Adolescenza, crisi del ragazzo o opportunità per la famiglia? Il tempo dell’adolescenza è un momento di passaggio, di cambiamento, accompagnato da domande come: “chi sono e che cosa sono?”… “come posso fare ad essere?”.

Gli elementi che caratterizzano questo processo sono le trasformazioni del corpo, il controllo dei propri impulsi, la revisione delle proprie relazioni con la proiezione verso il nuovo, la perdita di interesse per tutto ciò che apparteneva alla propria infanzia, la ricerca della propria identità e quindi il difficile processo del “riconoscersi”.

Non c’è solo l’aspetto esplosivo e oppositorio, da non trascurare è la “dimensione depressiva” legata al senso di perdita che appartiene proprio al cambiamento stesso per definizione: si evolve ma oltre ad acquisire si perde anche qualcosa.

E’ chiaro che questa rivoluzione porta scompiglio nei legami affettivi con gli altri. Di come si svolge il tutto dipende molto da quella che è stata la storia di ognuno e le relazioni vissute con gli altri.

Anche i genitori subiscono un cambiamento agli occhi dei figli: nel senso che non vengono più idealizzati e visti invincibili come un tempo e comincia una sorta di distacco dalla loro autorità (indispensabile). Quest’epoca coinvolge particolarmente la famiglia: l’adolescenza diventa una questione globale che riguarda tutti i membri della famiglia.

Nell’adolescenza infatti, le pratiche educative genitoriali, sono messe alla prova in un modo non comparabile con altri periodi della vita: i figli lottano per l’autonomia, costruiscono l’identità a partire dal loro sviluppo psichico interno e dalle interazioni che stabiliscono con le persone che fanno parte del loro mondo relazionale. I genitori rivivono la loro gioventù, costruiscono una “dinamica relazionale” differente con i figli in crescita, si confrontano con l’invecchiamento dei propri genitori.

In realtà l’adolescenza è l’ultima “opportunità” che i figli danno ai genitori per ri-prendere o costruire ex-novo un rapporto di vera intimità, ma questo richiede una vera e propria rivoluzione comunicativa tra i grandi e i nuovi giovani adulti; è necessario ridare un senso al concetto di rispetto, che per essere vero deve andare su e giù nei due sensi, dall’adulto all’adolescente e viceversa.

L’obiettivo della psicoterapia, laddove si creino difficoltà che normalmente un ragazzo affronta in quest’epoca, è quello di creare uno “spazio per pensare” che contenga la possibilità di uscire fuori dalla crisi che coinvolge ed ingabbia genitori e figli……. Per elaborare le angosce di ciò che separa e favorire un maggior senso di autonomia reciproca.

I genitori hanno bisogno di ascoltare, ma anche di saper accettare il silenzio del figlio: sono i migliori terapeuti dei loro figli, per il fatto di essere coloro che più li conoscono. I figli hanno bisogno di comprendere l’importanza della condivisione con i genitori, senza cadere in un rapporto di eccessiva dipendenza o iperprotezione.

La terapia familiare non mira a “curare” la famiglia, ma a guidarla alla costruzione di una nuova realtà valorizzando le risorse che ha. Il terapeuta non fa altro che portare alla luce le opportunità, a partire da una nuova visione della realtà che costruisce gradualmente insieme alla famiglia.

Zavattini, G. C., & Nicolò, A. M. (1992). L’adolescente e il suo mondo relazionale. Carocci, Roma.

Sampaio D. (2011) Nella tempesta dell’adolescenza. Franco Angeli, Milano.

di Federica Piccinelli ([email protected])

Felicemente ritorna la prossima settimana con un articolo della Dott.ssa Ricci dal titolo “Fribromialgia: io ci credo. Vi racconto la storia dei pazienti fibromialgici”

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