di Laura Cortopassi – VIAREGGIO. Sono lontani i tempi dei pon pon fai-da-te con nastrini colorati, delle canzoni cantate a squarciagola, dei ‘sacchettoni’ di coriandoli e caramelle tirati in aria con tono festoso. Il cambiamento è fisiologico anche per il Carnevale di Viareggio. Le buone intenzioni di Breschi e Malfatti che, con fare di gioiosa nostalgia, provano a rievocare vecchie tradizioni finiscono poi per farsi sedurre dalle tanto acclamate coreografie che hanno assunto un ruolo centrale negli spettacoli viareggini. Perché ormai si tratta di messa in scena di veri e propri show che vengono provati e studiati per mesi.

Il Carnevale dei figuranti, dei carristi, dei tecnici e dei “movimentisti” è tutta un’altra storia: ha una visione d’insieme. È una competizione che unisce la tradizione alla creatività. La voglia di emergere tra gli altri, giocando a chi alza di più l’asticella della produzione artigianale, abbinata a effetti scenografici.

I fratelli Cinquini, in questo senso, hanno sicuramente raggiunto l’apice della maestosità: 13 spettacolari metri di luci, coreografie e maschere eterogenee che sfociano in un mare dorato di figuranti in frac. I Cinquini hanno capito e esternato il nuovo volto del Carnevale viareggino che da mero lavoro artigianale si è trasformato in spettacolo da mettere in scena ad ogni corso. All’interno dei carri, proprio dietro ai mascheroni di cartapesta, c’è un carnevale a parte: camerini posticci, coreografi, ballerini, modelle e ragazzi di ogni età che, appesi a grosse corde, muovono manualmente marchingegni e ingranaggi di ogni tipo e dimensione. I mesi precedenti sono costellati di scenografi, costruttori, disegni, coreografie, e tutto il mondo che ci gira attorno. Ogni carrista ha dalla sua parte qualsivoglia tipo di professionista che può aiutarlo a mettere in scena lo spettacolo: sarte, scuole di danza, negozi. L’indotto è vastissimo.

carnevale  4 corso444 Arte, spettacolo e lavoro artigiano si fondono insieme e l’obiettivo è lo stesso per tutti: stupire gli spettatori durante le 3 ore del corso. Anche i fratelli Bonetti con “la Gabbia” e Vannucci con “Bilderberg” hanno colto il vero nuovo volto del Carnevale fatto di scenografie, belle ragazze in mostra, abiti che parlano da sé, orchestre e soundtrack d’effetto. I carri sono sempre più maestosi e gli spettatori, dall’alto, non sono più visti come sciami di testoline che guardano curiose all’insù, che aspettano divertite coriandoli e caramelle; gli spettatori devono essere meravigliati.

E tutto perché ormai stupire lo spettatore è diventato sempre più difficile: il pubblico non si meraviglia più di niente perché cresce in una società in cui – materialmente – non manca più niente ma – idealmente – ci fa mancare tutto. È in questa realtà nuova che il Carnevale ha imparato a muoversi e da una parte minimizza i drammi di ogni giorno ma dall’altra sgomita per meravigliare ancora, ancora e ancora.

foto Roberto Pieraccini
foto Roberto Pieraccini

Il carnevale visto dall’alto ha cambiato aspetto e si adegua alle esigenze di chi sta a guardare.

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carnevale di viareggio

ultimo aggiornamento: 03-03-2016


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