la guerra e’ un gioco
silvano bianchi
“La guerra è un gioco che si gioca sorridendo”, sosteneva Winston Churchill. I compagni di gioco inscenano battaglie e bombardamenti con aeroplanini, bombe di carte e soldatini di plastica. Meditano strategie e si pongono obiettivi in mezzo ad un pubblico sempre più passivo, ormai abituato alla minaccia della guerra, che gioca al gioco dell’indifferenza. Ma se un giorno arrivasse la guerra vera? Quella devastante, dal passato e dal futuro: la tavola da gioco si trasferirà sulla superficie terrestre e armi vere saranno utilizzate senza scrupoli.
e-venti di guerra
michele canova
Quando Baj inizia a lavorare alla serie dei suoi Generali non immaginava la fama e il successo che questi avrebbero ricevuto. Tanto più che ciò che lo muoveva era un sentimento esattamente contrario alla ricerca di fama e successo per i suoi personaggi, intesi come bestie, con le loro bocche grottesche piene di denti, pronti a divorare l’umanità tutta. Le figure grottesche di Baj cominciano a trasformarsi in uomini in divisa, ricchi di decorazioni, medaglie, lustrini; anziché mimetizzarsi, diventano sempre più appariscenti, attirano le loro prede, gli uomini, con la fascinazione del luccichio di cui sono rivestiti. Ciò che rimane della loro umanità è ormai perso in quell’urlo nero che sembra sgorgare dalle bocche spalancate, i denti in bella mostra, pronti a divorarci già negli anni Sessanta, quando la serie dei Generali prese corpo, Baj aveva intuito che la società di cui facciamo parte è affascinata da queste figure “questi generali sono affamati di medaglie e come tutti gli esseri umani non ne hanno mai abbastanza, sono rappresentazione di un potere mai toccato da nessun dubbio”. Baj decise di rappresentare attraverso delle maschere un mondo che fa dell’apparire il suo unico scopo, maschere che rappresentano la ferocia umana e il kitsch, alle quali siamo disposti a dare credito anche quando ci invitano ad andare incontro alla morte, se non fisica morale: in contrapposizione alle trine, ai lustrini, alle passamanerie, alle medaglie religiosamente catalogate nel suo studio, si può intravedere, nel nero della loro bocca spalancata, la perdita di ogni segno di umanità. In questa sfilata puoi riconoscere il tuo Generale e nello sberleffo che gli rivolgerai imparare la tua umanità.
a che ora è la fine del mondo?
emilio cinquini
Dalla sua istituzione (risalente agli albori della Guerra fredda nel 1953) l’orologio dell’apocalisse (il Doomsday clock) è arrivato addirittura a segnare due minuti dalla mezzanotte! Un orologio simbolico che prende in considerazione il complesso di minacce che rendono più concreta la possibilità della fine del mondo. Così, dopo un anno di presidenza Trump, il mondo è sempre sempre più vicino all’apocalisse nucleare. E la fine del mondo sembra sempre più incombente.
what about earth
roberto de leo e vania fornaciari
Questo è l’intento della mascherata di gruppo proposta per l’edizione 2018 del Carnevale. Liberamente ispirata alla canzone Earth Song, scritta, composta e cantata dal Michael Jackson, che affronta il problema dell’ambiente del pianeta Terra interrogandosi sulle criticità, ma lasciando anche un segno di speranza, ha preso spunto dal codice espressivo dell’artista Banksy, considerato uno dei maggiori esponenti della street art, che nelle sue opere ironiche e satiriche e capaci di essere “leggibili anche dai bambini” (come ha scritto la critica), ha trattato anche tematiche sull’inquinamento. I soggetti che compongono la mascherata sono diversi modi di rappresentare i danni dell’inquinamento sul pianeta Terra: un pellicano su un cumulo di rifiuti, con le ali nere grondanti petrolio che inquina i mari; un delfino che nuota in un mare in cui galleggiano bidoni di scorie tossiche; una tartaruga vittima dei rifiuti plastici che uccidono l’ecosistema marino. Una bambina con in mano un mazzo di fiori morti che indossa una maschera antigas per difendersi dai veleni che ammorbano l’aria, alcuni ragazzi che giocano tra i rifiuti di un’anonima periferia, addossati ad un muro scalcinato, oltre il quale immaginano una natura fertile e incontaminata; una donna che genera un mare di rifiuti, infine una venefica torta di compleanno, composta da strati interrati nel sottosuolo e che avvelenano l’ambiente, per festeggiare il compleanno o la prossima fine della Terra, come indicano i punti interrogativi della data riportata sulla torta.
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il gregge
marzia etna
Al lupo al lupo, io difenderò il mio gregge. A volte l’America è stata rappresentata come una chioccia che protegge i suoi pulcini, quest’anno viste le circostante internazionali e il peso dei politici occidentali ho rappresentato lo Stato americano con in primis il suo presidente come un grande gregge. Trump il pastore che raduna e cerca di proteggere (più per suo interesse che per altro) il suo gregge composto dalle pecore occidentali (Merkel, Gentiloni, May, Macron). Di certo non manca il lupo cattivo con le sue insidie, rappresentato dal dittatore nord coreano Kim Jong-un che tra una minaccia e l’altra cerca di distruggere il gregge.
la natura siamo noi
giampiero ghiselli
maria chiara franceschini
Noi dobbiamo ritrovare il legame che abbiamo perso con la natura, cercando di vincere attraverso le scelte dei governi del mondo le enormi sfide come i cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità, ma anche individualmente fare la nostra parte con comportamenti più attenti all’ambiente, nella consapevolezza che salvando la natura salviamo noi stessi. Per sottolineare il legame imprescindibile che abbiamo con la natura abbiamo usato la pittura del corpo perché è un’arte antica che sopravvive soprattutto in quelle culture tribali che hanno ancora un legame fortissimo con la Terra, e attraverso i disegni sui corpi mandano messaggi. Il nostro è questo: noi siamo la natura, tu sei la natura.
dia de los muertos
libero maggini
La mascherata è liberamente tratta da una antica tradizione popolare messicana che, tra paganesimo e religione, ben si riallaccia al nostro Carnevale.
Il giorno dei morti “dia de muertos” è una parata carnevalesca costituita da maschere e piccoli carri che vuole ricordare ed esorcizzare i momenti più tristi della nostra esistenza con un tono ironico-allegro tipicamente sudamericano.
veleno
giacomo marsili
Veleno a volontà
in un mondo pieno di crudeltà
costumi e potere di uomini maiali
con sentimenti e culture bestiali
userò io qui il serpente
per incantare la vostra mente
come simbolo geniale
di questo mondo materiale
che dai tempi di Platone
sia o non sia si contrappone
a quell’incubo infernale
di un sogno di carnevale
come coriandoli al Corso Mascherato
ammiriamo il simbolo del peccato
un attimo per essere divorato
si contrappone all’essere accarezzato
nell’immaginarsi questo mio scarabocchio
nella vita per fortuna c’è nel nostro cuor Pinocchio
quando con l’amor del cuore il frutto sarà pieno
avremo estirpato dal mondo tutto il veleno.
danza!
adolfo milazzo