di Italo Castellani, arcivescovo di Lucca.

LUCCA. Ecco i testi dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Lucca mons.Italo Castellani alla Messa del Giorno di Natale

S. MESSA DEL GIORNO DI NATALE 2015

(Is 52,7-10; Sal 97; Es 1,1-6; Gv 1,1-18)
“In quei giorni…”. (Lc 2,1)
“In quei giorni…” – il riferimento storico è documentato dal Vangelo di Luca – “un angelo del Signore si presentò a loro e disse ad alcuni pastori: “Vi annuncio una grande gioia: Oggi è nato per voi il Salvatore” (Lc 2,9).
Da quei “Giorni” è cominciata una nuova storia tra Dio e l’umanità: Dio si è fatto prossimo all’uomo, a tutti gli uomini, di ogni luogo e nazione, di tutti i tempi; li ha amati, li ha sfamati, ha guarito le loro infermità, ha vissuto con loro, ha amato e ha sofferto, ha sorriso e pianto con ogni uomo che è nato alla vita sino a ciascuno di noi.
“Ma i Suoi non l’hanno accolto”. (Gv 1,11)
Questo è quanto annuncia il Vangelo appena proclamato in questa Divina liturgia del “Giorno del Natale del Signore”.
Provocati da questa “profezia” dell’Evangelista Giovanni – duemila anni dopo da questo evento divino che intendeva e intende cambiare il corso della storia, soprattutto il cuore dell’uomo – viene spontaneo guardarci attorno e riflettere su cosa sta combinando l’umanità del nostro tempo: ove sono accesi un po’ ovunque focolai di guerra, conflitti, con milioni di vittime, azioni terroristiche che seminano paura; ove subdolamente si è insinuata la cosiddetta ‘finanza tossica’ e persino la natura si ribella contro il genere umano con impreviste devastazioni.
Di fronte a questa situazione dell’umanità, un nostro fratello arabo cristiano – dal cuore della Terra Santa, ove è nato Gesù, in una sua lettera indirizzata in questi giorni a noi ai suoi “fratelli e amici del mondo cristiano” – ci ha fatto arrivare un provocante interrogativo: “Dove siete?… Dove siete, voi cristiani, mentre tutto questo accade in Medio Oriente, nell’umanità? Dove siete?”.
Questo incalzante “Dove siete”, mi induce ad andare alle ragioni della nostra Speranza, che è Gesù, l’Emanuele, il Dio con noi.
“Venite tutti ad adorare il Signore” (cf Sal 95, 6)
Questo invito arriva a noi nella celebrazione del Natale del Signore mentre stiamo vivendo l’«Anno Santo della Misericordia».
“Venite ad adorare il Signore” significa riconoscere che il primo atto di misericordia compiuto da Dio verso l’umanità, verso ciascuno di noi, consiste nel “farsi persona”, nel “farsi uno di noi”, nell’Incarnazione del Suo Figlio, nel Mistero del Natale del Signore che unisce Dio e l’uomo.
“Venite ad adorare il Signore” significa riconoscere che Dio si è “fatto uomo” e continua a farsi uomo in ogni uomo, nel cui volto siamo chiamati a riconoscere il volto di Dio, accogliendo e vivendo la Parola di Gesù – “Siate misericordiosi come il Padre” (Lc 6, 36)
– con gesti concreti di perdono, riconciliazione e solidarietà.
L’Anno della Misericordia – con al centro Gesù che con i Suoi gesti di tenerezza, accoglienza e amore, annuncia Dio come Padre di misericordia – è per noi una provocazione ad andare all’essenziale del nostro essere cristiani: tornare a Dio, ritrovare noi stessi; e andare ai fratelli per portare amore.
