“No al McDonald’s a Viareggio”

“Siamo venuti a conoscenza tramite che nel brevissimo tempo inizieranno i lavori per l’apertura di un McDonald’s nel quartiere Varignano. Come Repubblica Viareggina diciamo a gran voce ‘no’ a questo progetto, volto solo a riempire le tasche dei soliti noti”. Lo scrive Luna Caddeo, portavoce della lista civica Repubblica Viareggina.

“Ci chiediamo chi ha deciso l’approvazione e l’autorizzazione a questo progetto, senza sentire in alcun modo i cittadini che abitano la zona. Come accade ormai da tempo in questa città, i cittadini sono costretti a subire decisioni prese dall’alto senza la possibilità di poter intervenire nelle scelte. Oggi la ‘direzione’ decide e al cittadino tocca adeguarsi.

“Ci direte che il progetto porterà posti di lavoro, ma non sarà sicuramente così. Sappiamo bene cosa porterà: una quindicina di assunzioni a tempo determinato, lavoro sottopagato, massima flessibilità e veto assoluto di iscriversi a qualsiasi organizzazione sindacale che ne possa tutelare i diritti. La precarietà porta solo a massimizzare i profitti a scapito della qualità e delle condizioni del lavoratore. Non da meno è l’impatto che questa multinazionale avrà sull’economia del quartiere: l’apertura di un tale colosso metterebbe in ginocchio i ristoratori della zona già fortemente penalizzati dalla crisi.

“A livello ambientale, poi, sarebbe disastroso, considerando che il quartiere è già un’arteria che lega la città all’autostrada, il passaggio di Tir e veicoli è molto alto e di conseguenza l’aria in alcune ore del giorno è davvero irrespirabile e questo a discapito degli abitanti e di tutti i viareggini. Inutile starvi poi ad elencare i danni che McDonald’s porta all’ambiente e all’ecosistema con un conseguente aumento dell’inquinamento.

“Con il progressivo smantellamento del servizio sanitario a favore del privato diventa sempre più reale come questo modello di alimentazione favorisca non solo i profitti della multinazionale, ma anche come garantisca sicuri profitti per i privati della sanità.

“Il cibo sano è quello a filiera corta, rapporto diretto tra produttore e consumatore, perché sono alla base di una sana alimentazione e di un giusto stile di vita che ci sentiamo di difendere, tutelare e sviluppare. Le periferie abbandonate a se stesse in un degrado progressivo avrebbero bisogno di ben altre cose, in particolare di servizi e presenza pubblica per sentirsi città. E che l’affidarsi ai fast food è la testimonianza del fallimento di vuote e presuntuose promesse”.

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