VIAREGGIO. Nel mutevole universo editoriale, da qualche anno a questa parte ha preso piede una realtà fino a poco tempo fa sottostimata: quella del self-publishing. Con l’avvento di speciali piattaforme di pubblicazione come Amazon, Lulu, Kobo, Smashwords, la possibilità di pubblicare un libro è stata aperta virtualmente a chiunque. Quasi tutti questi servizi, infatti, sono gratis e con pochi semplici passi permettono di rendere disponibili al pubblico le proprie opere. Ma vediamo un po’ di numeri, partendo dai dati relativi ai lettori. Da un’indagine ISTAT è risultato che, purtroppo, in Italia si legge sempre meno: se fino al 2012 i lettori erano il 46% della popolazione adesso questa percentuale si è ristretta al 43%. Su 26 milioni di italiani interpellati, ben il 52% si è dichiarato “non lettore”. A questa contrazione, però, risponde paradossalmente un’espansione del numero degli scrittori, tanto che da stime non ufficiali si è dedotto che al momento nel nostro paese vi siano circa 30.000 autori, la stragrande maggioranza dei quali si autopubblica: un quarto dei titoli disponibili in Italia sono in self-publishing. In effetti il fenomeno degli ebook, partito in sordina qualche anno fa, sta letteralmente dilagando: il numero di libri digitali pubblicato quest’anno ha già superato quello relativo ai titoli della più grande casa editrice italiana, la Mondadori. E, anche se i grandi nomi dell’editoria sono corsi al riparo cominciando a pubblicare ebook a loro volta (nei loro cataloghi di quasi ogni titolo è possibile trovare sia una versione cartacea che una digitale), i titoli in self-publishing hanno già raggiunto il 31% di tutti gli ebook pubblicati. Addirittura, da una recente ricerca è risultato che sulla maggiore piattaforma di distribuzione italiana, Amazon, i titoli dei grossi editori rappresentano solo il 16% degli ebook più venduti. Gli autori “fai da te” superano abbondantemente in vendite quelli tradizionali nei settori fantascienza, thriller e romanzi rosa.

Per capire più da vicino questo fenomeno, abbiamo interpellato una scrittrice versiliese che si autopubblica con successo. Il suo pseudonimo è Annika Baldini, il suo vero nome resta avvolto nel mistero…

Annika, parliamo un po’ del tuo percorso di autrice. Perché hai deciso di autopubblicarti?

Il motivo principale è il controllo totale sulle tue opere che il self-publishing ti consente. Sei tu che decidi data di uscita, prezzo e strategie di marketing. Inoltre hai dei precisi report aggiornati istantaneamente sul numero di opere vendute e sulle tue royalties, calcolate al momento: in parole povere sai esattamente quanto vendi e quanto guadagni. Inoltre non hai spese di pubblicazione e di stampa, quindi c’è libertà totale.

Ma questa “libertà”, non si ripercuote sulla qualità dei libri? Nel senso: se è così facile pubblicare e possono farlo tutti, non c’è il rischio che escano anche libri banali, sgrammaticati, insomma: scritti male?

Certo che è così. Anzi, ce ne sono davvero moltissimi di libri “scritti male”. Ma in questo caso la differenza la fanno i lettori: se il tuo è un buon prodotto viene premiato, sia con le vendite che con le recensioni, se non lo è viene stroncato senza pietà e nessuno lo compra!

Ma non hai mai pensato di dare una chance all’editoria tradizionale?

Oh, ma l’ho fatto. Ho pubblicato un libro con un piccolo editore nel 2007 (non vi dico genere, editore né il nome con cui l’ho scritto!) e il risultato è stato deludente. Nel contratto che ho firmato c’era scritto che oltre le 500 copie vendute avrei avuto diritto a una percentuale. Be’, siamo quasi nel 2015 e, nonostante le ripetute sollecitazioni fatte all’editore, non ho mai ricevuto alcun resoconto ufficiale né, ovviamente, mai visto un euro. Senza parlare della distribuzione: qualche libreria locale, lo shop online dell’editore e stop, nonostante le promesse di “distribuzione capillare sul territorio nazionale” che mi erano state fatte. Con il self-publishing qualsiasi persona, in qualsiasi angolo del globo, con un click può comprare il mio libro. Mi dispiace davvero per i piccoli editori che arrancano per arrivare a fine mese e si contendono il mercato dei pochi scrittori non famosi che ancora si affidano a loro, ma la differenza è abissale.

Adesso parliamo dei tuoi titoli. Che genere sono, di che parlano, quali sono gli obiettivi che ti eri posta prima di scriverli?

