VIAREGGIO. Centodiciannove giorni, due cicli. Uno magnificamente vincente, archiviato in fretta e furia perché il futuro non si progetta consumando i secondi ripensando a ciò che è stato. L’altro iniziato appena nove giorni fa, con pochissimi punti di contatto rispetto al precedente. Tante speranze e qualche dubbio lecito, perché l’ignoto va a braccetto con l’incerto.
Le garanzie, quelle il Viareggio se le dovrà costruire sul campo, mettendoci ancor più voglia dello scorso anno, quando c’era un campionato obbligatoriamente da conquistare, perché per storia e blasone altro verdetto non poteva essere accettabile, né contemplabile. Secondo step, la Serie D. A differenza di dodici mesi fa l’assillo di centrare un’altra promozione al primo colpo non c’è, ma proprio per il peso di una maglia non qualunque, disputare un campionato a fari spenti, all’insegna dell’anonimato non è da prendere in considerazione.
Questa sera il debutto, e che debutto. Ai “Pini” arriva l’Empoli, società modello che la permanenza in Serie A se l’è meritata con sudore e qualità. Un’amichevole di prestigio, per il Viareggio un test proibitivo ma stimolante al tempo stesso. In nove giorni è impossibile attendersi miracoli. Il lavoro che Alessandro Pierini sta svolgendo è in prospettiva: ci sono molti giovani di belle speranze, tasselli di un mosaico da assemblare giorno dopo giorno, riprovando sino allo sfinimento ciò che il nuovo tecnico vuole. Senza Angelo Buglio, ceduto all’OltrepoVogherese, ma con Fiale – ora alle prese con un infortunio – Visibelli, Caciagli, Mariani e Reccolani il compito dell’allenatore è meno complicato. Avere in rosa guide così carismatiche è un aiuto prezioso, specie nelle fasi delicate della stagione.
Contro l’Empoli di Giampaolo oltre a Fiale mancherà pure Alagia, ma a disposizione di Pierini ci sarà Fabio Rosati, l’ultimo arrivato, l’acquisto che ha generato ulteriore entusiasmo tra i tifosi bianconeri, desiderosi di scoprire il Viareggio 2.0. L’attesa è finita. Si ricomincia, finalmente. Su il sipario.
