Per chi è abituato alla carestia di successi, una coppa da posizionare in bacheca è manna dal cielo. Figuriamoci tre. Un digiuno lungo quattro anni e poi, tre trofei in tre mesi. Il beach soccer toglie, spietato e crudele, per tanto tempo e poi restituisce (con gli interessi) in appena un’estate. Sembra trascorsa un’era geologica da quella Euro Winners Cup consegnata idealmente a Matteo Valenti in una calda domenica sera di fine maggio all’ombra dell’Etna. Una settimana più tardi, a Catania, il Viareggio ha concesso un insperato bis prendenodsi la seconda Coppa Italia, la prima – vinta nel 2012 – era l’unico trofeo conquistato prima del “triplete”. Il debutto europeo contro i tedeschi del Rostocker Robben aveva fatto ben sperare, senza però creare chissà quali illusioni. La soddisfazione per una partenza lanciata si mescolavano alle apprensioni per il proibitivo confronto con i russi del Krylya Sovetov dell’ex Bokinha. Che ha tenuto fede alla sua fama segnando cinque (5!) gol. Inutili. Perché il Viareggio, spinto dalla classe dei suoi campioni e prima ancora dalla forza del collettivo, ha ribaltato ogni pronostico, vincendo 6-5 e garantedosi l’accesso agli ottavi con un turno di anticipo. L’agevole 7-1 ai lettoni del Bfk Zep è servio per dare a spazio a chi aveva giocato meno e per cementare il primato di un girone dominato. La fase ad eliminazione diretta è stata un crescendo di speranze ed emozioni, di sogni dalle dimensioni sempre più ingombranti, ma da tenere forzatamente rinchiusi in un cassetto. Agli ottavi il 6-4 rifilato agli israelia\ni del Falfala Kfar Qassem, ai quarti lo smacco ad un’altra superpotenza russa, la Lokomotiv Mosca. La semifinale col Braga si è rivelata poco adatta ai deboli di cuore, conclusa ai rigori dopo un 3-3 di complicata lettura. Dopo tante, troppe volte in cui il Viareggio ha versato lacrime dopo la lotteria di rigori, stavolta le facce e le sensazioni sono state di tenore opposto. Come il giorno successivo, nella partita che ha segnato il punto più alto della storia del club: la finale contro l’Artur Music. Un 6-6 da fuori di testa, premessa per un altro giro dal dischetto. Il rigore decisivo trasformato da Carpita, la folle corsa verso non si sa dove, gli abbracci di chi si è reso cnto che la maledizione è finalmente terminata. L’alba di un nuovo inizio. Di giorni per metabolizzare la maestosità dell’impresa continentale sono stati pochissimi. E quando ha preso il via la Coppa Italia, il Viareggio quasi non se ne è reso conto, tanto da rischiare una precoce eliminazione contro il Canalicchio Catania, già agli ottavi. I penalty sono stati il salvagente per la terza volta in una settimana, testimonianza che quando tutto gira bene, il cammino può proseguire anche con le brutte prestazioni. Quella contro il Catania sembrava una finale anticipata, non un quarto. François si è preso la scena nel male prima e nebl bene poi, autogol e gol in sequenza. Gara spigolosa, i bianconeri hanno prevalso 3-2, ma che spavento. Successo di misura anche in semifinale, contro il Villafranca però la storia è stata assai diversa: un 5-4 bugiardo, perché la squadra di Santini ha dominato in lungo e largo, cin l’unica colpa di aver mollato gli ormeggi troppo presto. La finale contro la Sambenedettese ha regalato pathos a volontà: trentanove minuti all’insegna dell’equilibrio perenne. Il Viareggio l’ha spuntata all’extratime, trascinato dalle prodezze e dalle reti di Gori, cinque nel derby “dei due mari”. Secondo trofeo in otto giorni, la Coppa Italia dopo la Euro Winners Cup. Impossibile da credere, se non fosse stato vero. Risultato storico, tanto che la squadra e la dirigenza a giugno sono stati ricevuti in Comune alla presenza di Marcello Lippi. Un ct campione del mondo che si congratula con i campioni della sua città. Per una volta i ruoli sono invertiti. Smaltire la sbornia non è stato semplice, ma con la Serie A prossima ad iniziare era necessario mettere da parte l’euforia per quanto già fatto. Nella tappa di casa, quella del “Beach Stadium”, l’avvio è stato sin troppo semplice: 11 gol rifilati al Romagna, 13 al Brescia. Moltomeno agevole il compito contro la Lazio in un impianto gremito come non mai: 2-1, affermazione di misura, di estrema sostanza. A San Benedetto del Tronto le partite sono state di ben altro tenore. E spessore. Pisa e Sambenedettese ostacoli superati di slancio, 6 punti preziosi per mettere al sicuro la qualificazione alla Final Eight. Nerazzurri battuti 5-3, rossoblu 4-3. Il fattore campo non ha inciso. Ma nella seconda tappa nelle Marche la squadra di Santini ha mostrato forse il volto peggiore di sé, con due ko contro Milano (ai rigori) e Livorno inframezzati dalla vittoria contro la Vastese. Quei passi falsi però sono costati il primato ed anche il secondo posto. E così a Riccione il Viareggio – che ha ritrovato Torres e Ozu –  ha dovuto affrontare i campioni d’Italia in carica di Terracina. E ai quarti ecco un successo roboante, un netto 5-1 che è valso la semifinale contro il Pisa. Altra gioia, nonostante i nerazzurri si siano avvicinati quasi al punto di rovinare la festa ai bianconeri. Il resto è storia di oggi. Di un “triplete” divenuto realtà.

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ultimo aggiornamento: 07-08-2016


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