Il mio primo romanzo è un thriller-rosa e s’intitola “Semplici Complicazioni”, l’ho pubblicato a maggio su Amazon, dov’è tuttora disponibile, e al momento ha venduto circa 2500 copie. La protagonista è una ragazza italiana con la sindrome di Asperger (una forma di autismo ad alto funzionamento): ha un’intelligenza e delle capacità fuori dal comune, tra cui un incredibile talento per le lingue, ma è un’imbranata totale per quanto riguarda le relazioni umane. Si è appena trasferita a Londra per lavoro (è una paleografa, una studiosa di scritture antiche) e la gira in lungo e in largo da sola. Però non è destinata a rimanere sola a lungo: prima trova l’amicizia e poi anche l’amore. Ma non è finita qui: suo malgrado si trova invischiata in un crimine che ha a che fare con una scritta misteriosa e finirà per risolverlo da sola. Il secondo libro, “Oro, rosso e nero”, l’ho appena pubblicato ed è il seguito del primo. Jolanda, la protagonista, stavolta si reca a Stoccolma, dove ovviamente incapperà in un altro mistero da risolvere: una lingua che nessuno conosce, parlata da persone implicate in loschi traffici, per decifrare la quale è necessario trovare uno strano libro fantasy…

Per quanto riguarda gli obiettivi: volevo far conoscere al maggior numero di persone possibile la sindrome di Asperger. Per qualcuno è una “malattia”, ma niente di più sbagliato: è una speciale conformazione della mente, che conferisce a chi ce l’ha caratteristiche molto particolari e anche qualche difficoltà.

Non è certo un argomento comune di cui scrivere in un romanzo. Come ti è venuto in mente?

No, infatti. Ma si dà il caso che io la conosca molto, molto bene e ho la possibilità di descriverla “da dentro”. Il personaggio di Jolanda è nato da sé, quasi all’improvviso: me lo sono ritrovato in testa, così come la trama dei libri e quasi tutti i dialoghi tra i personaggi. Non avevo altra scelta che scrivere tutto: era l’unico modo per liberarmene!

Hai in progetto altre pubblicazioni?

Certo! C’è anche il terzo libro, la conclusione della trilogia, che sto già scrivendo: lo pubblicherò in primavera.

Torniamo al “mestiere” di scrittore: che differenza c’è tra un autore tradizionale e uno che si autopubblica?

Come ho già accennato, il primo “affida” le sue creazioni alla casa editrice, che si occupa di correggerle, eventualmente modificarle, stabilirne il prezzo, scegliere l’immagine di copertina, decidere quando farle uscire e dove… Il secondo decide tutto da sé, correzioni comprese. Io ad esempio non potrei tollerare che un editor modificasse anche solo una virgola di quello che ho scritto, per questo svolgo sempre personalmente un accuratissimo lavoro di correzione prima della pubblicazione. Inoltre lo scrittore “autonomo” ha un contatto molto più diretto con i lettori che possono scrivergli e interagire con lui tramite i social media. È proprio grazie ai lettori e alle loro recensioni che ricevo degli importantissimi feedback, che mi permettono di “aggiustare il tiro” e migliorare la qualità della mia scrittura. Non è facile leggere delle critiche sulla tua sudata opera, ma è fondamentale per continuare a migliorarsi. Quanti degli autori tradizionali hanno l’opportunità di farlo?

Le copertine dei tuoi romanzi sono notevoli! Hai creato da sola anche quelle?

Ma quando mai! Mi sono affidata a un grafico bravissimo, un ragazzo di Viareggio che ha un enorme talento: Tiziano Alessandrini. Anche il booktrailer del primo libro, il video di presentazione che è possibile trovare sul mio canale YouTube e sul mio sito www.semplicicomplicazioni.com, è opera di una bravissima viareggina: Chiara Natalini, una regista e videomaker fenomenale. Sono entrambi ragazzi giovani, che faranno tanta strada!

Concludiamo con qualche consiglio agli aspiranti scrittori che desiderano auto pubblicarsi.

Numero uno: scrivete bene. Curate in modo ossessivo lo stile, la grammatica, la sintassi, la scorrevolezza della narrazione. Delineate bene i personaggi, rendete i dialoghi interessanti e verosimili, descrivete i luoghi come se li vedeste davvero senza trascurare i rumori, gli odori, le sensazioni che danno. Si chiama “ambientazione”, ed è fondamentale nel fare la differenza tra un libro e un buon libro. E poi, datevi da fare col marketing. È uno stress, ma è indispensabile. Aprite un sito, un account Twitter, una pagina Facebook e fatevi conoscere!

Chi vuole leggere i tuoi libri dove li trova?

Si possono trovare entrambi su amazon (qui sotto mettiamo i link n.d.r.). Ovviamente, essendo solo in formato digitale, è necessario un lettore di ebook per leggerli, ma ci sono anche applicazioni gratuite che permettono di scaricarli su pc, tablet e smartphone.

Link: come produrre il proprio libro con amazon

 

I Libri di Annika Baldini

Semplici Complicazioni

Oro, rosso e nero

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La foto del giorno

Stefano Martinelli con i big della comicità toscana in “StoryFrame – L’abile sognatore”