Questa settimana i travel blogger di DoveVado.net ci portano all’esplorazione della Pagoda cinese di Roma, il tempio buddista più grande di tutto il continente europeo; ci fanno tornare bambini grazie alla magia incantata della Foresta di Hallerbos in Belgio che ogni anno si tinge di blu per le campanelle che tappezzano i suoi prati; ci fanno perdere sotto i cieli di “rame liquido” di una Barcellona al tramonto.

La Pagoda Cinese di Roma, il più grande tempio buddista d’Europa

Che la nostra Capitale non sia solo la Roma dei Cesari e quella dei Papi, è ormai cosa assodata. Ed è anche assodato che non sia solo Trastevere, Fellini o Cinecittà. Marco Pomella ci porta infatti alla scoperta di luoghi che anche i residenti spesso non conoscono: la Pagoda Cinese è uno di questi. Sì, perché questo tempio buddista si trova in una remota strada (Via dell’Olmo) di una remota periferia romana, in zona Prenestina, poco dentro il Grande Raccordo Anulare.

pagoda cinese Roma

“La Pagoda – scrive Marco – è stata ufficialmente inaugurata il 1 aprile del 2013, dall’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno e dai rappresentanti della comunità cinese buddista. Un luogo di culto buddista, riconosciuto dallo Stato italiano, che da subito si è riempito di fedeli. Il tempio, realizzato a quanto pare grazie a donazioni arrivate da Taiwan, è il più grande tempio buddista cinese d’Europa. All’ingresso due imponenti leoni in pietra aprono il passaggio attraverso una porta in legno intarsiata. Dentro un’ambiente sobrio, elegante, silenzioso. Una grande statua bianca di Buddha in primo piano e dietro altre tre raffigurazioni del divino. Sul retro un’altra grande stanza con spazi per meditare e, chiuse in teche di vetro, altre statue di Buddha”.

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In Belgio, ad Hallerbos, esiste una foresta magica che si tinge di blu

Se dovete visitare Bruxelles, vi consigliamo di seguire il consiglio della blogger Laura Donati e di partire alla scoperta della capitale del Belgio in primavera. Dopo il classico selfie davanti al Manneken Pis, una sosta oziosa in un café della Grand Place per gustare gli strepitosi cioccolatini belgi, regalatevi un pomeriggio fuori porta, ed in sella ad una bici (il mezzo di trasporto per eccellenza da quelle parti) raggiungete la Foresta di Hallerbos, dove ogni anno le campanule sbocciano colorando il sottobosco di blu.

Foresta di Hallerbos
Photo credit: Martha de Jong-Lantink on Visualhunt.com / CC BY-NC-ND

Laura ci raccomanda di tenere d’occhio le previsioni perché: “La data della fioritura varia ogni anno e, in base al clima, e la magia ha breve durata. Le campanule, infatti, nascono e muoiono nell’arco di un paio di settimane, conferendo alla distesa di fiorellini un fascino malinconico e romantico”. Ma ne vale la pena! Continua Laura: “Arrivate all’ingresso della foresta abbiamo legato le biciclette e ci siamo incamminate a piedi. Dopo una svolta del sentiero siamo rimaste a bocca aperta: davanti a noi una distesa di giacinti selvatici (per l’esattezza Hyacinthoides non-scripta) aveva creato un tappeto naturale che si stendeva per ettari ed ettari in tutte le varietà di blu, dal turchese al blu scuro, dal viola all’azzurro. Che spettacolo suggestivo ed affascinante! Sembrava di essere state catapultate in un quadro impressionista”.

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Alla scoperta di Barcellona e dei suoi colori

Si può partire per un viaggio ancora prima di essere saliti su un aeroplano o aver infilato le valige nella bauliera della macchina? A quanto pare sì. Perché come ci racconta Claudia Tani: “Accade che una suggestione, uno stimolo, una non-coincidenza si verifichino all’improvviso, inaspettati e qualcosa, nel nostro immaginario, fa clic”. Anche per questa sua vacanza a Barcellona è successo, e la spinta a partire è stata una frase letta nel famosissimo L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón: “…camminavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla Ramblas de Santa Mónica in una ghirlanda di rame liquido”.

Barcellona

Come ci racconta Claudia: “Tutto ad un tratto, io quei ‘cieli di cenere’, quel ‘rame liquido’, li dovevo vedere. Di persona. Preconcetti turistici a parte, dovevo assistere con i miei occhi alla luce del sole che sembra salire dal mare e farsi spazio attraverso il rumore delle Ramblas, tra banchi di fiori, uccelli e artisti di strada”. E così è stato. Tra il frastuono delle Ramblas, il dedalo di stradine e carrer del Barri Gòtic “dove le facciate dei palazzi sempre in ombra sembrano convergere le une sulle altre in una ripida salita verso quadrati di cielo”, le costruzioni incredibili di Gaudì e le viste mozzafiato da Tibidabo, la capitale della Catalogna ci ha svelato tutti i suoi colori.

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