VIAREGGIO. “Come in ogni situazione critica che si tenta di superare con grande impegno, bisogna sempre stare attenti a non gettare via l’acqua sporca con il bambino dentro: che senso ha fare il Carnevale al di fuori dei tempi canonici? Tanto vale farlo nel mese di maggio o giugno e magari chiamarlo con un altro nome, come sfilata allegorica delle opere d’arte dei nostri maestri della cartapesta”. Lo scrivono il regista Adolfo Lippi, Gianfranco Antognoli e l’ex consigliere della Fondazione Carnevale Guido Gemmi in una nota a nome dell’associazione Amici di Viareggio e della Versilia e del Circolo Liberal Versilia. Un contributo, questo, che si aggiunge a quello dei firmatari del manifesto “Riprendiamoci il nostro Carnevale”.

“Il Carnevale di Viareggio non è, non può essere e non diverrà mai una sorta di sagra paesana, se pure questa possa essere temuta come una condizione sempre possibile. Siamo d’accordo che c’è da fare un’analisi sulle compatibilità finanziarie del nostro Carnevale: è oramai più che assodato che, dati i tempi attuali, non è più tollerabile riversare sulla comunità cittadina i costi e i disavanzi che il Carnevale da anni va producendo.

“Negli ultimi anni ci si è adagiati su una sorta di apparente collaudato rituale, in fondo al quale la città resta con il debito da rifondere e con stentati incassi, che si badi bene divengono voragini finanziarie se per disgrazia il giorno della manifestazione promette pioggia e vento, ma questo si badi bene può avvenire sia a febbraio a maggio o a giugno. I carristi, rimasti l’unica frontiera in grado di salvare il nostro Carnevale, devono oggi rendersi conto che la loro preziosa opera va inquadrata in un contesto di maggiore efficienza e autonomia finanziaria di tutta la manifestazione. Non si può più accettare che a fine Carnevale la città debba provvedere a fondo perduto per la copertura del disavanzo, divenuto nel corso degli anni una vera e propria tassa a carico di tutta la comunità viareggina” (solo per precisazione: quest’anno il Comune di Viareggio non ha versato alcun contributo a causa della dichiarazione di dissesto finanziario, ndr).

foto Andrea Zani
foto Andrea Zani

“Ma questi problemi economici non si risolvono certamente con spostare le date del Carnevale dalle sue date storiche, necessita trovare altre forme di organizzazione e di finanziamento. Come disse lo statista francese Clemenceau ai suoi generali durante la Grande Guerra: ‘Signori la guerra è una cosa troppo importante per farla fare soltanto ai generali’. Così vorremmo anche noi affermare: ‘Il Carnevale di Viareggio è una realtà troppo importante per farla gestire soltanto dai burocrati, se pure professionalmente capaci e competenti’. In realtà qui si tratta di cogliere e salvaguardare i valori storici e di tradizione che il nostro Carnevale possiede da sempre e rivitalizzarli, adeguandoli ai tempi attuali. Non è cosa semplice, chiaramente, ma questa è secondo noi la strada da percorrere per salvare questa magia spettacolare.

“Il fattore tecnico-logistico legato alle condizioni meteo rappresenta uno dei punti più critici di tutta la manifestazione e questo fattore resta indiscutibilmente privo di soluzione, potendo di per sé condizionare tutto il risultato complessivo della manifestazione. Ma questo è il carattere degli spettacoli all’aperto, che sono da sempre legati alla condizione meteorologica. Viareggio deve impegnarsi a mantenere saldi e forti i caratteri fondanti di questa sua creatura senza tempo. Evitando, per situazioni contingenti di carattere economico-finanziario, di portare la sua natura verso lidi anomali che altro non farebbero che snaturarla e confonderla. Possiamo permettere che questo Carnevale venga ridotto ad una macchina burocratica che conta i soldi a fine serata per torcersi di dolore se gli incassi sono stati miseri e inconcludenti? Dando di sé una immagine mercantile e commerciale che male si confà al suo spirito liberatorio e dissacrante.

“Le basi culturali e di tradizione che il Carnevale di Viareggio ha in sé, ben vive e vitali, sono ancora l’elemento di fondo dal quale ripartire per il suo rilancio e non c’è bisogno di andare a inventarsi soluzioni bizzarre e fuorvianti. Cerchiamo piuttosto di valorizzare questo patrimonio come anche sollecitare una maggiore partecipazione della città all’organizzazione e alla maggiore cura dei dettagli dei quali il nostro Carnevale si è sempre valso nei lunghi anni della sua gloriosa vicenda, e soprattutto ribadiamo ricerchiamo un nuovo tipo di organizzazione e nuove fonti di finanziamento e soprattutto cerchiamo di sprovincializzarci”.

Nota a margine: dato che si parla di ‘sprovincializzazione’, ricordiamo che Gemmi andò, anni fa, in Colombia e in Grecia in rappresentanza della Fondazione Carnevale per portare avanti gemellaggi con i carnevali di San Juan de Pasto e Patrasso. Cosa hanno lasciato in eredità quei viaggi?

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ultimo aggiornamento: 25-02-2015


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