Avete mai provato – soffermandovi sul nome di una via o di una piazza, di una scuola o di un edificio pubblico – chi sono, che storia hanno avuto quei personaggi ai quali sono intitolati questi pezzi di vita quotidiana? E’ un esercizio che ci consentirebbe di scoprire un po’ di  quella memoria (una città ‘scordona’ non fa tanta strada, taglia i legami con le sue radici) che è bene invece coltivare.

In questa ottica, sforando in campo sportivo (e non solo) prendiamo in esame la sezione arbitri di Viareggio, della quale ha fatto parte per molti anni il più grande fischietto della storia calcistica: Pierluigi Collina. Bene, da quasi un quarto di secolo, la sezione viareggina è dedicata alla memoria di Angelo Domenici, del quale l’1 settembre ricorreva il 25esimo anniversario della sua tragica scomparsa. Aveva 38 anni, la moglie era in attesa del primo figlio.
Era un giorno caldissimo: la Versilia si era svegliata – quella maledetta domenica 1 settembre 1991 – con la terribile notizia di un agguato mortale (la vittima fu un noto ristoratore di Camaiore) avvenuto la sera prima sulla via Provinciale. Quasi in contemporanea, nella sua abitazione di via dei Campi, Angelo Domenici accusava il primo malore: immediato il ricovero all’ospedale. Purtroppo non si trattava di un malessere passeggero. Qualcosa di più grave: i sintomi di un avvelenamento – il tessuto polmonare era stato devastato – per avere respirato i fumi prodotti dalla miscela di alcune sostanze chimiche che aveva utilizzato, probabilmente non intuendo il pericolo, il sabato pomeriggio nella sua piccola azienda di Capezzano Pianore. Uno slancio di generosità (‘mi voglio anticipare sul lavoro’ aveva detto agli amici, andandosene via dal mare) pagato con la vita.
Angelo Domenici aveva fatto l’arbitro per molto tempo: una passione sbocciata dopo le prime esperienze calcistiche. Una passione che l’aveva portato a dirigere centinaia e centinaia di gare in tutta Toscana. Aveva un stile tutto particolare ma nella gestione della partita era avvantaggio dal fatto di avere giocato a calcio e di conoscere non solo le dinamiche del pallone ma anche la psicologia dei calciatori. Memorabile il racconto di tante trasferte – il calcio minore è una miniera inesauribile di personaggi e di chicche – che Angelo fece nel corso di una riunione con tutti gli arbitri, quando lasciò la giacchetta nera: c’è una registrazione audio che viene spesso interrotta da applausi e risate. Non perché venisse dissacrato il ruolo dell’arbitro ma perché Angelo era un grande affabulatore. Accanto alla passione per l’arbitraggio si era fatto largo anche quella per il giornalismo: in pochi anni, anche qui con uno slancio e uno stile tutto personale, alternativamente era diventato una delle colonne delle redazioni locali dei quotidiani per il calcio minore. Anche qui andava sempre alla ricerca delle ‘chicche’, quelle notizie curiose che contribuiscono ad insaporire un servizio.

Un quarto di secolo dopo, la famiglia e gli amici non l’hanno dimenticato. Ed è importante che non dimentichino la sua lezione e prendano come esempio la sua passione i giovani arbitri del presente e del futuro della sezione ‘Angelo Domenici’.

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ultimo aggiornamento: 03-09-2016


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