VIAREGGIO. “Ultimamente il tema del “verde” e dell’attenzione per lo spazio pubblico è divenuto di primaria importanza nella considerazione dell’ordine e della pulizia del luogo, dell’erba rasata e del controllo con particolare attenzione al giardinetto pubblico ben curato, arcadia felice di anziani e di tutti coloro che ne vogliano usufruire come luogo di incontro e di svago.

Ahimè i tempi sono cambiati e nonostante gli sforzi sostenuti dalle varie amministrazioni comunali o da chi se ne occupa, i risultati raggiunti sono insoddisfacenti. Colpa dei migranti, degli zingari, dell’erba alta non rasata che genera degrado, dell’incuranza da parte dei servizi pubblici…potremmo continuare a cercare i motivi dell’insuccesso ed esigere sempre maggiori servizi, ma arriverà il momento in cui dovremmo gettare la spugna ed arrenderci a cambiamenti del paesaggio urbano”.

A scriverlo è Emma Viviani per l’associazione L’Araba Fenice.

“Perchè? Perchè i servizi del taglio dell’erba saranno sempre insufficienti, in quanto la consapevolezza da parte del cittadino di un’area curata, con il prato all’inglese genererà una sempre maggiore domanda di rasatura del prato e diverrà l’ossessione fobica dell’amministrazione comunale incapace di sostenere le spese.

Esiste un altro modo di interpretare il problema se osserviamo la correlazione che esiste tra ambiente e persona, gruppi che abitano l’area verde.

I luoghi connotano e danno senso a chi li abita in un rapporto di reciprocità tra luogo e persona – dal luogo alla persona e viceversa – e assumono un’identità che li evidenzierà all’interno della città. Come le persone anch’essi possono divenire marginali e, proprio come le persone, possono degradarsi ed essere abbandonarti. La simbiosi persona-ambiente è un elemento importante nella conoscenza dei fenomeni sociali e solo attraverso la considerazione di un sistema coevolutivo, cioè in grado di coinvolgere in una identità di senso l’uomo e i suoi spazi di vita, potremmo sperare in un recupero di energie per la trasformazione dei luoghi urbani degradati e «pericolosi».

Operare una trasformazione dell’ambiente è possibile, ma i risultati saranno visibili a lungo termine, nel momento in cui la trasformazione avvenga di pari passo con la presa di coscienza di un luogo, di una comunità, di un quartiere, delle proprie debolezze.

Le aree verdi possono vivere momenti in cui l’erba diventa alta, incolta, ma non per questo meno interessante. La bellezza sprigionata dalle erbe selvagge è straordinaria e genera un cambiamento del paesaggio.Ricordiamo San francesco che nel rispetto del creato decideva di lasciare una parte di orto incolto, per restituire dignità anche alle piante che crescono spontaneamente e generano disordine. Allora anche noi dovremmo essere in grado di accettare le diverse stagioni delle aree e valorizzarle nella loro spontanea bellezza. La mano dell’uomo, la macchina potrà governarle ma nel rispetto della loro personalità, alla pari di colui che ogni tanto si lascia crescere la barba, o i baffi o il pizzetto.

Alla base della gestione dell’area verde, del parco, vi deve essere un progetto di vita che conivolga coloro che la abitano, interpretandola e plasmandola a seconda delle esigenze della comunità. Ciò che risulta rilevante alla fine della “cura del luogo” non è la rasatura dell’erba, bensì il grado di responsabilità che gli abitanti del luogo sviluppano nei confronti dell’area verde. L’area non si degraderà se verrà presidiata, vissuta, animata da giovani e gruppi, ma perchè ciò si realizzi necessita un progetto di autopromozione e di autoprogettazione dello spazio. Vale a dire operare una riconversione della “gestione dall’alto” e della “logica del controllo” in un sistema in “orizzontale”in cui la voce dei cittadini, le loro esigenze divengano elementi fondamentali di un processo partecipativo che porti ad un senso di responsabilità e gestione dell’area medesima.

In una visione sistemica di benessere comunitario, la centralità attribuita ai servizi istituzionali dalle politiche del territorio si dovrà spostare verso tutte le forze di volontariato esistenti nel nostro territorio, che oggi alla luce di una sempre maggiore depauperizzazione dei servizi istituzionali divengono linfa vitale per il sistema socio-sanitario e di nuovo welfare”.

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ultimo aggiornamento: 01-10-2015


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