“Scrivo questo intervento avendo provato giusto stamattina sulla mia pelle cosa significhi fare la fila al CUP (Centro Unico di Prenotazione) dell’ospedale Versilia” a inviare il comunicato è Francesco Speroni, Lega Nord Seravezza “Quanto vado a raccontare l’ho visto coi miei occhi e udito con le mie orecchie.”
“Arrivo all’ospedale e prendo il numero. Vedo subito che davanti a me ci sono 19 persone in attesa. Mi siedo armandomi di pazienza. Primo problema: dei molti sportelli per il pubblico disponibili solo due sono aperti.
Secondo problema: il pannello sul muro che avvisa il progredire della fila è apparentemente scollegato dai box dei dipendenti, infatti ogni volta che un paziente finiva le sue pratiche, l’impiegato si alzava gridando non il numero successivo, ma almeno tre numeri ad esso vicini, creando non poca confusione tra le molte persone in attesa, tra cui parecchi anziani.
Un signore, che scrupolosamente osservava il pannello luminoso aspettando il suo turno, ha provato a chiedere spiegazioni all’impiegato il quale lo ha zittito invitandolo «alla calma», poi ha cercato di spiegare che i vari box non sono collegati tra loro quindi nessuno sa che numero stanno servendo gli altri. Dopo circa quaranta minuti le 19 persone davanti a me erano diventate 9. Nel frattempo si aggiunge una impiegata, così, fortunatamente, gli sportelli aperti al pubblico diventano tre.
Tre per modo di dire perché quest’ultima deve occuparsi anche delle prenotazioni telefoniche! Tra una telefonata e l’altra riesce a fare qualche paziente in attesa. Tra cui il sottoscritto.
A questo punto è già passata un’ora abbondante. Cosa scopro? Che non è possibile fare le mie prenotazioni poiché alcune visite cadono nel 2017 e l’ospedale non ha ancora disponibile l’agenda dell’anno nuovo. Nemmeno le due visite che il mio medico ha richiesto per novembre e dicembre 2016 vanno a buon fine. Insomma: un viaggio a vuoto e tanto tempo perso.
Nel frattempo una signora protesta perché un’impiegata le risponde in modo sgarbato, alzando la voce.
Morale della favola: fatte le fotocopie della mia impegnativa, l’impiegata si ripromette di chiamarmi al telefono quando finalmente tutto sarà sbloccato; poi aggiunge «Non vada al CUP di Seravezza perché lì non cava un ragno dal buco». «Già, perché qui invece ho risolto tutto!» penso tra me e me e domando: «Cos’ha che non va il CUP di Seravezza?». La signora, mentre con una mano scrive e con l’altra risponde al telefono, mi risponde solo scuotendo la testa.
Sia detto in modo chiaro, il nervosismo derivato dalla lentezza e dalla mala-organizzazione che c’era stamani – e temo non solo stamani – non è colpa degli impiegati di sportello i quali, urlarie a parte, in fondo cercano di fare quello che possono, ma è responsabilità diretta della pessima gestione manageriale che è a monte di tutto. L’ASL “vanta” un elevato numero di manager strapagati. Mi domando: strapagati per fare cosa!?!”