Lunedì prossimo, appena l’Arpat di Versilia-Massaciuccoli fornirà al Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord il via libera definitivo indispensabile per avviare le operazioni, i tecnici dell’ente consortile alzeranno la paratoia che divide la foce del Fosso Farabola dal mare: approfittando dell’alta marea, l’afflusso dell’acqua marina dentro il corso d’acqua permetterà, secondo la valutazione ambientale elaborata dagli esperti, di creare rapidamente, all’interno dell’alveo, un habitat incompatibile con la sopravvivenza delle alghe presenti.

Constatato che proprio per le caratteristiche delle alghe (formate da microscopici organismi vegetali) non era materialmente possibile procedere alla loro rimozione manuale (come invece era stato già fatto in casi simili, come per esempio per la Fossa dell’Abate), è questa la strategia che stamani (sabato 3 settembre) è stata condivisa nella sede del Consorzio di Bonifica alla Migliarina, durante il tavolo convocato in via d’urgenza proprio dall’Ente consortile per stabilire il da farsi per risolvere la criticità registrata sul Fosso Farabola. Qui, infatti, in questi giorni si è verificata una fioritura algale dalle caratteristiche copiose e anomale. Pur non avendo responsabilità dirette sulla questione specifica, il Consorzio si era infatti fatto immediatamente promotore della costituzione di un tavolo di lavoro, utile ad individuare una soluzione sinergica della criticità. All’appuntamento erano stati convocati i soggetti direttamente interessati: ovvero, il Comune di Viareggio, l’Arpat e SEA risorse. A partecipare è stato l’Ente comunale, presente con un suo funzionario tecnico; il responsabile del settore Versilia-Massaciuccoli di ARPAT ha invece inviato una lettera, con la quale ha specificato che le cause della presenza abnorme di alghe sono da imputare, oltre alla presenza di nutrienti, principalmente alla temperatura dell’acqua (decisamente alta) e allo scarso ricambio nel flusso del rio. A conclusione dello studio portato avanti sugli organismi vegetali presenti, l’Agenzia regionale ha potuto indicare, nella sua missiva, che “si tratta di organismi di acqua dolce, che se entrano in contatto con acque marine o di transizione, non sono in grado di sopravvivere”. Da qui la decisione del tavolo di lavoro di procedere con l’innalzamento della paratia della foce, per far defluire quell’acqua marina che abbasserà la temperatura e provocherà una naturale conclusione del fenomeno algale.

“Oggi abbiamo dato vita ad un confronto molto positivo, che nelle speranze di tutti consentirà di avviare un percorso rapido e risolutivo del problema – commenta il presidente del Consorzio, Ismaele Ridolfi, che ha coordinato il tavolo di lavoro – Già stamani i nostri operatori hanno piazzato sulla foce una panna superficiale, per impedire alle alghe di disperdersi in mare una volta che sarà aperta la paratia. D’accordo col Comune di Viareggio, abbiamo inviato una lettera PEC all’ARPAT, che stamani non poteva essere presente all’incontro: se lunedì ci arriverà il loro via libera (che per noi è indispensabile per operare), innalzeremo la chiusa, avviando l’immissione in alveo dell’acqua marina. Col Comune abbiamo poi concordato di siglare già nei prossimi giorni un protocollo d’intesa per la gestione di queste emergenze sul Fosso Farabola: il documento autorizzerà, in casi simili, il Consorzio ad intervenire autonomamente con operazioni di tale portata”.

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ultimo aggiornamento: 03-09-2016


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