La consultazione indetta dall’Asbuc Montagna di Seravezza ha dato esito contrario all’ipotesi di accordo transattivo nella causa aperta da quasi trent’anni presso il Commissariato per la liquidazione degli usi civici del Lazio e della Toscana. Il Comune di Seravezza ne prende atto e attende adesso la sentenza del Commissario.

Il percorso promosso e condiviso dall’Amministrazione Comunale sul tema usi civici è stato improntato alla massima trasparenza ed ha offerto agli utenti della montagna di Seravezza tutti gli spazi possibili per un confronto sulla proposta di accordo raggiunto con Asbuc ed Henraux. Da qui la scelta di attendere le elezioni per il rinnovo di Asbuc e il successivo pronunciamento dell’assemblea dei frazionisti prima di andare all’eventuale stipula dell’accordo.

I frazionisti si sono espressi e hanno detto no. Una decisione legittima e, come confermato da Asbuc, regolare sul piano formale. Non si può tuttavia non rilevare la singolarità delle dinamiche del voto. Nelle prime sei assemblee i voti a favore erano stati 79, i contrari soltanto 3. Nell’ultima assemblea, fuori da ogni precedente parametro di affluenza e di orientamento del voto e con un massiccio ricorso alle deleghe – ben 87 –, i no sono risultati 122, contro i 20 sì. In sostanza, il futuro della Montagna Seravezzina è stato deciso da sole 38 persone, ben munite di deleghe, entrate in gioco solo all’ultima delle sette assemblee convocate da Asbuc. Su questo tipo di esito, duole dirlo, ha influito anche la scarsa partecipazione dei frazionisti alle consultazioni promosse da Asbuc.

La decisione sulla vertenza spetta adesso al Commissario degli Usi Civici, che a Roma si pronuncerà per completare quanto già disposto dalla sentenza parziale del 2014, andando sostanzialmente a definire i perimetri dei terreni che Henraux acquistò tra Settecento e Ottocento. Una decisione che poteva e doveva essere presa invece dai diretti interessati – Henraux e Asbuc – che, con il ruolo di mediazione e garanzia offerto dal Comune, avevano condiviso un lungo percorso verso la composizione bonaria della causa.

Il “curioso” modo in cui è maturato il no all’accordo nell’ultima assemblea di Minazzana e l’immediata richiesta di dimissioni del vicesindaco Valentina Salvatori partita dal Comitato di Azzano lasciano pensare che forse, dietro presupposte tutele degli interessi della montagna, si celino finalità di natura politica. Il che, se fosse vero, sarebbe gravissimo. Anche per questo il sindaco Riccardo Tarabella risponde in modo deciso al Comitato di Azzano. «Il vicesindaco Valentina Salvatori si distingue per sensibilità e professionalità ed è un punto di riferimento nella compagine che ho l’onore di guidare», dichiara. «È per queste sue doti, oltre che per la competenza specifica e per la qualità del lavoro già svolto, che al mio insediamento l’ho confermata agli usi civici. E oggi ne difendo in toto l’operato».

«Credere in quello che si fa, vale per tutti», aggiunge il sindaco. «Vale per la montagna seravezzina, che ha deciso in piena autonomia e libertà di respingere l’accordo. Vale allo stesso modo per l’Amministrazione Comunale, che in questi anni ha svolto un importante ruolo di mediazione tra le parti credendo nell’utilità e nella validità dell’accordo che è stato proposto. Prendiamo atto che una massa critica, nell’ultima votazione dell’ultima assemblea Asbuc, ha impresso una svolta ben precisa al futuro del territorio. Che questa massa critica adesso si assuma le proprie responsabilità e si rimbocchi le maniche anziché cercare, dimostrando tutti i limiti della propria visione, di scaricare responsabilità inesistenti su chi, vicesindaco e Amministrazione in testa, ha lavorato fino ad oggi perseguendo il maggior interesse della collettività».

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ultimo aggiornamento: 06-03-2018


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