La terza ultima giornata dedicata alla 7° edizione della festa annuale del Fatto Quotidiano si è aperta con il dibattito “L’avete voluta la bicicletta?” che ha visto protagonisti il deputato Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle), vicepresidente della camera, e Peter Gomez Direttore de ilfattoquotidiano.it condotto da Paola Zanca. La conversazione ha avuto luogo nel parco della Versiliana, nell’area del teatro, tra sostenitori del movimento 5 stelle e spettatori. I due oratori hanno affrontato temi spinosi quali i poteri forti, l’adesione dell’Italia all’euro e l’annosa questione del referendum costituzionale.  “Legalità”, “trasparenza” e “cambiamento”, le parole chiave  dello scambio di opinioni.

Tanti i temi toccati. Il primo degli incontri della festa de Il Fatto Quotidiano ha visto sul palco il leader del Movimento 5 Stelle, il vicepresidente della Camera,  Maio. Tema caldo: la questione Roma. Dopo di lui, sul palco, anche il ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca e l’ex candidato a sindaco di Milano Stefano Parisi. Il pubblico diverse volte (non tanto con Di Maio quanto successivamente con Parisi e Barca) ha cercato di interrompere la quiete dei dibattito con urla e  fischi, tanto che Peter Gomez prima e Antonio Padellaro poi, hanno dovuto richiamare all’ordine e invitare ad evitare “tifo da stadio”. Appelli puntualmente disattesi quando parlava Parisi.

 Roma e il caso ‘Muraro”.

 “Ad oggi Muraro afferma di non aver ricevuto alcun avviso garanzia. Non esistono le carte per poter valutare”. Lo ha detto Luigi Di Maio durante la festa de Il Fatta Quotidiano parlando della notiizia dell’avviso di garanzia all’assessore Muraro.

“A chi si sta sfregando le mani in questo momento per questa ennesima questione che prende la ribalta nazionale – ha aggiunto Di Maio – dico che il Movimento non ha mai fatto sconti a nessuno, soprattutto al suo interno. Stiano sereni i nostri detrattori che pensano di azzopparci. Non faccio dichiarazioni sui se”.

“Roma ci servirà da esperienza, perché Roma ha molti dei mali endemici che si trovano nel resto d’Italia”, ha aggiunto Di Maio. “Non conosco nel dettaglio la macchina amministrativa di roma. So che la porta avanti il sindaco e che io mi fido di lei. Abbiamo fiducia nel sindaco di Roma, e dobbiamo risolvere la questione delle speculazioni sui rifiuti, le lobby delle olimpiadi, rivedere la questione dei rifiuti. Tutto quello che ha fatto la sindaco Raggi lo ha fato in autonomia, assieme al suo staff”.

 M5S sotto attacco della stampa

“M5S è oggetto di una vera e propria aggressione mediatica. Il tema fondante della campagna di aggressione è fatta in buona parte da editori italiani legati ad interessi sulle olimpiadi. Sulle Olimpiadi diremo si o no quando vogliamo noi, non quando ce lo chiede Caltagirone”. Lo ha detto il vicepresidente della Camera Luigi di Maio alla festa del Fatto Quotidiano.

 Referendum  sull’Euro

“I cittadini italiani hanno mai deciso di entrare nell’Euro? No. Allora ascoltarono un presidente del consiglio che ci disse che lavoreremo la metà e guadagneremo il doppio, era Romano Prodi”. Lo ha detto Luigi di Maio (M5S). “Noi non vogliamo decidere se uscire dall’euro. Noi vogliamo – ha aggiunto di Maio – che decidano i cittadini. Anche quando M5S andrà al governo, non ci andremo per impossessarci delle istituzioni ma per dare le chiavi delle istituzioni ai cittadini attraverso gli strumenti dela partecipazione”.

 Referendum costituzionale

“Io non credo che comitato referendario per il si riesca ad incassare i 500 mila euro”. Lo ha detto Luigi di Maio nel corso della festa de Il Fatto Quotidiano. “Il comitato avrà gli stessi problemi dei rimborsi elettorali, per la legge Letta. Ho letto la norma, è farraginosa. L’ultimo decreto che inserì il 2 per mille e creò una commissione di controllo. Ma non si sa chi debba erogare quei finanziamenti. Forse deve essere la camera dei deputati, ma non si capisce. Questa sarà una nostra battaglia. Se non hanno diritto a quei soldi, e non ne hanno diritto, o dovranno fare un’altra legge vergognosa per incassarli, o resteranno a bocca asciutta”.

Dopo Di Maio, sul palco della festa del Fatto, sono saliti Stefano Parisi, candidato sindaco a Milano e uno dei leader del centrodestra, e Fabrizio Barca, ministro (Pd) per la coesione territoriale.

Parisi e la rinascita del centrodestra

“Non sono un manager della politica. Facevo il manager fino al 12 febbraio di quest’anno, ora faccio politica. Ho fatto una campagna elettorale che ha dato una spinta molto forte a Milano”. Lo ha spiegato Stefano Parisi durante la festa del Fatto Quotidiano. “Dopo le elezioni di Milano siamo andati avanti, soprattutto per proporre un programma di governo liberale che vada anche al di là del centrodestra e del centrodestra. Quello che pensiamo è che destra o sinistra restano concetti astratti. Oramai il livello di attenzione sui problemi è tale che va al di là degli steccati che abbiamo”.

