PIETRASANTA. “Fare turismo…è perseguire un turismo non massificato, di tipo esperienziale…Chi vuole riaprire le coste alla cementificazione…finirà per danneggiare lo stesso turismo balneare, che va in cerca di paesaggio, di spiagge, di pinete e di sole, non di qualche pezzo di periferia urbana in riva al mare.
Non solo le Apuane, uniche al mondo, ma lo stesso marmo apuano, meriterebbe di essere a tutti gli effetti considerato come una risorsa preziosa, e valorizzato di conseguenza restituendo alle comunità locali gran parte del valore aggiunto che va invece ad arricchire singoli individui, distruggendo per sempre le montagne”.
“Queste sono solo alcune delle parole che l’assessore Marson ha citato a margine della votazione al PiT e che avremmo voluto scandire noi in Consiglio Regionale Toscana”.

Lo scrive Michele Lari, candidato del Movimento 5 Stelle a Pietrasanta.

“Un piano concertato con il Ministero dei Beni Culturali e Ambiente che andava nella direzione di uno sviluppo lungimirante e sostenibile del nostro territorio è stato martoriato dagli interessi privati di speculatori e saccheggiatori del patrimonio pubblico.
Persone che si trincerano dietro il ricatto occupazionale solo ed esclusivamente per perseguire il profitto personale, spesso dirottato all’estero magari su quelle stesse navi che ogni giorno esportano pezzi di montagna viva delle nostre Apuane per costruire moschee per gli arabi , piastrellare ville dei nuovi ricchi d’oltreoceano o sbiancare i denti con dentifrici alla polvere di marmo.

Una Regione Toscana dove l’Ufficio paesaggio era stato smantellato prima dell’inizio della nuova legislatura e con tanta fatica rimesso in piedi.

Abbiamo già denunciato l’inutilità dei vari Protocolli di Intesa siglati dal Comune di Seravezza, pseudo regolamenti che tutto fanno tranne che far osservare quello che vi è riportato derogando allegramente ogni qualvolta l’impresa lapidea chiama.

Si arriva persino a definire le cave come un Bene Ambientale…ma non ci stupiamo se a farlo sono gli stessi che si ostinano ad utilizzare la fuorviante terminologia giuridica che definisce la pratica di estrazione del marmo come “coltivazione dell’agro marmifero”.”
Tutto è mistificato a vantaggio di chi saccheggia il patrimonio ambientale rendendo indietro alla Comunità quasi niente. Un attacco concentrico che proviene dalla costa e arriva fino alle montagne. Il cemento e la razzia come unica risorsa concepibile.

Tutte le forze politiche unite per tutelare interessi di pochi , sempre gli stessi”.

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