La “Porta Santa” che Papa Francesco ha aperto nella Basilica di S. Pietro porta con se questo esplicito invito ed esprime questo duplice movimento: varcare la ‘Porta Santa’ – che è Cristo – per andare a Dio Padre, Clemente e Misericordioso, sorgente della Misericordia; uscire dalla ‘Porta Santa’, misericordiosi come il Padre” (Lc 6, 36), per porgere la mano ai fratelli, entrare nella Misericordia di Dio e uscire verso le ‘periferie esistenziali’, vicine a noi più di quanto possiamo immaginare.
“Spalancate le Porte a Cristo”
In questo invito del Santo Pontefice Giovanni Paolo II a tutta l’umanità, già il primo giorno del Suo Pontificato, desidero riassumere il mio invito a varcare alcune simboliche ma altrettanto reali ‘Porte Sante’ aperte sul nostro territorio per l’Anno della Misericordia, che ci provocano a cambiare mentalità per un ‘sentire’ e vivere da cristiani ai nostri giorni.
La ‘Porta Santa’ della ‘Cattedrale’
Ho aperto la ‘Porta Santa’ della nostra Cattedrale con un ‘pellegrinaggio penitenziale’ dal Tempietto del ‘Volto Santo’ alla Chiesa di S. Giusto – ove sono permanentemente disponibili dei Presbiteri per l’ascolto, il dialogo e la celebrazione del Sacramento del Perdono – per ritornare pellegrini riconciliati in ginocchio davanti al ‘Volto Santo’ in rendimento di grazie.
Aprendo questa ‘Porta Santa’ ho lanciato un invito concreto ad ogni uomo e donna di buona volontà che vive nella Lucchesia: “Ognuno sia Porta Santa” facendoci ‘cercatori di misericordia’; lasciandoci “accarezzare dalla misericordia di Dio” nella celebrazione dei Sacramenti, in specie nel Sacramento della Penitenza; facendoci ‘artigiani del Perdono’, intessendo nella quotidianità relazioni di pace e riconciliazione, di perdono donato e ricevuto; facendoci ‘testimoni di tenerezza’ verso ogni persona che Dio mette sul nostro cammino, come operatori di giustizia nelle complesse situazioni sociali e culturali dei nostri giorni.
Dall’apertura della ‘Porta Santa’ della nostra Cattedrale è partito anche questo mio invito alle nostre comunità: “Ogni comunità sia “Porta Santa” assumendo un ‘volto evangelico’, vivendo il Vangelo come veri discepoli di Cristo; assumendo lo stile di una ‘comunità dalle porte aperte’ con il ‘volto di mamma’: ove si pratica l’amicizia, l’ascolto, la compassione; offrendo la possibilità a tutti – senza distinzione di lingua, cultura e di religione di appartenenza – di partecipare a una comunità consapevole del dono di essere un vero e proprio ‘laboratorio di diversità’ ove la diversità è ricchezza.
I tempi sono maturi e non sono ammessi rinvii per essere di fatto una ‘Chiesa missionaria’, in “uscita” come ci stimola Papa Francesco, sul reale territorio in cui abitiamo e viviamo, ove ciascuno di noi, non solo il prete, è chiamato a sentire propria la gioia e la responsabilità dell’annuncio del Vangelo, lungi ormai dal riconoscersi ‘comunità cristiana per la fedeltà ad una tradizione svuotata di Vangelo o per l’appartenenza a un ‘campanile’.

