Le cronache della quotidianità del Versilia sono preoccupanti. Abbiamo medici e personale sanitario che lavora, con professionalità, garantendo servizi importanti e di eccellenza. Anche se le cronache ci raccontano talora degli episodi problematici, che non vanno certo sottovalutati, l’immagine che tuttavia abbiamo di fronte è fatta da tanti uomini e donne che lavorano quotidianamente per garantire il diritto alla salute per i versiliesi tutti.

Dall’altro lato, però, ci sono due grandi contraddizioni non rimosse.

La prima è quella di una legge regionale con obiettivi almeno in parte giusti e buoni che, tuttavia, non sta dando concretamente gli effetti e i risultati sperati e prefissi: magari li sta dando sul lato economico, ma sul lato organizzativo del lavoro e del personale e sul lato dell’efficacia dei servizi ci sono troppe cose che non funzionano. Su questo aspetto, prendo atto che l’Assessore Regionale Stefania Saccardi è venuta spesso ad ascoltarci, che raccoglie le segnalazioni e risponde; ma all’attenzione dell’Assessore non fa eco una doverosa sensibilità della direzione generale della neonata ASL che, lontana dal territorio, sembra sorda alle grandi questioni organizzative e ai problemi di garanzia dei servizi. L’ultimo episodio di geriatria è emblematico della cecità gestionale che sembra ormai essere radicata negli ambienti di direzione generale. Insieme alla mia gente, mi chiedo come sia possibile non aver capito che l’Ospedale Unico della Versilia è un baricentro fondamentale fra le grandi distanze di Lucca, Massa, Pisa e Livorno, servendo una terra costiera e montana che raccoglie circa 200mila abitanti che arrivano a triplicare in estate. I criteri applicati alla riorganizzazione dei servizi e dei reparti non tengono conto di queste caratteristiche e, – fortunatamente – pur senza alimentare prospettive di chiusura dell’ospedale (spesso frettolosamente invocate, da una certa politica e alcuni ambienti sindacali, come spauracchi che hanno finito con il minare la credibilità della struttura e dei servizi, alimentando un senso di sfiducia che doveva essere evitato), fanno sì che i servizi sanitari siano sempre più lontani dalla realtà e dalla concretezza della vita quotidiana della comunità e di chi ci lavora. La diagnostica, il pronto soccorso, i posti letto e le degenze: sono solo alcuni dei temi aperti che per adesso non hanno ricevuto attenzione. Passi la riorganizzazione di alcuni servizi, ma il costante e continuo scorporo in favore degli altri centri ospedalieri sta diventando una tradizione operativa che la direzione deve interrompere perché è ingiustificata. Per questo faccio appello all’Assessore Saccardi, perché richiami la direzione generale – impegnata a fare l’opposto di quello che l’Assessore ha espresso venendo in Versilia nelle ultime occasioni – per un cambio del “senso di marcia” tenuto sul tema dei servizi. Per questo, peraltro, chiederò che all’o.d.g. della prossima SDS ci sia un franco confronto fra amministratori per un piano di azioni forti da mettere in campo per far sì che ASL inverta la rotta.

La seconda contraddizione è quella di alcune organizzazioni sindacali che, da un lato, si intestano la lotta per i servizi e, dall’altro lato, stranamente, prendono posizione contro la SDS che è l’unico “fortino amministrativo” attraverso il quale i Comuni – almeno quelli che intendono il sociosanitario come un settore strategico di servizi e non di creazione di poltrone per “mega direttori amici” – possono attanagliare ASL in una prospettiva strategica. Del resto, non è un caso che la direzione ASL abbia, nei fatti, un atteggiamento di passiva accondiscendenza alla chiusura della SDS: tale ultimo evento, infatti, rimette tutto nelle mani di ASL che, da sola, farà ancora di più il bello e il cattivo tempo. Una sconfitta per la politica, per tale intendendo quella che non si occupa di dispetti, tessere o poltrone per gli amici, il tutto sulle spalle di malati e di chi vuol garantire il diritto alla salute. Ma anche una sconfitta per gli ambienti amministrativi e lavorativi che verranno privati di un ambiente di lavoro nel quale i Comuni hanno un potere ben più incisivo nei confronti di ASL di quanto non ne abbiano con la convenzione prevista dalla l.r.t. n. 40/2009. Per non parlare dei rischi che corrono importanti servizi assistenziali, che vedranno meno risorse, con pregiudizio certo per le utenze che si trovano in Comuni con chiari e noti problemi finanziari. Camaiore si opporrà a questo indebolimento, messo in piedi per ragioni politiche e di tessera sindacale e senza pensare ai servizi e ai diritti del cittadino.

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