“Le Province italiane, confermate nella Costituzione, devono poter ripartire. Devono essere messe in grado di garantire i servizi legati alle loro competenze istituzionali con risorse adeguate. Devono poter confezionare i loro bilanci tornando ad una seria programmazione come accadeva in passato. Senza i necessari fondi incassati dai tributi locali i servizi sono a rischio”.

E’ questo, in sintesi, il messaggio politico-istituzionale del presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini, che giovedì 16 marzo, ha consegnato un esposto cautelativo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca, inviato per conoscenza anche al Prefetto di Lucca, Maria Laura Simonetti, e alla sezione regionale della Corte dei Conti.

I motivi dell’esposto

Un esposto molto dettagliato che indica come paradossale la situazione delle Provincie anche sul piano istituzionale. I riferimenti sono soprattutto sui tagli insostenibili a cui le amministrazioni provinciali sono sottoposte ormai da tre anni, che non consentono di garantire la corretta manutenzione delle strade e delle scuole, funzioni loro affidate dalla legge di riforma. Tanto più che, con la mancata abolizione di questi enti sancita con il referendum, le Province hanno piena dignità costituzionale e dunque devono avere quell’autonomia finanziaria prevista dall’art. 119 della Costituzione.

L’esposto firmato da Menesini, in sostanza, a seguito dei provvedimenti legislativi adottati, considera la situazione attuale una violazione dell’art. 119 della Costituzione, nonché del principio di buon andamento della pubblica amministrazione contenuto nell’art. 97 della Carta Costituzionale, con gravi danni non soltanto ai cittadini, ma anche all’ente territoriale che potrebbe non essere in grado di far fronte alle proprie specifiche funzioni istituzionali.

Nella parte dei contenuti e delle ‘rivendicazioni, l’esposto attinge dal dossier sullo stato delle Province elaborato di recente dall’Upi (Unione province italiane). Questo dossier, già arrivato sui tavoli del Governo e sulla scrivania del Presidente della Repubblica Mattarella, è stato firmato da tutti i 76 presidente delle Province, e ora trova ulteriore forza anche dal recente pronunciamento della Corte dei Conti che ha giudicato “irragionevoli” i tagli operati in questi anni alle Province che si ritrovano non adesso ma da alcuni anni con risorse del tutto insufficienti.

“Gli aspetti principali

– sottolinea Menesini – riguardano lo status delle amministrazioni provinciali rimaste in Costituzione, la disponibilità finanziaria di questi enti, ormai ridotta all’osso a causa dei continui prelievi da parte dello Stato negli ultimi anni che limitano l’erogazione di servizi e gli investimenti necessari per la manutenzione di oltre 100mila km di strade provinciali, e per l’adeguamento e la riqualificazione di 3.600 scuole superiori. Ma non tralascio altre due questioni molto importanti: l’aspetto delle professionalità dei dipendenti delle Province per svolgere le funzioni assegnate e, caso unico in Italia, la competenza dell’ambiente che la Regione Toscana ha voluto mantenere a sé quando c’è stato il trasferimento di varie competenze dalle Province alle Regioni. Ritengo che l’ambiente sia una materia molto delicata che, per gli aspetti che implica anche in nome della salute pubblica, può affrontata al meglio se gestita a livello provinciale come accadeva sino alla fine del 2015”.

Le cifre contenute nel dossier dell’Upi sullo stato delle Province italiane

La legge di Stabilità 190/14 considerando le nuove Province quali enti “in attesa della riforma costituzionale” ha operato prelievi insostenibili per i bilanci di questi enti: oltre 3 miliardi di euro dal 2015 al 2017. Non si tratta, infatti, di tagli (ossia di mancati trasferimenti da Roma ai territori), ma di veri e propri prelievi dalle casse provinciali, quindi dalle entrate dei tributi locali.

Dal 2013 al 2017 alle Province è stata chiesta una riduzione di risorse pari a 5,2 miliardi di euro. Mentre la spesa corrente degli tenti si è ridotta dal 2013 al 2016 di 2,7 miliardi di euro, ossia il 40% di euro.

Secondo il dossier dell’Upi il totale delle entrate di Province e Città Metropolitane è pari a 3,6 milioni di euro ma nel 2017 queste dovranno versare allo Stato 3,5 milioni di euro lasciando agli enti provinciali solo il 3% delle entrate tributarie.

Per quanto riguarda la Provincia di Lucca, l’amministrazione Menesini riesce comunque ad effettuare lavori nelle scuole e interventi sulle strade di competenza, nonostante il forte prelievo del Governo. Resta il fatto che il presidente Menesini e i consiglieri delegati potrebbero attuare e programmare più interventi sull’intero territorio provinciale se dei quasi 33,5 milioni di euro di entrate stimate dalle imposte locali nel 2017 (RcAuto, Ipt e addizionale sui rifiuti), non dovessero obbligatoriamente versarne ben 32,6 milioni allo Stato.

E quindi chiedono la restituzione delle somme prese per poter strutturare operazioni continue e constanti nelle varie arie provinciali.

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ultimo aggiornamento: 18-03-2017


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