Utilizzare la fotografia per raccontare una storia, ma anche per stimolare una presa di coscienza: è questo ciò che si propone e propone Alessandro Trapezio, nato nel 1981 alla Spezia e attivo tra Bologna e la Lunigiana. Con sguardo improntato da sempre alla vita e con ‘calda’ sensibilità, il suo ultimo progetto – The Wall \\ Saluti da Aulla – nasce con l’obiettivo di raccontare e interrogare la città in cui, nelle pause dal lavoro (come fotografo per Yoox e in proprio come artista), sempre ritorna. Il periodo di riferimento coincide con la sua parabola biografica ed inizia con quelli che da molti sono considerati gli anni della ‘svolta mancata’: gli anni Ottanta e Novanta, anni in cui si avviò un’importante fase di cambiamenti per Aulla; cambiamenti molteplici e concatenati, spesso impercettibili eppure dai grandi, duraturi e definitivi effetti, di fronte ai quali davvero poco si può oggi. Da qui l’urgenza e il sentimento, da lui avvertito, ma largamente condiviso dai concittadini, di porre maggiore attenzione agli spazi che definiamo e da cui siamo definiti.

Lo spunto è il Muro, costruzione sospesa e nuovo punto di partenza per riconoscere e tentare di capire involuzione ed evoluzione di Aulla: per individuare cosa c’è, cosa si è perso, cosa le manca, a partire dalla percezione estetica ed emotiva di chi la osserva e di chi la abita. L’espressione artistica, nella forma coinvolgente e forte, sin da ora capace di scuotere le coscienze, invadendo il nucleo della vita sociale si proporrà come occasione di confronto e riflessione: sullo stato attuale, sulle possibilità future e su tutto ciò che è parte della storia recente – con particolare e obbligato riferimento al periodo post-alluvionale. Occasione di confronto e riflessione, già avviata, presto in essere e in programma soprattutto per il 28 ottobre 2017: quando in quella Sala Tobagi che da tempo è per Aulla uno dei pochi spazi culturali, ci sarà – alle 17 – la presentazione e condivisione, da e con catalogo e proiezione, di immagini, emozioni e idee, individuali e collettive. Per questo l’evento non si può ridurre e sin dagli intenti non si riduce a vernissage puro e semplice, ma punta a coinvolgere la popolazione includendola in un dibattito costruttivo e vivace. A guidare il tutto l’autore, affiancato dall’artista Flavio Favelli, dal curatore e critico d’arte Antonio Grulli, da Chiara Zucchellini, autrice per The Towner di “Marmi, muri e Craxi”, e dal professor Umberto Crocetti, docente di storia e filosofia nonché responsabile del Liceo Classico “Leopardi”.

L’installazione, ancora da svelare e realizzata in collaborazione con Lunicafoto, associazione con base nel pontremolese, apparirà invece precedentemente: a sei anni esatti dall’alluvione, abbracciando uno dei luoghi-simbolo del centro aullese. Alla malinconia non rassegnata delle fotografie farà da contrappunto un’ironia di fondo e fondamentale, utile a esprimere ciò che Trapezio, con urgenza, sente di voler trasmettere: con quell’argine incompleto e perciò ancora da definire, cresciuto, come il pensiero, dalle macerie e tra le macerie, vediamo scomparire fiumi, boschi e colline; perdiamo un paesaggio che, per aullesi e non, è sempre stato abituale; sentiamo che esiste una vita, attorno a esso, della quale è possibile scorgerne solo una parte, e così ci chiediamo, per esempio, se il nuovo argine sia realmente difesa o, piuttosto, limite. Il paesaggio mutato, grazie allo sguardo lento e profondo dell’autore, viene scelto a soggetto di nuove, attuali, cartoline: e di domande a cui ancora dobbiamo trovare delle risposte. L’invito “primo e ultimo” è a cercarle assieme affinché il pretesto artistico possa diventare conversazione e poi ragionamento, ancora personale e comune, sulla città e su chi la vive; sugli individui, sugli spazi e sulla relazione che, tra questi, necessariamente esiste.

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