PIETRASANTA. Addio a Manlio Cancogni. Lo scrittore è deceduto nella sua casa di Pietrasanta alle 9.00 circa di stamani, all’età di 99 anni compiuti a luglio.
Dopo un ricovero in ospedale Versilia, ha trascorso in casa gli ultimi giorni della sua vita  con l’assistenza della moglie Lori e della famiglia. Chi gli era molto vicino in tutto e per tutto giorno e notte fino alla fine, è stato l’amico Ireno Francesconi.

Nato a Bologna nel 1916 dove i suoi genitori, entrambi versiliesi, si trasferirono per un breve periodo durante la guerra, innamorato della Versilia che anche nei lunghi periodi di lontananza ha continuato a desiderare, punto di riferimento del giornalismo d’inchiesta, testimone dei cambiamenti della Versilia, amato per la sua personalità schietta e per il sagace sguardo sulla società, Manlio Cancogni ha attraversato l’interno Novecento italiano segnando la storia culturale degli ultimi settant’anni.

Giornalista iscritto all’ordine da oltre sessant’anni, esordì nel 1944 alla “Nazione del popolo” organo del Comitato di Liberazione, allora diretto da Carlo Levi, per poi proseguire con la Stampa, il Corriere della Sera, ma è stato anche l’inviato di punta dell’Europeo e dell’Espresso. Con lui si è sviluppato il giornalismo di inchiesta.

Altrettanto notevole è la sua attività di scrittore. Ha pubblicato racconti su Frontespizio e Letteratura, mentre il suo primo romanzo risale al 1942 “Delitto sullo scoglio”, Manlio Cancogni ha scritto una cinquantina di romanzi e racconti. Già vincitore di diversi premi tra i quali ricordiamo il Premio Bagutta edizione 1966 (con il libro La linea del Tomori), il Premio Strega del 1973 (con Allegri, gioventù), il Premio Viareggio del 1985, il Premio Grinzane Cavour del 1987,  era stato definito proprio lo scorso anno dal giornalista del Corriere della Sera, Antonio d’Orrico,  il “più grande scrittore italiano vivente”.

“Manlio è stato fino all’ultimo lucidissimo con una memoria sbalorditiva – racconta l’amico Emiliano Favilla – quando si andava a trovare sapeva tutto di tutto ed era un vero piacere dialogare con lui. Sia in politica che nello sport e nell’arte ricordava a memoria fatti con nomi e cognomi di tutti i protagonisti ( perfino i risultati e formazioni delle squadre di prima e dopo la 2 guerra mondiale) .
Manlio Cancogni era veramente un grande protagonista di livello nazionale, quindi non spetta certamente a me ricordare i suoi meriti. Come amico andavo a trovarlo spesso perché a sentirlo parlare si provava un vero piacere. Con lui e insieme a Ireno Francesconi, avevamo fondato l’associazione “gli amici di Mario Marcucci” pittore viareggino che lui stimava moltissimo. Presidente di questa associazione era proprio Cancogni”.

Sangue versiliese scorreva nelle vene di Manlio Cancogni, giornalista e prolifico scrittore. Le sue parole suonavano essenziali, incisive, con quel sagace spirito di divertito dispetto con cui pungolava ogni aspetto del quotidiano, con cui metteva alla berlina vizi, abitudini e costumi, con cui rendeva meno pesanti il dolore e le fragilità umane.

Una delle ultime uscite pubbliche fu proprio a Pietrasanta, il 30 aprile 2011, per la presentazione del volume “Manlio Cancogni: bibliografia delle opere e della critica, 1939-2010” curata da Federica Depaolis e Walter Scancarello. Una vera e propria storia d’Italia vista dagli occhi di uno dei maggiori protagonisti. Nel 2014 è stato insignito del Premio Carducci alla carriera alla cui cerimonia di assegnazione partecipò con contatto telefonico.

Il sindaco Massimo Mallegni esprime le più sincere condiglianze alla moglie Maria Vittoria, alla figlia Alessandra, ai nipoti Jacopo Cappuccio e Lance Mankowski.

Il funerale si terrà domani mercoledì 2 settembre, alle ore 10.30, nella chiesa di Sant’Antonio a Tonfano (M. di Pietrasanta). La salma sarà cremata e, come da sua volontà, le sue ceneri riposeranno nel cimitero di Basati.Cancogni e moglie

 

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