VIAREGGIO. “In riferimento alla presa di posizione da Assindustria e Cna sul tema delle concessioni demaniali, o meglio sull’intenzione dell’Autorità Portuale di assegnarle tramite gara d’asta, non so dire se alla fine i mezzi legali che possono utilizzare dette associazioni riusciranno a far valere i loro intendimenti”. Lo scrive il segretario provinciale della Fiom-Cgil Lamberto Pocai.
“Indubbiamente, una cosa è chiara: non ci si può discostare da quelli che sono gli indirizzi di leggi nazionali e direttive europee una volta recepite. Al riguardo, è evidente che le concessioni demaniali devono sottostare a leggi e direttive recepite – una è il Codice della Navigazione, una legge fin troppo datata che indubbiamente andrebbe revisionata e contestualizzarla, almeno per ciò che riguarda il porto di Viareggio, ai tempi nostri; l’altra è la direttiva Bolkstein che è nota anche per altre vicissitudini negative riguardanti il lavoro, ma che indubbiamente chiama il ruolo del governo a recepirla caratterizzandola per equilibrarla al nostro contesto industriale e turistico.
“L’articolo 37 del Codice dà un’indicazione ancora perseguibile per l’assegnazione dei beni demaniali anche ad uso produttivo. Ciò detto, credo andrebbe fatto di più ma penso che i ricorsi al Tar non siano la strada migliore per risolvere i problemi soggettivi o collettivi oggi di una parte e domani di un’altra.
“Gli industriali e gli artigiani del settore nautico sono presenti all’interno del comitato portuale e presiedono la commissione consultiva: credo senza dubbio, nonostante il poco tempo a disposizione a causa dell’immediatezza delle scadenze degli atti verso i quali è richiesto un parere obbligatorio – la commissione consultiva si è insediata di recente diversamente dal comitato che è operativo da oltre un anno -, che questo sia il giusto ambito nel quale si possa attivare il confronto e contribuire alle migliori soluzioni.
“Per cui, al di là del parere obbligatorio, la discussione sulle osservazioni utili a perfezionare e modellare un regolamento già preconfezionato dal comitato portuale, che però necessita – se si può dire – di un corpo e un’anima, diviene una priorità non più rinviabile per rispondere ponderatamente alle esigenze della Darsena. Questo non vuol dire aver risolto del tutto i problemi, anche perché prima di decidere come regolare l’accesso e l’uso delle concessioni bisognerebbe aver chiaro che tipo di revisione richiede il piano regolatore portuale e su quale modello produttivo si può caratterizzare.
“Infine, il compito principale della commissione consultiva è quello di esprimere pareri per cui bisogna ben sperare che all’interno del comitato prevalga una logica (politica?) di presa in seria considerazione delle osservazioni-integrazioni che ogni membro vorrà e potrà apportare.
“D’altro canto, riguardo alle aste, il governo potrebbe recepirle estendendo il disegno di legge, riservato oggi al demanio turistico, anche a quello riservato alle aree produttive, ma anche in questo caso dando il tempo per una fase d’ascolto, in modo da valutarne le osservazioni che i rappresentanti delle categorie economiche e del mondo del lavoro interessate potrebbero fornire.
“Per quanto ci riguarda, a livello locale, è evidente che un riferimento da prendere in seria considerazione, sia per il regolamento portuale che per eventuali disegni di legge, sono anche le delibere di giunta delle precedenti amministrazioni comunali, i protocolli i patti concordati ed assunti insieme alle istituzioni col consenso delle parti sociali interessate e per quanto ci riguarda anche dei lavoratori.
“Senza ombra di dubbio debbano valere i piani industriali concreti, gli impegni a stabilizzare l’occupazione, la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza, quale ulteriore contributo per garantire sviluppo, una proficua utilizzazione e un più rilevante interesse pubblico: in questo noi interpretiamo l’articolo 37 del Codice della Navigazione”.