VIAREGGIO. Il confine che separa beatitudine e dannazione è sottilissimo. I rigori non sempre premiano chi è più bravo o chi ci ha messo più cuore, ma chi dal dischetto è freddo. I giocatori di Tahiti sono stati glaciali, al caldo di Espinho. A squagliarsi, per il sudore e per le lacrime, è stata l’Italia che vede sbarrato l’accesso alla finale dei Mondiali. Il paradosso è che la rivincita di Baku contro la Russia, ci sarà (domenica alle 18), ma con in palio il gradino più basso del podio. I campioni del mondo in carica sono stati infatti battuti dai padroni di casa del Portogallo nell’altra semifinale.

Tornando a quella degli azzurri, pesa come un macigno l’errore di Palmacci. Eppure l’Italia ha infiniti motivi per recriminare: come il palo colpito da Marinai nel tempo supplementare. Lui non è andato a segno, altri tre viareggini sì: Dario Ramacciotti, Michele Di Palma e soprattutto Gabriele Gori, che con la doppietta rifilata a Tahiti ha raggiunto quota 100 in Nazionale. Giù il cappello.

L’Italia è stata sempre costretta ad inseguire, senza mai portarsi in vantaggio: il primo tempo, terminato 2-1 per gli asiatici, offre spunti di riflessione ma anche motivi per sperare di uscire vittoriosi da una partita complicata come un cubo di Rubik. Ancora peggio inizia il secondo, con Tahiti che si porta sul 3-1. A quel punto i viareggini salgono in cattedra: Gori accorcia su assist di Marinai, Ramacciotti fa altrettanto in avvio di una scoppiettante terza ed ultima frazione, sfruttando una punizione diretta. E pure Michele Di Palma va a segno con un altro calcio da fermo. Ma gli azzurri sono ancora sotto di due: Corosiniti e Gori (“Tin-Tin” su rigore) azzerano le distanze in pochi secondi.

Il punteggio non cambierà più sino ai rigori. Frainetti non perdona, Palmacci fallisce. Tahiti fa su tre su tre e si prende la finale, lasciando l’Italia in un oceano di lacrime per un bellissimo sogno infranto nel modo peggiore.

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