, inoltre, devono essere stimolati a mantenere, dopo la rivelazione dell’omosessualità, una comunicazione che non sia combattiva, anche se i contatti inizialmente possono essere brevi e superficiali. E’ possibile attraverso un lavoro terapeutico con tutta la famigli a mantenere o ricostruire le relazioni familiari e guidare la famiglia verso una risoluzione positiva della crisi.

Un figlio o una figlia che rivelano la propria omosessualità scuotono violentemente il sistema familiare, sia a livello individuale che interpersonale.

I disaccordi che ne conseguono dovrebbero essere gestiti dai membri della famiglia in modo oggettivo con il fine di negoziare e raggiungere dei compromessi senza permettere alle emozioni di avere la meglio. E’ importante sostenere l’indipendenza di ogni persona mantenendo contemporaneamente i legami familiari

Può succedere che la persona omossessuale, che cerca di affermare la propria individualità, venga accusata dagli altri membri della famiglia di egoismo e ne consegua un loro tentativo di “farli tornare indietro” e ristabilire l’equilibrio familiare attraverso la fusione. Il rischio enorme è che la persona omossessuale decida di allontanarsi troncando tutti i legami familiari e vivendo il raggiungimento della propria autonomia individuale come qualcosa di traumatico. In questi casi infatti non si raggiunge una reale indipendenza e genitori e figli rimangono “psicologicamente” fermi al momento dell’ultimo contatto. Inoltre le personechesiallontanodallelorofamigliepossononasconderebisogniemotiviinsoddisfattiche a loro volta proiettano sui loro partners. Tutto ciò genera una forte pressione nelle relazioni sentimentali ed aumentano le probabilità di squilibri o di separazioni.

Pertanto i genitori hanno bisogno di essere “ri-educati” circa lo stile di vita omosessuale per abbattere l’influenza negativa di vecchie informazioni e pregiudizi. Più un genitore è informatosultemaomosessualitàpiùsiadattaallanuovaidentitàsessuale di un figlio o una figlia. Per esempio i genitori devono assolutamente sapere che l’omosessualità non è più classificata come una malattia mentale, un’informazione accurata può consentire loro di avere una visione di minore rifiuto dell’omosessualità dei figli e farli sentire meno soli.

Molti genitori hanno bisogno di discutere sulle loro reazioni iniziali alla notizia dell’omosessualità del proprio figlio. Un terapeuta familiare può alternare tra avvalorare le sensazioni dei genitori e fornire tutte le informazioni necessarie per tutta la durata della terapia.

Nel 2014 è importante considerare come affrontare eventuali situazioni del genere poiché la ricerca e la scienza hanno fatto i loro progressi sul tema dell’omosessualità togliendo ogni dubbio sulla possibilità che essa sia una malattia. É doveroso pertanto impegnarsi come persone,direttamente o marginalmente coinvolte, ad abbattere queste “barriere” che ledono il rispetto per la libertà di ogni uomo.

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FeliceMente è curata da Valentina Aletti, psicologa clinica, laureata presso l’Università degli Studi di Firenze. Specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale ha conseguito master di perfezionamento in PNL , diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare e obesità , consulenza tecnica e peritale e disturbi dell’apprendimento e comportamento in età evolutiva. Per informazioni o richieste scrivere a: [email protected]

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