“Moderatamente favorevole”. Così si è espresso il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti a margine dell’incontro del Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta riguardo la proposta di legge di legalizzazione delle droghe leggere. “Ho espresso – ha spiegato Roberti – un parere sul disegno di legge Giacchetti sulla legalizzazione delle droghe leggere moderatamente favorevole. Nel senso che, a determinate condizioni che ho spiegato nel parere, è una scelta che va accolta positivamente”.
“I rischi ci sono sempre. Ma noi abbiamo le conoscenze, l’organizzazione e l’esperienza per poterle prevenire queste infiltrazioni” è stata invece la risposta alla domanda dei giornalisti sul rischio infiltrazioni mafiose durante le operazioni di ricostruzione dei paesi colpiti dal terremoto.
“Una operazione ottima, molto efficace, condotta dalla Procura distrettuale di Catanzaro, che ancora una volta dimostra l’impegno e la professionalità dei propri Magistrati” è stato poi il commento sull’operazione dei Ros e del Comando provinciale di Cosenza stanno hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 14 persone appartenenti ad un’organizzazione dedita a usura e estorsioni aggravate dalle finalità mafiose.
“Perché si diffondono, nel sud Italia, le Baby gang? Perché la Camorra è stata sconfitta. Le baby gang – ha aggiunto Roberti – imperversano perché manca una centrale di comando, manca un accordo, come c’era un tempo, tra i capi. A Napoli e in molte zone del sud Italia le organizzazioni criminali svolgevano anche una taciuta funzione di tutela ordine pubblico. Nel 1860 la Camorra fu inserita addirittura nella guarda cittadina di Napoli per tutelare l’ordine pubblico durante l’arrivo di Garibaldi. Da allora questa situazione si è trascinata, con i capi Camorra hanno sempre avuto il compito di garantire l’ordine pubblico in cambio del fatto che l’apparato chiudesse un occhio rispetto loro misfatti, fino a che non si è detto basta. Così in 30 anni i capi Camorra sono stati liquidati. Ma restano ha concluso Roberti – le condizioni che la Camorra ha favorito: una situazione economica difficile, degrado ambientale, evasione scolastica, mancanza di strutture associative o sportive. Questo, assieme alla mancanza di boss, genera baby gang”.
“Non c’è dubbio che oggi il fronte più avanzato della lotta al radicalismo islamista sia il web. Quasi tutte le forme di radicalizzazione, di reclutamento e di proselitismo avvengono sulla rete. Necessariamente – ha aggiunto Roberto – internet è diventato il terreno di sfida anche per le forze di polizia per seguire eventuali processi di radicalizzazione e per prevenire eventuali attentati. Il problema è decidersi su quale è il punto di equilibro tra la libertà e la sicurezza. Senza mettere in dubbio la libertà come valore assoluto, mi chiedo se, quando in ballo c’è la sicurezza, non si può forse pensare, senza compromettere i valori di libertà, a qualche condizionamento. Il ministro degli interni francese, recentemente, ha parlato dei sistemi informatici crittografati: si chiedeva se era il caso che gli organismi internazionali avessero le chiavi di questi sistemi crittografati. Non sono molti, ma ci sono già stati casi in cui i terroristi hanno usato sistemi crittografati. Per cui rilancio il tema: è il caso di avere fiducia negli organismi istituzionali dandogli le chiavi di accessi ai tuoi dati, per preservare la sicurezza?”