“Io non sono di Forza Italia, non ho un incarico di Forza Italia. Berlusconi – ha aggiunto Parisi – mi ha chiesto portare idee su come un partito possa essere rigenerato. Non è un problema manageriale, di costi o di modello organizzativo. Il problema è soprattutto la capacità di tornare a parlare al cuore della gente, e di dare una speranza agli italiani che vogliono una prospettiva di sviluppo. Bisogna ripensare alla rappresentanza politica, in modo diverso da oggi. E pensare che possono associarsi ad un disegno politico non solo i politici ma anche le comunità Il tema è cercare di immaginare la politica dei prossimi 20 anni”.

 

 Intervenire su spesa pubblica

“E’ sbagliato andare in Europa a chiedere flessibilità, il nostro problema non è la Merkel. Se non ci fosse lei, ci dovrebbe essere comunque qualcuno che ci chiede rigore. Il nostro problema è il deficit pubblico. CI sono due modi per rimediare, o tagliando i costi, politica che ci ha mostrato il suo fallimento, oppure riducendo la spesa pubblica, aspetto su cui potremmo intervenire”. Lo ha detto Stefano Parisi durante la festa de Il Fatto Quotidiano a Marina di Pietrasanta (LU).

 Parisi e Silvio Berlusconi

“Berlusconi ha rappresentato un sogno, e nel 1994 e in molte altre elezioni, ed ha avuto la possibilità di governare e di aprire alle liberalizzazioni, sempre su base di legittimazione democratica. Non penso che gli ultimi 20 anni siano un disastro: i governi Berlusconi sono in parte riusciti ad affrontare e risolvere i problemi della gente. Gli ultimi anni ha deluso l’opinione pubblica, come del resto anche la sinistra. Ma lo spirito del 1994 che voleva liberare l’Italia dai vincoli che ha il nostro paese, sono tutti ancora ora principi giusti e da riportare in Italia”. La ha detto Stefano Parisi nel corso della Festa del Fatto Quotidiano. “I 5stelle – ha aggiunto – hanno approfittato della crisi evidente del centrodestra e del centrosinistra. Parano del tema della legalità e dell’etica in politica, aspetti molto importanti. Ma di uguale importanza è la competenza. Basta che siano onesti? Non è così. Serve competenza, insieme all’onestà”.

 Primarie del centrodestra

“Primarie si o no? Le primarie sono spesso fonte di grandissime. In Italia non sono primarie vere: i Cinque Stella le fanno sul web, e con qualche centinaio di persone decidono il candidato. O si fanno le primarie come negli Stati uniti, ossia come una cosa seria. Oppure se le primarie sono quelle viste dal Pd a Napoli o a Milano, lasciamo perdere”. Lo ha detto Stefano Parisi nel corso della Festa del Fato Quotidiano. “Credo che se i gruppi dirigenti non sono in grado di scegliersi un candidato bravo e che sia poi votato dal popolo, quelli non siano dei leader. Sono solo dei follower, persone che segue la maggioranza affermata dai sondaggi”, ha aggiunto Parisi.

 Barca e il Pd

“Il problema del Pd non nasce con Renzi, nasce quando nasce il Pd. Le tre componenti del Pd commettono un errore: decidono di smettere di parlare di parlare di valori, smette di avere un confronto culturale, per andare sulla tecnica. Il Pd si declina da un punto di vista culturale non convincente. Lo ha detto Fabrizio Barca, ministro per la coesione territoriale nel corso della Festa del Fatto Quotidiano. “Mi sono iscritto al Pd perché dentro nel Pd vedevo un luogo potenzialmente straordinario, perché risponde al bisogno di almeno 100 mila iscritti veri che lavorano sul territorio con intelligenza, come punto da cui partire per un partito di sinistra moderno”.

“Ho fatto – ha aggiunto Barca – 13 esperienze diverse in 13 luoghi diversi in Italia. Ho proposto di adottare questo metodo a livello nazionale, sono rimasto per 20 mesi in una commissione che non ha mai prodotto alcun documento, per questo mi sono dimesso. Questa si chiama sconfitta. Ho fatto un tentativo, credo che il partito non dovesse nascere da un accordo tra potentati. Non è questo il modo di rinnovare il Pd. Il rinnovamento si ha solo con l’aggregazione territoriale: per ora non ha avuto esito a livello nazionale, ma solo luogo per luogo”.

 Referendum costituzionale

“Non ho ancora deciso se voterò si o no al referendum costituzionale” Lo ha detto Fabrizio Barca, ministro per la coesione territoriale nel corso della Festa del Fatto Quotidiano.

Di Maio Olimpiadi

“Non ho ancora deciso. Sicuramente il referendum – ha aggiunto Barca – è segno della sconfitta del parlamento, visto che si ricorre al referendum perchè il parlamento ha fallito nell’obiettivo di raggiungere i due terzi dei voti”.

“Noi non dobbiamo giudicare il processo decisionale, perché è chiaro che ha fallito. Dobbiamo rispondere alla domanda: la riforma costituzionale migliora o peggiora la possibilità di governare? Parlo non come membro del Pd, ma come cittadino: voglio poter dire a i miei nipoti perché ho votato in quel modo. Non mi interessa affatto cosa succede a Renzi. Voglio votare in coscienza, e se me lo permettete mi prendo ancora qualche giorno per decidere”.

 (di Laura Cortopassi – ha collaborato Marco Pomella)

 

(Visitato 940 volte, 1 visite oggi)

Morta la nonna ultracentenaria picchiata dal nipote

“Quante inesattezze su I Care da parte di certi tuttologi…”