La ‘Porta Santa’ del ‘Carcere’
In questi giorni ho varcato la porta del “Carcere San Giorgio” – luogo di solitudine e di abbandono – per visitare i nostri fratelli detenuti.
“Visitare i carcerati” è una ‘Opera di Misericordia’. Come è possibile praticarla? A livello personale vivendo il perdono sempre pronti a dare un’altra possibilità agli altri. Come Comunità, tramite il Gruppo Volontari Carcere presente in Diocesi, entrando in contatto con la realtà dei carcerati, consapevoli delle loro necessità anche materiali. Appena uno varca la porta del carcere resta con in dotazione i soli vestiti personali che indossa e gli vengono dati, come ‘pacchetto’ previsto per tutti, una coperta, due lenzuoli, due piatti di alluminio, le posate comprensibilmente di plastica, uno spazzolino e un dentifricio, ed un posto letto in una piccola cella ove vivono tre o quattro persone.
Il carcere di fatto può diventare un ‘laboratorio di diversità’ – dal momento che vivono fianco a fianco persone di cultura, lingua, religione diverse – ove l’incontro tra diversità può diventare ricchezza. A questo alto e nobile fine mira il servizio dei volontari, del cappellano e dello stesso personale del carcere.
Tutto questo l’ho sentito particolarmente vero e possibile nella mia visita di questi giorni al ‘Carcere S. Giorgio’ della nostra città, nel momento in cui, in una delle sezioni con le celle aperte, sul corridoio ove eravamo riuniti, con spontaneità – Carcerati, Guardie penitenziarie, Direttore, Cappellano, Volontari e il sottoscritto – ci siamo presi per mano formando un cerchio e abbiamo pregato insieme cristiani, musulmani, buddisti …l’unico Dio, il Padre Clemente e Misericordioso. Si noti bene il ‘segno di speranza’: detenuti e guardie penitenziarie che si danno e si tengono per mano!
La ‘Porta Santa’ dell’Ospedale
Concretamente dell’Ospedale S. Luca a Lucca, dell’Ospedale Versilia a Viareggio, della “Casa di accoglienza per anziani Sacro Cuore a Viareggio, che ho ‘aperto’ con delle rispettive celebrazioni in loco.
“Visitare gli infermi” è un’altra opera di misericordia. Come è possibile praticarla?
A livello personale preoccupandoci fattivamente dei nostri vicini ammalati e anziani in casa o in ospedale: una visita non formale, una telefonata affettuosa e disponibile…
Come membri di una comunità che si dice cristiana creando un piccolo gruppo nelle nostre parrocchie che visita i malati, gli anziani soli, e li aiuta nelle necessità quotidiane.
Come cittadini non possiamo restare inerti, quando è necessario alzare la voce, di fronte ai continui tagli alla sanità e alle riforme strutturali che ci attendono dai primi giorni del nuovo anno, sino ad oggi dettate soltanto da logiche economiche lontane dall’attenzione al bene supremo delle persone nel momento più delicato dell’esistenza quando la malattia e la disabilità bussa alla porta della vita.
La ‘Porta Santa’ del Seminario
Questa ‘Porta Santa’ sarà ‘aperta’ il mese di gennaio prossimo in occasione del ‘Pellegrinaggio diocesano dei giovani’. È una ‘Porta’ che mi sta particolarmente a cuore. Le giovani generazioni hanno grandi potenzialità spirituali e morali che rischiano di disperdersi o di non arrivare a maturazione, se non incrociamo la novità per la vita di ciascuno che è Gesù Cristo, Vangelo di Dio.
Invito dunque gli Educatori (genitori, catechisti, animatori dei giovani, insegnanti, presbiteri, consacrati…) – in particolare i giovani – a varcare la ‘Porta Santa’ del nostro Seminario: per condividere la preghiera che scandisce la vita quotidiana di questa piccola ma significativa comunità ecclesiale, chiedendo anche di poter essere accolti e ospitati per trovare riposo nel corpo e nello spirito, condividendo la testimonianza di vita con i giovani Seminaristi, che stanno discernendo e motivando il loro ‘Eccomi’ per una vita donata a Dio e all’umanità; e dove possono essere incontrati presbiteri che – nell’ascolto, dialogo e nella Riconciliazione – offrono il servizio dell’accompagnamento spirituale e del discernimento vocazionale.

Augurare Buon Natale alla nostra Città e alla gente che vive sul territorio della Lucchesia, da parte mia vuol essere un invito ad essere tutti una ‘Porta Santa’. Questa è la risposta ad un diffuso rarefarsi di “spiritualità” – come senso profondo e condiviso dell’esistenza – e al diffondersi ad una reale paura sociale che sta attanagliando e impoverendo il cuore di tutti.
Un appello affettuoso e accorato ai giovani, facendomi voce degli stessi genitori e delle Istituzioni tutte, ad amare la vita come ci insegna il Vangelo e non metterla in nessun modo a rischio. Sono vicinissimo alle famiglie provate per la morte prematura dei figli e a quanti sono provati da profonde sofferenze.

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ultimo aggiornamento: 24-12-2015


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