VIAREGGIO. “Bruciano la bandiera italiana, danneggiano le nostre aziende e, se cerchiamo di difenderle, finiamo all’ospedale: ecco il frutto delle politiche dell’accoglienza, a Viareggio non si può più neppure lavorare. Questa cosa deve finire”. Alessandro Santini, candidato sindaco di Viareggio per il partito di Forza Italia alle amministrative del 31 maggio, riferisce nuovi dettagli sull’accaduto di sabato sera al bagno Perla del Tirreno, in Passeggiata, preda di atti vandalici.

“Andrea, il proprietario dello stabilimento, mi ha contattato dal pronto soccorso. Ha inseguito i malviventi e questo gli ha riacutizzato un problema al ginocchio che potrebbe metterlo ko per le prossime settimane, proprio con la stagione balneare alle porte”. Erano in 7-8, giovanissimi, di origine rumena: “E per fortuna sono intervenuti i Carabinieri – sottolinea Santini – reti e sdraio fatte a pezzi, alcune stavano bruciando insieme alla bandiera italiana, bottiglie di birra sparse sulla spiaggia: sono un imprenditore anch’io, il solo pensiero di trovarmi al posto di Andrea mi fa rabbrividire”.

la parte di spiaggia del bagno Perla del Tirreno interessata dal fuocoLo stabilimento aveva le telecamere di sorveglianza: “Quello che è accaduto – spiega Santini – dimostra che, come deterrente, sono perfettamente inutili”. Il candidato di Forza Italia punta invece su azioni concrete, “altro che convegni sulla sicurezza – continua Santini – il campo Rom di via Cimarosa, a Torre del Lago Puccini, va smantellato una volta per tutte; come pure tutti gli altri insediamenti sparsi in città che accolgono persone senza scrupoli, e dei quali forse ci si dimentica”.

Ad esempio al Campo d’Aviazione, nella zona della stazione vecchia e nell’edificio prospiciente la nuova rotatoria dell’asse di penetrazione; o all’ex Telecom, nel quartiere Migliarina, dove periodicamente le forze dell’ordine effettuano sgomberi: “Non basta allontanare gli abusivi – conclude Santini – la sicurezza vera si costruisce impedendo a queste persone di tornare: con controlli quotidiani e capillari, attraverso la polizia municipale e le forze dell’ordine tutte; poi, sistemando le strutture abbandonate che i nomadi usano abitualmente come rifugio, molte per altro di proprietà privata, con interventi che quindi non gravano sul bilancio comunale”.

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