“Il furto del Cristo ingiuria la nostra comunità”

Ettore Neri esprime rabbia e sconcerto per il furto di un Cristo del ‘500 dal Duomo di Seravezza. “È un furto che ingiuria l’intera comunità seravezzina – commenta il Sindaco – sia per il brutale modo utilizzato per asportare la scultura sia per il valore artistico e simbolico dell’opera rubata. La scultura, realizzata tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, forse da un artista locale particolarmente dotato, è plasmata con riferimento a modelli come il Cristo risorto realizzato dal Giambologna per il Duomo di Lucca e il Cristo della Minerva di Michelangelo: due autori che, a cinquant’anni di distanza, hanno frequentato Seravezza e le sue cave. La scultura, nella sua semplicità, ricorda stilisticamente forse più di ogni altra opera esposta in Duomo queste radici e il rapporto che la nostra città ha avuto con i grandi autori che, nel XVI secolo, hanno caratterizzato uno dei momenti più alti della storia dell’arte mondiale.

L’asportazione della scultura è inoltre un danno nei confronti dell’altra eredità storica, quella che nei secoli ha unito il sentimento di appartenenza alla comunità all’identità religiosa della stessa.

La cosa sconcertante – fa notare Neri – è che se coloro che hanno profanato l’edificio e trafugato violentemente la memoria artistica della nostra Città venissero presi, verrebbero trattati come chi ruba un sacchetto di mele o una vecchia bicicletta. Paradossalmente, infatti, nel nostro Paese non esiste ancora la tutela penale dei beni culturali, tema su cui lavora meritoriamente Gianni Melillo, capo di gabinetto del ministro Orlando: né il Codice penale né quello dei Codice dei Beni culturali e del paesaggio, includono un reato specifico per un furto di opere d’arte.

Nel contesto attuale – conclude Neri – credo che sia necessario che l’Amministrazione si adoperi in sinergia con la Propositura affinché possano essere messe in campo soluzioni che fungano da deterrente per i malintenzionati. Ad esempio potrebbe essere installata una telecamera specifica su Via Campana che riprenda l’ingresso del Duomo e la facciata di Palazzo Rossetti, in fase di ristrutturazione. A tal proposito, colgo l’occasione per avanzare una proposta: al fine di salvaguardare il nostro patrimonio storico-artistico e aumentarne la conoscenza rendendo tutti i cittadini coscienti del valore delle opere che si trovano a Seravezza si potrebbe pensare di allestire nella parte espositiva di Palazzo Rossetti un museo di arte sacra e dell’opera del Duomo che raccolga buona parte dei dipinti che ad oggi sono custoditi nelle nostre chiese e negli edifici pubblici della città. Penso, ad esempio, al dipinto raffigurante l’”Annunciazione” attualmente conservato presso il Municipio realizzato intorno al 1580 e recentemente attribuito a Domenico Bongiunti, pittore di origine pietrasantina attivo nella seconda metà del Cinquecento nelle principali chiese pisane”.

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