Premesso che nessuno dovrebbe, per alcuna ragione al mondo, approfittarsi di una persona più debole, maltrattarla o deriderla, è evidente che ci sono alcuni individui maggiormente soggetti a questo tipo di angherie. Magari sono ingenui o effettivamente indifesi e ciò, per qualche oscura e maligna alchimia, scatena i peggiori istinti nei cosiddetti bulli.
Se il bullismo è qualcosa di deprecabile, c’è però anche un’altra categoria di persone che, più che esserlo effettivamente, si comportano come vittime degli altri o del destino avverso. Quando succede qualcosa di negativo, incolpano il partner, i familiari, gli amici o i colleghi: il mondo appare loro come popolato di vittime, di “carnefici” e di occasionali salvatori.

Il Professor Kets De Vries, dell’INSEAD Business School, ha definito questo atteggiamento come “sindrome della vittima”, basandosi sugli studi che Fenichel, nel 1945, aveva compiuto sui soldatitriste traumatizzati, poi ripresi nel 1994 da Zur, che a sua volta aveva approfondito la “psicologia del vittimismo”. Chi è affetto da questa sindrome tende a lamentarsi continuamente delle “brutte cose” che accadono nella sua vita e che, secondo lui, sono causate da circostanze che sono fuori dal proprio controllo. Niente sembra giusto, i guai lo seguono ovunque vada e le altre persone sono sempre pronte ad approfittarsi di lui o a parlarne male. Ma, considerato che gli eventi negativi capitano a tutti, qual è la differenza tra queste “vittime auto designate” e le altre persone? Fondamentalmente, chi tende a pensare in modo negativo fa sì che ogni evento sfavorevole diventi un vero e proprio dramma: è il suo stesso modo di elaborare le informazioni a provocare la confusione e lo stress di cui cade così soventemente preda.

A complicare ulteriormente questa equazione emozionale già abbastanza difficile di per sé, le persone che soffrono della sindrome della vittima sono propense ad aggravare i problemi che devono affrontare: strano ma vero, spesso sono vittime per scelta! E, triste ironia, sono anche molto brave a trovare degli ottimi “carnefici”. Come se tutto questo non bastasse, le persone con mentalità vittimistica sono anche difficili da gestire, proprio a causa della loro visione fatalistica della vita. Poiché ritengono di non avere controllo sugli eventi, capita che le “vittime” siano anche poco responsabili: a che pro darsi da fare se comunque i risultati negativi sono causati dalle altre persone o da circostanze al di fuori del loro potere? Il fatto è che ogni sforzo compiuto per aiutarle, che sia presentare loro una soluzione oppure offrirsi per dare una mano, scatenerà un intero arsenale di scuse sul perché niente può funzionare: i loro problemi sono unici e insormontabili e pertanto privi di soluzioni. Ed ecco pertanto che il volontario che desidera aiutare avrà sempre e comunque torto e, se coinvolto emotivamente, rimarrà con un inevitabile senso di frustrazione.

colpaLa Personalità della vittima

La personalità della vittima è di tipo passivo-aggressivo e si manifesta soprattutto nelle interazioni con gli altri, scatenando un vero e proprio gioco di colpe. Queste persone, infatti, sono molto abili nel trovare spiegazioni sul perché le cose per loro non vadano mai nel verso giusto.
La vittima vede il mondo come un luogo pericoloso e, per questo motivo, è sempre preparata al peggio, anche perché, invariabilmente, questa persona finisce per attrarre situazioni e relazioni problematiche mediante il meccanismo psicologico denominato “profezia che si auto-avvera”. Quest’ultimo è un fenomeno molto studiato e consiste nell’influenza che le convinzioni più radicate esercitano sulla costruzione della realtà. In poche parole: chi teme il verificarsi di una situazione e si lascia ossessionare da questa paura, si comporta come se effettivamente la situazione fosse inevitabile e finisce per farla accadere davvero!

Ma possibile che certe persone debbano comportarsi in modo sempre svantaggioso per loro stesse? Attenzione, non lasciamoci ingannare dalle apparenze, in realtà le “vittime” ottengono indiscutibili vantaggi dal loro atteggiamento. Uno per tutti: l’attenzione, sotto forma di compassione, empatia e offerte di aiuto che, come abbiamo visto, verranno costantemente declinate, tanto “non c’è niente da far”

Le caratteristiche della persona che soffre della Sindrome della vittima

  • Per lei va sempre “tutto male”
  • Ogni conversazione è centrata sui suoi problemi
  • Spesso parla di sé in termini negativi
  • Si aspetta sempre il peggio da ogni situazione
  • Ogni piccolo contrattempo per lei rappresenta una sfortuna o un problema insormontabile
    Tende a comportarsi come un martire
  • Sente che il mondo le sta causando i problemi che incontra e che non c’è niente da fare al riguardo
  • Pensa che tutti gli altri abbiano una vita più facile della sua
  • Si concentra solo sugli eventi negativi e sulle delusioni
  • Non si sente mai responsabile per il suo comportamento negativo
  • La sua infelicità è contagiosa e influisce negativamente sull’umore di chi le sta intorno
  • Sembra essere “abbonata” a tristezza, confusione e drammi
  • Ritiene che il mondo ce l’abbia con lei
  • Dare la colpa agli altri in qualche modo la fa stare meglio
  • Tende a delegare agli altri le sue responsabilità
  • Ha una notevole abilità a trovare sia carnefici che salvatori

Quali soluzioni per la Sindrome della vittima?

Non è facile aiutare chi soffre della sindrome della vittima a uscire dal ciclo di autodistruzione e infelicità, ma qualche possibilità si ha facendo sì che questa persona si renda conto di quali benefici ottiene “attaccandosi” a problemi apparentemente insolubili. Cosa perderebbe se questi venissero effettivamente risolti? Come sarebbe la sua vita se cambiasse il modo di relazionarsi agli altri? È importante che queste persone si rendano conto di essere loro stesse la causa della propria infelicità: solo dopo questa presa di coscienza avranno la possibilità di guarire da questa sindrome distruttiva.

 

Dottoressa Chiara Guarascio

Chiara Guarascio è laureata in Medicina Veterinaria e Psicologia Clinica, è esperta di autismo ad alto funzionamento, è presidente dell’Associazione Pet Therapy Tuscany (che offre un servizio di Pet Therapy nella zona della Versilia), è ideatrice di vari laboratori e attività ludico-sensoriali per bambini, è trainer presso diverse agenzie di formazione ed è anche scrittrice (i suoi romanzi, pubblicati su Amazon con lo pseudonimo Annika Baldini, hanno come protagonista una ragazza con la sindrome di Asperger).

www.pianetaasperger.com

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www.outofthebox.education

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TAG:
bullismo sindrome della vittima vittimismo

ultimo aggiornamento: 22-12-2016


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